Parte Seconda - Capitolo Dodicesimo

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Parte seconda

Capitolo dodicesimo

Davanti al mio cuore c'è una ringhiera

sul tuo che è sempre stato uno strapiombo,

lo sai che mi è piaciuto anche caderci,

sì però mica puoi toccare il fondo.

§ Coma Cose – L'addio

Langhe, Italia

Luglio 2013

«Non so cosa gli hai fatto a quel ragazzo, ma oggi non va proprio...» sbuffò Marco, seduto in poltrona per seguire la corsa insieme alla nipote, rannicchiata in un angolo del divano. «Per carità, per essere partito ottavo sta andando abbastanza bene, però...» Non sapendo cosa dire, Alba ignorò il commento del nonno. Già dalle prove libere del venerdì Fernando non era stato brillante come al solito, e sapeva bene che non si trattava di problemi tecnici – non solo, almeno. Quella mattina aveva parlato al telefono con Michelle, che dopo molte insistenze le aveva confermato di come il pilota non avesse preso molto bene la notizia, tanto che aveva persino iniziato a fare la valigia per abbandonare l'albergo e andare alla sua ricerca. Poi sono riuscita a farlo ragionare, aveva detto la donna. Alba le aveva chiesto scusa, sapendo di averla messa in una pessima posizione: sapeva che lei e Fernando erano molto vicini, più simili a due amici che a due colleghi di lavoro, e l'idea di aver costretto Michelle a tacergli la verità la infastidiva, perché sapeva che non avrebbe mai dovuto costringerla a comportarsi così. Michelle aveva minimizzato, dicendole che non era successo niente, ma Alba sapeva di essersi spinta troppo in là – si era nascosta dietro la schiena dell'amica per evitare di affrontare Fernando a carte scoperte, e questo non era affatto un comportamento maturo. Continuò a seguire la gara con sguardo assente, chiedendosi quali fossero i pensieri del pilota in quel momento: secondo Michelle era abbastanza tranquillo e concentrato sull'ottenere i migliori risultati possibili, tuttavia il fatto che non avesse risposto al suo messaggio né avesse provato a chiamarla le suggerì che fosse ancora in collera con lei – e ne avrebbe avuto certamente tutte le ragioni.

«Io vado a prendermi un bicchiere d'acqua, ho sete» annunciò alzandosi dal divano. «Tu vuoi qualcosa?»

«Sì, un po' di cicuta. Se vanno avanti così, la Mercedes ci supererà in classifica costruttori. Crucchi...» bofonchiò a denti stretti. Alba evitò di rispondere, sentendosi in colpa una volta di più. Mentre si recava in cucina si rese conto che né suo nonno né tantomeno sua nonna avevano chiesto dettagli sul motivo che l'aveva riportata a casa – di lui non si stupiva, era bastato parlare di problemi femminili per spegnere la sua curiosità, ma era strano che sua nonna non avesse fiutato nulla, accontentandosi della mezza verità che le avevano propinato.

In quel momento Anna era seduta al tavolo della cucina, facendo un po' di ordine nel proprio quaderno delle ricette. Mentre Alba apriva il frigo per prendere la bottiglia dell'acqua, senza alzare la testa la donna disse: «Prendi l'altra bottiglia, ho preparato un infuso di malva, per togliere le infiammazioni. E per stasera sto preparando uno stracotto di cavallo, hai bisogno di recuperare ferro.»

«Non ti preoccupare, nonna, io sto bene. Sto prendendo le medicine che mi hanno prescritto, mi rimetterò presto.»

«Quello che hai non puoi curarlo con le medicine» aggiunse Anna, abbassando la voce per essere certa di non essere sentita dal marito. «Siediti un attimo qui con me, vuoi?» Alba obbedì, sapendo di non poterle sfuggire. «L'altro giorno sono andata in camera tua per prendere la valigia e metterla nel ripostiglio. Controllavo le tasche per vedere che non ci avessi lasciato niente, e ho visto...»

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