Capitolo 30

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Lauren's Pov
Le unghie della latina mi solcarono la schiena,lasciando segni profondi che ero sicura sarei riuscita a vedere nei giorni successivi. Le mie mani le strinsero le cosce con forza,lasciandole impresso il segno dei miei polpastrelli. "Laur..."ansimò,con il solo intento di recuperare un po' di fiato,come se avesse appena vinto una maratona. La spinsi maggiormente contro il materasso,avvertendo il bruciore dei suoi graffi sul mio dorso. "Che fai ora mi marchi anche?" risi,lasciandole morsi nell'interno coscia mentre la latina mi sorrideva debolmente a causa dell'eccitazione. Avevamo illecitamente occupato una delle camere degli ospiti lasciate vuote da Dinah Jane e ringraziai mentalmente la bionda per aver investito in una casa così grande e a tratti dispersiva. Eravamo lontane dalle altre stanze,ormai abitate solamente dal ronfare degli ospiti ,non tutti così "desiderati".

"Lauren.." il mio nome fuoriuscì dalle labbra della latina con una naturalezza disarmante,trascinata solamente da una sensazione di desiderio imperante: mi voleva. Cercai lo sguardo della insolente cubana con il mio e lo trovai supplicante,colmo di desiderio ardente. La cubana era stesa nel mezzo del materasso mentre io mi divertivo a lasciarla spazientita, semplicemente assestandole qualche bacio fuggiasco all'altezza dell'inguine. Mi alzai totalmente e la guardai dall'alto verso il basso: avevo il potere di farla mia e questa consapevolezza mi fotteva il cervello. "Ti voglio sopra" disse semplicemente,con una risolutezza che mi fece venire il latte alle ginocchia. Non era stata vittima,come spesso le avveniva,di un desiderio irrazionale, sconquassante,no. Era stata presa da un impeto di controllo e comando e ,per quanto non volessi ammetterlo a me stessa per evitare che la mia superiorità crollasse in mille pezzi,lo trovavo fottutamente sexy.

Amavo il mondo in cui si prendeva gioco di me e mi dominava,facendomi sentire una semplice pedina del suo gioco. Ero un burattino nelle mani di un esperto burattinaio e da tali ci comportammo: sovrastai il suo corpo con il mio appena compresi il suo comando e le sue gambe cinsero voluttuosamente i miei fianchi, provocando uno scontro tra la sua intimità e la mia. Ressi il mio peso sulle braccia,poste ai lati del suo capo. Si intravedevano alcune vene a causa dello sforzo e la latina vi seminò qualche bacio e qualche morso lieve, continuando a tenere lo sguardo saldo sui miei smeraldi.

La percepivo muoversi sotto di me , con il solo intento di sedare parzialmente il suo istinto primordiale di essere posseduta. Assecondai le sue mosse e quando spinsi il bacino contro di lei la sentii gemere,mentre con le mani si aggrappava alla mia schiena. Mi voleva sopra di lei, dentro di lei e stava cercando di farmelo capire con ogni stratagemma possibile. Mi figurai per un momento un parallelismo: più la guardavo e più pensavo che fosse la mia rovina,la mia disfatta. Era la mia Circe,la mia maga abbindolatrice e seduttrice e io bramavo solamente di essere il suo Ulisse: rovinosamente aggiogato a causa della bellezza femminile.
I suoi occhi erano di un nocciola intenso,mai avvertito prima.Mi sembrava fossimo due felini che non riuscivano ad assecondare nulla che non fosse l'istinto,il puro istinto di possessione. Percorsi con la mano la linea del suo addome sino ad arrivare al suo inguine, le scostai con lentezza disarmante le mutandine ricevendo in risposta un mugugno frustrato. Sorrisi di rimando. "Qualcuno qui è impaziente" mossi con lentezza l'indice tra le sue pieghe,ricevendo una stretta maggiore da parte della cubana. Era un abbraccio quello in cui eravamo,una morsa sessuale da cui temevo di non uscire viva: mi avrebbe mangiato a morsi la testa, come una dannata mantide. "Che stronz..." la cubana non riuscì a terminare la sua imprecazione che infilai due dita dentro la sua apertura, colorando il suo volto di puro piacere.

La sentivo ansimare ad alto volume e le tappai con forza la bocca,ricevendo in risposta un morsetto sulla mano. "Per quanto adorerei che quel coglione del tuo fidanzato ti sapesse qui con me devi fare silenzio" dissi,mentre muovevo le dita dentro e fuori di lei. Non ero sicura stesse seguendo,a dirla tutta immaginavo avesse completamente accantonato il raziocinio,continuando ad ansimare senza riguardo alcuno. Fermai bruscamente le dita "Starai in silenzio per me?" avvicinai le labbra al suo volto "...mi farai felice?"sussurrai. Il respiro della cubana accelerò ancor di più e la percepii ammutolirsi: quando le accarezzai nuovamente l'intimità la trovai ancora più bagnata di prima.

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