Capitolo 28

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Lauren's Pov
La forchetta era stretta nel mio pugno,come se fossi intenzionata a deformarla da un momento all'altro o come se , d'altra parte, stessi cercando di trattenermi da lanciarla come un giavellotto dritta tra gli occhi di
chi avevo di fronte. Il moro aveva un'espressione sorniona dipinta in volto,seduto al capo estremo della tavola con una camicia bianca arrotolata sui gomiti. Sembrava ce la mettesse tutta per inscenare la parte del perfetto fidanzato ma io la realtà la conoscevo bene e gli occhi vacui di Camila quel pomeriggio la dicevano lunga. La mano i Emily mi sfiorò brevemente il braccio, facendomi distogliere lo sguardo da quel volto ,o meglio da quella maschera. Fu quando distaccai gli occhi dai suoi color nocciola che quei frammenti mi tornarono in mente,come un fulmine che ti colpisce a ciel sereno.

New York,6 anni prima
Aveva prevalso la parte buona,quella parte positiva di me che usciva fuori solamente in poche circostanze,solamente attorno a lei. Il pensiero ricorrente di Mad mi riempiva la mente notte e giorno, ostacolandomi dal pensare a qualcosa che non la riguardasse o che non riguardasse Tom.
Avevo scoperto del tradimento e solo in quel momento mi rendevo davvero conto di quanto i film e le serie tv non riuscissero a dare giustizia alle sensazioni inflitte da quel gesto: solitamente si limitavano a ritrarre un insieme di rabbia, angoscia ,dolore e delusione,ma a mio avviso omettevano un ingrediente fondamentale: quella intrinseca e sadica volontà di tornare da chi ti aveva inferto la ferita, a causa di un amore spasmodico e fuori ogni misura. Significava uccidersi con le proprie mani? Lo avrei scoperto nel breve tempo.

Strinsi le spalle nella giacca di pelle a causa del freddo settembrino che minacciava di gelarmi la pelle e tenni la presa salda sul bouquet di tulipani comprato qualche isolato prima. Sapevo che Mad fosse una fan dei fiori eppure lì, con i piedi impiantati sullo zerbino della sua porta, mi domandavo mentalmente perché fosse la prima volta che glieli portavo in dono. Suonai il campanello, sospirando pesantemente e attesi per quelli che mi parvero essere giorni interi, ma l'attesa trova sempre modo di essere giustificata.
Madaleine indossava un vestito nero che le fasciava perfettamente i fianchi e,dalla fretta con cui aprì e dai capelli scompigliati compresi che era sul punto di abbandonare casa, con una mano cercava di infilare il grande orecchino al lobo. Lo sguardo che le si dipinse in volto era colmo di sorpresa, con una punta di preoccupazione dilagante. Erano ormai 3 mesi che non parlavamo e l'ultima volta era andata via dal mio appartamento con la coda tra le gambe, maledicendosi ad alta voce per aver perso la migliore donna che avesse mai conosciuto. Sospirai e cercai di fare mente locale per sfoderare un discorso che avesse in sé un minimo senso logico,che le facesse comprendere solo una cosa: l'avevo perdonata.

Poi fu come ricevere un montante al fegato: uno di quei colpi che meno ti aspetti e che,se ben assestati,ti fanno cadere al suolo nel giro di pochi secondi. Il viso del biondo, vestito di tutto punto, avvicinarsi alla porta, fu il mio montante quel giorno. Il sorriso smagliante del ragazzo mi guardò calorosamente, chiedendo a Mad chi io fossi. La rossa si irrigidì nel sentire le mani del ragazzo sulla sua vita e cercò mentalmente una risposta che poteva allontanarla da quella situazione pericolosa. I pezzi del puzzle furono più chiari nella mia mente: abitavano insieme chissà da quanto e Tom non sapeva nulla della sua fidanzatina fedifraga.
Una scossa di ira mi percorse la schiena e, proprio nel momento in cui stavo per proferire parola, la rossa parlò allarmata : "Tom,è una persona malvagia..." iniziò a singhiozzare e lo stupore crebbe in me assieme alla rabbia "qualche mese fa in palestra lei mi ha..." lasciò la frase in sospeso e Tom la strinse,guardandomi con rabbia e una punta di pietà: ai suoi occhi ero una folle che aveva molestato la fidanzata,ma la realtà era ben diversa. La rabbia mi accecò e mi spinse a fare l'unica cosa di cui ero capace: assestai un colpo alla mascella del ragazzo,facendolo cadere al suolo con un tonfo sonoro,sebbene fosse di poco più alto di me.

Gettai i fiori per terra,ai piedi della rossa. La fissai con odio e li calpestai, allontanandomi per sempre da quell'appartamento.

fine flashback
"Laur, è tutto okay?" la mano di Emily mi accarezzava il braccio con più insistenza,sincerandosi del fatto che io fossi ancora presente a quel tavolo. Scossi la testa dopo qualche minuto e annuii,stampandomi un sorriso finto sul volto. Lo sguardo di Normani mi trafisse dall'altra parte del tavolo, comprendendo che ci fosse qualcosa che non andava. L'aria si era appesantita sin dal pomeriggio e la colpa era solo ed esclusivamente di quel viscido mangia sciroppo d'acero. Annuii nella direzione della bruna e lei comprese che era tutto okay,almeno in parte.

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