Parte Seconda - Capitolo Undicesimo

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Parte seconda

Capitolo undicesimo

Keep in mind, we're under the same sky

and the night's as empty for me as for you.

§ Billie Myers – Kiss the rain

Nurburgring, Germania

Luglio 2013

Per tutto il pomeriggio Fernando aveva cercato di contattare Alba, trovando sempre il telefono staccato. Verso l'ora di cena, seriamente preoccupato che fosse accaduto qualcosa, riuscì a prendere da parte Michelle, che doveva sicuramente sapere qualcosa. «Non so tu, ma io inizio a essere un po' preoccupato. Alba mi ha detto che ci avrebbe raggiunto oggi, ma non è ancora arrivata.»

«Non ti preoccupare, è tutto sotto controllo.»

«Le hai parlato? Perché io ho provato a chiamarla diverse volte, ma ha sempre il telefono staccato. Ho paura che sia successo qualcosa.»

«Non è successo niente, ha solo chiesto qualche giorno in più per...»

«Per che cosa?» la interruppe. «Le hai parlato? Ti ha detto qualcosa? Lei sta bene? Il...» Si guardò attorno per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando, ma la hall dell'albergo era quasi completamente deserta. «Il bambino sta bene?» domandò sotto voce, senza accorgersi che aveva iniziato a stringerle il braccio con troppa forza.

«Lasciami andare, mi fai male» protestò Michelle, riuscendo a fatica a fargli mollare la presa. «Comunque sì, lei... lei sta bene

Dal modo in cui aveva distolto lo sguardo per evitare di guardarlo negli occhi, Fernando comprese che non gli stava dicendo tutto. «Michelle, dimmi la verità» sussurrò con voce incerta, sapendo già che la verità non gli sarebbe piaciuta. «Michelle, per favore...» sussurrò ancora. «Non... non era solo una visita medica, vero?» Michelle scosse la testa, gli occhi lucidi di lacrime. «Lo ha fatto senza dirmi niente... non... non può farlo, non... non può.»

«Lo ha già fatto, Nando. E sì, poteva farlo anche senza di te.»

Fernando sentì che iniziava a mancargli l'aria, come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno allo stomaco. «Come... io credevo... non può averlo fatto.»

Michelle alzò una mano per sfiorargli una spalla ma a metà strada cambiò idea, sicura che una carezza non sarebbe bastata a farlo calmare. «Ho provato a dirle che avrebbe dovuto avvisarti prima di farlo, ma non mi ha voluto dare retta. La conosci, sai quanto è testarda.» Lo osservò premersi una mano sulla bocca e serrare gli occhi, evidentemente alla ricerca di un modo per frenare il pianto. «Tu lo volevi...» sussurrò, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse vivido e profondo il suo dolore. «Tu lo volevi davvero quel bambino.»

Quando finalmente tornò a guardarla, Michelle vide che il suo sguardo era completamente spento, come se la luce che lo animava di solito se ne fosse andata. «Scusa, io ora... ora voglio stare un po' da solo.»

***

Langhe, Italia

Luglio 2013

Il treno iniziò a rallentare in prossimità della stazione di Bra, e mentre si alzava per prendere il proprio bagaglio Alba sentì il cuore farle una capriola dentro il petto. A sua madre non aveva detto nulla della gravidanza né dell'aborto, ma sapeva che ormai avrebbe dovuto parlare – se non altro per giustificare le due settimane di malattia che le erano state concesse dalla Ferrari. All'ufficio del personale era bastato sapere che si era dovuta sottoporre a un piccolo intervento, ma non poteva continuare a tenere all'oscuro sua madre – più che altro perché temeva che Fernando sarebbe potuto piombare a casa sua presentandole il conto. Sapeva di aver commesso un terribile errore nel decidere di porre fine alla gravidanza senza chiedergli che cosa ne pensasse, ma in cuor suo sentiva che lui non sarebbe mai stato d'accordo, che avrebbe insistito perché tenesse quel bambino – perché in fondo sapeva che lui era già pronto all'idea di avere una famiglia, molto più pronto di quanto lei pensava sarebbe mai potuta essere.

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