Parte Seconda - Capitolo Ottavo

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Parte seconda

Capitolo ottavo

Ma se dovessimo spiegare in pochissime parole

il complesso meccanismo che governa l'armonia del nostro amore

basterebbe solamente dire, senza starci troppo a ragionare,

che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa.

§ Francesco Gabbani - Viceversa

Montecarlo, Principato di Monaco

Maggio 2013

Alba aprì gli occhi lentamente, stiracchiandosi tra le lenzuola morbide e voltandosi per cercare Nando, senza trovarlo. Una volta finito lo spettacolo pirotecnico lui l'aveva convinta a fermarsi a dormire in barca – potrai fare tutto il casino che vuoi, aveva detto con un sorriso malandrino. E di casino ne avevano fatto parecchio, amandosi ancora con tutta l'intensità di cui erano capaci. Sentì dei passi sulla scaletta e si voltò verso l'ingresso della camera, sorridendogli nel vederlo arrivare con un vassoio carico di qualunque ben di Dio. «Addirittura la colazione a letto? Potrei abituarmi a tutte queste carinerie, lo sai?»

«Potremmo fare una pazzia e partire per fare il giro del mondo» le sorrise, appoggiando il vassoio sul comodino con estrema attenzione. «Dobbiamo solo chiamare l'equipaggio e fare il pieno. Basta una parola e alzo il telefono.» Sedette sul bordo del letto, sporgendosi su di lei per baciarla. «Buongiorno, mi amor. Hai dormito bene?»

«Considerando che non avevo mai dormito su una barca, direi di sì. Ho riposato davvero molto bene. E tu come stai?»

«Meravigliosamente, quando ci sei tu. Ti ho portato qualcosa da mangiare, non vorrei rischiare che avessi un altro svenimento. Sai, visto che non c'è Nico pronto a tirarti su» la prese in giro.

«Ti rode un po' che fossi con lui quando è successo, vero?» gli rispose mettendosi a sedere. «Guarda che è stato un caso, non ci siamo dati nessun appuntamento. Non ho nemmeno il suo numero di telefono» aggiunse, scegliendo un croissant dal piatto. «E comunque non mi interessa, è un ragazzo davvero carino ma troppo alto. Non mi va di uscire con qualcuno che non riesco nemmeno a guardare bene negli occhi.»

«Quindi esci con me perché sono basso?»

«Esco con te perché ti amo» gli rispose, strappando un pezzo di croissant per avvicinarglielo alla bocca. Fernando lo accettò, masticando lentamente per godersi il sapore del cioccolato. Subito dopo le prese la mano e se la riportò alle labbra, succhiandole dolcemente la punta delle dita per pulirle dallo zucchero. «E anche perché fai delle cose così eccitanti...» sospirò la ragazza. «Santo cielo, in questi due mesi con te credo di aver fatto tutto il sesso che non ho fatto quando ero adolescente.»

«Lo sai, quando mi vuoi basta chiedere.»

«A proposito di chiedere, devo farti una domanda.»

«Dimmi, ti ascolto.»

«Io ho... ho pensato un po' a noi. Al fatto di uscire allo scoperto, di iniziare a farci vedere in giro... di dire ufficialmente che siamo una coppia.» Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per liberarsi il viso, approfittandone per raccogliere le idee. «Io ti amo, Fernando, e voglio davvero stare con te. Santo cielo, per te mi sono anche fatta tatuare!» aggiunse con una risatina. «Scherzi a parte, tu lo sai che per me è stata una cosa seria fin dal primo giorno. Sono davvero convinta di voler stare con te, e so che per stare veramente insieme prima o poi dovrò accettare il fatto di dover uscire allo scoperto.» Fernando comprese che stava costruendo il discorso una frase alla volta, perciò pensò di non interromperla, lasciando che seguisse il flusso dei propri pensieri senza distrazioni. «Ci ho riflettuto su e voglio farlo, ma alle mie condizioni» si affrettò ad aggiungere, pensando che se non lo avesse fatto Fernando si sarebbe potuto arrampicare sul tetto della cabina per gridare a tutta Montecarlo che stavano insieme. «Oggi è il ventisette maggio. Tu dammi ancora un mese di tempo per pensarci bene, per... rendermi conto che è vero. Tra un mese saremo a Silverstone, e se sarò ancora convinta di voler stare insieme a te, a Silverstone usciremo allo scoperto. Ci stai?» domandò, tendendogli la mano per suggellare l'accordo.

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