Capitolo 23

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Flashback, New York, 6 anni prima

Lauren's pov
Non necessitavo di aprire gli occhi per comprendere a chi appartenesse il leggero sospiro sulla mia pelle: poteva essere solamente lei. Sorrisi nel dormiveglia, muovendo pigramente il braccio, già atrofizzato a causa del leggero peso posatovi l'intera notte, nella direzione della sua folta chioma. Accarezzai brevemente i suoi capelli,cercando di fare attenzione a non svegliarla. "Mhh.." la sentii mugugnare ,come se fosse contrariata. Risi del suo essere infantile,sebbene avesse già compiuto da un anno i 18. "Sarà meglio alzarsi pigrona" dissi con tono pacato e con voce impastata dal sonno,lasciandole carezze con il pollice sul volto. Non ero sicura di che ora fosse ma a giudicare dai raggi che picchiavano contro la finestra dovevano essere circa le 11 di mattina. La punta delle mie dita incontrò le sue labbra, trovandole curvate in un tenero e sincero sorriso. "Ma allora sei sveglia! Sei un'imbrogliona!" mi alzai con il busto,scoprendo l'addome leggermente tonico. Mi fiondai sul corpo della rossa,iniziando a solleticarglielo.

"Ti prego,ti prego tregua!" disse con tutto il fiato che aveva in corpo, sul punto di morire di asfissia a causa delle mie dita che erano intente a solleticarle tutto il corpo. Mi posizionai con le ginocchia ai lati del suo busto,mentre lei era stesa e aveva dipinta in volto un'espressione eterea: vederla ridere mi faceva precipitare il cuore in fondo allo stomaco. Sorrisi di rimando,sentendomi trasportata dalla sua naturale gioia: era una condizione naturale la sua,come se ogni pretesto fosse buono per sorridere. Aveva i ricci color fuoco scompigliati e gli occhi ancora leggermente assonnati: avrei voluto intrappolare quel momento nella mia mente e abitarlo in futuro. Mi era entrata in testa e aveva monopolizzato l'intero cuore mio: non vi era spazio per altro.

Accarezzai la pelle color latte, all'altezza dei fianchi. Madelaine era quasi totalmente nuda,rimanendo coperta solo da dei sottili slip e le lenzuola. Avevamo dormito insieme quella notte, ormai era un rituale che portavamo avanti da un bel po'. Fingeva di passare i pomeriggi a casa mia per studiare, utilizzando come scusante la mia inesistente bravura in chimica,finendo invece per aggrovigliarci voluttuosamente. Alla soglia dei miei 20 anni mi ero fottutamente innamorata di lei, avvertivo le agognate farfalle nello stomaco e alle volte dovevo contenere i sorrisi nelle sue vicinanze. La rossa mi accarezzò l'addome lasciato scoperto,rivolgendomi uno sguardo dolce ma al contempo carico di malizia. Passò le unghie smaltate in rosso lungo i miei fianchi,fino ad arpionare l'elastico dei pantaloncini. "È il tuo primo pensiero eh piccola furfante?" chiesi ridendo, volendo mascherare la mia eccitazione dirompente. La rossa rise e le riempii il volto di baci,prendendo poi le sue labbra carnose im un bacio colmo di passione. La guardai negli occhi , provando una felicità così intensa da non essere mai stata sperimentata. Intrecciai le dita delle nostre mani e le portai ai lato del suo capo. "Ti amo" le sorrisi e la baciai.

Fine flashback

"Jauregui, dove cazzo hai la testa oggi?" l'accento cubano di Carlos mi riscosse dai miei pensieri. Notai sul suo volto un'espressione iraconda: la solita che aveva quando un suo atleta sembrava rallentare i ritmi. Non risposi alla sua domanda,intenzionata solamente a riprendere vigore e forza,fendendo pugni contro il sacco veloce. Presi un buon ritmo ma bastò poco a riempire la mia mente con l'immagine della rossa, facendomi totalmente perdere l'attenzione sul lavoro che stavo svolgendo. "Fanculo!" sbottai ,un po' contro me stessa,un po' contro Mani,per essere stata la causa per cui questa questione era riemersa dagli abissi. Ero intenzionata a lasciarla impolverata negli scaffali della mia anima,contornata da ragnatele,eppure non fu così.Slacciai il velcro dei guantoni e li gettai a terra,sedendomi sugli spalti della palestra. Ero decisamente agitata e per la prima volta sembrava che neanche scaricare colpi al sacco mi potesse aiutare. Presi il capo tra le mani,facendo respiri profondi con l'intento di infondermi una calma che possedevo solamente come ipotesi.

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