Parte Prima - Capitolo Primo

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Parte prima

Capitolo primo

I'm a new soul, I came to this strange world hoping

I could learn a bit 'bout how to give and take.

But since I came here felt the joy and the fear

Finding myself making every possible mistake.

§ Yaël Naïm - New soul


Maranello, Italia

Gennaio 2013

Da ormai dieci minuti Alba stava misurando a grandi passi l'ingresso della sede Ferrari di Maranello. La receptionist aveva alzato il telefono per avvisare del suo arrivo, assicurandole che entro un paio di minuti qualcuno sarebbe sceso per accoglierla e accompagnarla al suo posto di lavoro, ma ormai era passato davvero molto e il suo nervosismo non faceva altro che aumentare. Aveva provato a starsene seduta zitta e buona su una poltroncina, ma dopo appena un minuto aveva cominciato a battere i piedi con lo stesso ritmo di un assolo di batteria eseguito da Phil Collins. Aveva provato a pensare a qualcosa di rilassante, come una fitta pioggia che batte su una finestra pulita, ma subito aveva iniziato a sentire l'impellente necessità di fare la pipì. A quel punto si era alzata, iniziando dapprima a spostare il peso da un piede all'altro, e presto muovendo qualche passo per sgranchirsi le gambe. Ormai però erano trascorsi dieci minuti, e doveva aver percorso almeno un paio di chilometri. Con la coda dell'occhio vide che la receptionist la stava osservando, e poté quasi giurare di vederla ridacchiare. Devo essere veramente ridicola, si disse, accorgendosi solo dopo qualche secondo che la donna dietro il bancone le stava indirizzando dei cenni, come se volesse informarla della presenza di qualcuno dietro la sua schiena. Alba si voltò di scatto, notando che alle sue spalle era comparsa una donna già intravista durante uno dei colloqui sostenuti.

«B-buongiorno» balbettò la ragazza, sentendosi stupida come non mai.

«Buongiorno» rispose l'altra in tono piuttosto serio. Dal modo in cui aveva pronunciato la lettera erre, Alba capì che doveva essere francese. Osservò che era davvero una bella donna: sicuramente vicina alla quarantina, portava i capelli piuttosto corti e parecchio spettinati, e nonostante lo sguardo tagliente aveva occhi davvero bellissimi, molto grandi e di un chiarissimo color nocciola. «Alba Montesanto, giusto?»

«Sì, sono io. Piacere di conoscerla, signor... ina...»

«Michelle. Michelle Bélier» completò l'altra, tendendole la mano. Non appena Alba ebbe ricambiato la stretta, il viso della donna si rilassò in un sorriso. «Oh, adesso penso di poter smettere di fare il poliziotto cattivo!» sospirò. «Scusa se ti sono sembrata brusca, mi piace far stare un po' sulle spine i nuovi arrivati» si giustificò. «Adesso vieni con me, ho così tanto da mostrarti e così poco tempo! Imparerai presto che qui non ci si annoia mai.» Le fece strada verso l'ascensore, lasciandola entrare per prima nella cabina. «Mettiamo subito in chiaro un paio di cose, va bene? Punto primo: non prendermi mai in giro per il mio accento, io sono francese e noi parliamo in questo modo. Punto secondo: io sono la tua responsabile e posso licenziarti quando voglio. Chiaro?»

«Chiarissimo.»

«Punto terzo: adoro prendere in giro il prossimo. Non posso licenziarti, per farlo devo rivolgermi al mio superiore. Ma tu non prendermi in giro per il mio accento.»

A quella rivelazione, Alba sorrise. «Prometto che non lo farò. Quindi...» riprese dopo un secondo, cercando di non sembrare troppo incerta, «stiamo andando nel nostro ufficio, adesso? Insomma, noi lavoriamo qui in sede, giusto?»

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