Capitolo 20

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Lauren's Pov
La quantità di messaggi che ricevetti una volta tornata in casa era decisamente esorbitante: tutti si complimentavano per la mia vittoria e il mio volto era apparso più e più volte in diverse televisioni mondiali. Sorrisi nel vedermi ritratta nel mio classico completino bianco,con qualche ferita in volto,simbolo dello sforzo impiegato durante lo scontro. "Bentornata a casa Jaguar!" urlò con fare plateale Normani,aprendo le braccia drammaticamente dopo aver spalancato la porta. Avevamo sistemato i miei vestiti,togliendoli dalla valigia e mettendo in lavatrice quelli utilizzati,il tutto condito dalla voce saccente di Mani che sottolineava come senza di lei sarei stata persa. Non aveva tutti i torti.

Mi stesi sul divano e la mora si appollaiò accanto a me "Non voglio sentire storie: stasera ho organizzato una festa in onore della tua vittoria. Sarà a casa di Lucy,ha insistito molto per averti lì" disse tutto d'un fiato , non conferendomi subito il modo di processare ciò che aveva detto. Non amavo organizzare feste per le mie vittorie,erano rari i momenti in cui adoravo essere l'attrattiva principale delle serate, solitamente preferivo agire nell'ombra; conoscevo, però,Normani Kordei e compresi all'istante l'impossibilità di sfuggire alla sua imposizione. "Perché a casa di Lucy?" sbuffai annoiata,giocherellando con i laccetti dei miei pantaloni della tuta. "Perché ha un fottuto attico Laur, in questo appartamento ci entrerebbero a stento 10 persone e ho già inviato più di un centinaio di inviti" rispose con ovvietà la mora. "Tu cosa?100 persone?" domandai con un'espressione sbigottita dipinta in volto. "Ovviamente,sarà l'evento più importante degli ultimi mesi: tranquilla,ho già pensato a tutto e devo ammettere che Lucy mi ha dato una grande mano. Devi averle offerto delle grandi scopate se è così legata a te nonostante il tuo essere burbera" rise di gusto e mimò un'espressione vogliosa in volto,sapevo quanto questi suoi escamotage fossero adoperati solamente perché non accettava un no come risposta. Sospirai,arresa al mio destino.  "A che ora sarà il supplizio?" chiesi,alzandomi dal comodo divano in salotto e pulendomi la tuta dai resti di patatine appiccicatisi "Alle 21,hai tutto il tempo per farti bella Jaguar" mi fece un occhiolino,scomparendo nella sua camera ad architettare chissà quale stratagemma per le ore successive.

Io e la bruna avevamo parlato del suo rapporto con Dinah,del modo in cui si sentisse quando la polinesiana le era accanto e di come ,a detta sua,volesse migliorare per lei. Ero rimasta onestamente stupita,avvertendo forte la mancanza della mia spalla destra nel rimorchio,ma d'altra parte ero profondamente entusiasta del modo in cui voleva sinceramente impegnarsi con la bionda. Nella mappa concettuale dei miei pensieri Dinah Jane equivaleva solo a una cosa: due occhi nocciola,labbra carnose e un fondoschiena da urlo. Ero sicura che Mani avesse invitato anche la cubana,un po' meno certo invece era il suo assenso. Camila Cabello mi sembrava tutto fuorché l'anima della festa,eppure ,come se fosse un polo magnetico,era capace di attirare inconsapevolmente a sé gli sguardi circostanti. Era come un quadro che in pinacoteca passa inosservato: bello, certamente! Ma sottovalutato,messo lì a prendere polvere ,solo per essere esposto. Eppure nel momento esatto in cui lo analizzi con dovizia di particolari ti rendi conto di quanta bellezza inespressa abbia in sé,di quanta forza comunicativa e di quanto mistero vi sia celato. Al momento era così che mi figuravo Camila Cabello: un enigma irrisolto.

La restante porzione del pomeriggio trascorse in tranquillità,intervallata dalle urla di Normani sulle note di Britney Spears (nulla di nuovo,in effetti...). Non avevo una voglia incredibile di scatenarmi ma ero anche consapevole di meritare un momento di svago,a maggior ragione quando compresi che il mio prossimo allenamento era fissato solamente al pomeriggio successivo. Tutto sarebbe tornato alla normalità e sarebbe riniziata un periodo di preparazione atletica per il match successivo. La costante tensione, l'adrenalina e un brivido di paura erano la triade che mi spingeva a dare sempre il meglio di me stessa. Pensai,dunque,di meritare una pausa,di meritare una serata solo per me,sebbene fosse minata dalla presenza di volti che a stento tolleravo. Se avessi preferito di gran lunga festeggiare con una pizza e una birra con Normani? Assolutamente,ma il capo aveva sputato la sua sentenza e non si discuteva. Il pensiero di Camila mi giunse nuovamente dirompente nella mente: era un dannato tarlo. Ero ancora inconsapevole, però,che la polinesiana non sarebbe stata la sua unica accompagnatrice quella sera...

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