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Sapevo che sarei andata in contro alla merda non appena corsi fuori da scuola, infatti avrei dovuto iniziare a pensare cosa mia madre mi avrebbe detto e che punizione mi avrebbe dato, ma in quel momento non badavo a nulla.

Mi insinuai nella via della residenza degli Hemmings, non avevano nessun cancello a parte un prato posto sul davanti e un palazzo grande come casa mia, ma come avevo già detto, la loro era molto più moderna.

Entrai nel loro viale come se fossi un agente FBI sentendomi ridicola nel nascondermi dietro ad un cespuglio a forma di sfera, e venni colta di sorpresa quando qualcuno toccò la mia spalla.

"Cosa stai facendo?" Sussurrò una voce roca e familiare. Le sue labbra fecero in modo di entrare in contatto col mio orecchio, e sentivo il suo respiro sulla mia pelle.

Gesù Cristo.

Quasi imprecai ad alta voce.

"M-Mr. Hemmings" Balbettai, " Vorrei..avrei bisogno di parlarle" Improvvismante le mie mani iniziarono a sudare e mi sentivo così scomoda.

"Di cosa mi devi parlare, Tate?" Mi chiese incitandomi a continuare .

"Ma noi.."

"Noi cosa?" Mi chiese stupito.

Non sapevo cosa dire, non appena iniziai ad arrampicarmi sugli specchi e le mie guance diventarono rosse, non potei più guardarlo negli occhi. Ero troppo imbarazzata, sapevo che lui stava agendo in quel modo per qualche ragione, sembrava gli piacesse ma a me no, che odio!

I miei occhi iniziarono a diventare umidi e potevo sentire le lacrime star per venire fuori. Non volevo sembrare debole, quindi senza un'ulteriore scusa mi alzai e corsi, corsi più veloce che potevo.

Sentivo la sua voce continuare a chiamarmi ma non mi girai, non sapevo cosa fosse ciò che stavo provando.

Lui stava tradendo sua moglie con me e mi sentivo sporca. Non ero obbligata a baciarlo. Non avevo il permesso per bramare il suo tocco.

Magari mia mamma aveva ragione, ero troppo piccola. Sì, avevo diciannove anni, ma ero comunque ignorante su quanto il mondo poteva essere crudele.

Quando sentii le mie gambe intorpidirsi fermai la mia corsa, non potevo più respirare. Mi arrestai quando vidi uno stop e pulii il mio viso, non capivo bene la ragione per cui io stessi piangendo.

Mi sentivo così stupida e confusa.

***

Arrivai tardi a casa, non sapevo bene il motivo ma il mio intero corpo era intorpidito e non provavo alcuna emozione.

Nana aprì il cancello per me, continuava a vagare parlando di quando mia madre fosse furiosa e che dovevo entrare, ma non ascoltai una singola parola di quello che aveva appena detto. Andai davanti alla porta di casa.

Appena aprii la porta mia madre mi diede il benvenuto con uno schiaffo sulla mia guancia, forte e rapido.

Nana emise un rantolio ma io non reagii.

Sentii il dolore, ma era nulla comparato a come mi sentivo.

Mia madre continuava a urlarmi contro ma io non capivo nulla di quello che diceva, era come se stesse parlando una lingua straniera sott'acqua.

Continuai a salire le scale ignorandola completamente.

Lei era ancora nel suo campo di follia ma non appena entrai nella mia camera sbattei la porta facendola chiudere. Non avevo bisogno di nessuno in quel momento.

***

Mi svegliai con un ticchettio provenire dalla mia finestra. Gemetti quando dovetti alzarmi controvoglia dal mio comodo letto. La testa mi pulsava come se ci fosse racchiuso un martello e non riuscivo ad aprire i miei occhi. Cazzo che dolore.

Beh, se non avessi pianto tutta la notte a causa della tua stupidità e sul fatto che lasci che qualcuno ti tocchi e prenda vantaggio su di te, magari non ti sentiresti come la merda.
Quello stronzo del mio subconscio esclamò nella mia testa.

La lucina sulla mia sveglia indicava le 4.00 del mattino, di solito mi alzavo alle 7.00 dato che le mie lezioni iniziavano alle 9.00.

Stavo mandando via il sonno dai miei occhi quando il ticchettio riprese a farsi sentire. Proveniva dalla finestra, nel punto in cui piantai un albero quando avevo sei anni.

"Psst..Tate" Capii dopo chi fosse. Anche solo il semplice pensiero di lui che mi chiamava Tate mi fece rabbrividire in un modo assurdo. "Sei sveglia ora?"

Sospirai e aprii la finestra. Sapevo di essere ancora imbarazzata e dovevo provare ad abbattere la sensazione che provavo, ma comunque non avevo scelta , non potevo lasciarlo lì.

Sbloccai la finestra con calma, accurandomi di non fare alcun rumore.

Non appena la aprii Mr. Hemmings si diede il benvenuto da sè, e non appena fece un passo nella stanza la sua presenza riempì l'aria.

"Hmm..accogliente" Sogghignò.

Mi sedetti sul letto comprendo il mio corpo con un caldo piumino, dovevo ammettere che faceva abbastanza freddo.

"Scusa se ti ho svegliata così, ma dobbiamo parlare"

Non ero in vena di parlare perciò mi limitai ad annuire.

"Si, ma prima fammi riprendere fiato. Il mio fondoschiena fa male, sai non sono più giovane come una volta. Di solito scalavo gli alberi e mi divertivo, ma ora..wow, beh non sono più pratico" Lui si sedette sul mio divano rosa.

Non ero di molto aiuto comunque dato che continuavo a ridere interiormente. Pensieri di lui che scalava l'albero poco fa balenarono nella mia mente e mi fecero immaginare la scena e come sembrava nel farlo. Comunque dovevo ammettere che se lo avessi visto mentre si arrampicava sull' albero sarebbe apparso davvero sexy.

Cazzo, fermati con i pensieri!

Chiusi i miei occhi e sospirai cercando di calmarmi.

"Non ho molto tempo prima che mia madre arrivi. Ti prego dimmi quello che devi dirmi, non sono neppure in vena di parlare" Dissi fermamente.

"Vorrei fare un patto con te e dato che vuoi che io sia schietto, lo sarò...sesso"

"Scusami?" Ero scioccata dalla sua parola inappropriata.

"Sesso. Il Sesso è ciò di cui io ho bisogno da te"

Classy Motherfuckers || ʟʀʜ (i.t.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora