Parte Prima - Capitolo Dodicesimo

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Parte prima

Capitolo dodicesimo

E non abbiam bisogno di parole

per spiegare quello che è nascosto in fondo al nostro cuore.

§ Ron

Melbourne, Australia

Marzo 2013

Alba iniziò a risvegliarsi lentamente, stiracchiandosi al riparo tra il rifugio sicuro delle coperte. Inspirando il profumo di cui era intriso il cuscino, istantanee della notte appena trascorsa iniziarono ad affacciarsi alla sua memoria: senza sforzarsi, riusciva a rivedere nella sua mente fotogrammi che si sovrapponevano gli uni agli altri senza sosta, come un video mandato avanti veloce. Sentì che i muscoli delle gambe le dolevano come dopo un allenamento troppo intenso e d'istinto sorrise, stringendo le braccia attorno al cuscino. Aprì gli occhi, scoprendo che l'altro lato del letto era vuoto. Alzò la testa per guardarsi intorno, trovando Fernando seduto su una sedia poco lontana, impegnato a fissarla. «Buongiorno» le sorrise, alzandosi per avvicinarsi al letto.

«Buongiorno» gli sorrise di rimando. «Pensavo te ne fossi andato.»

«Mi hai chiesto tu di restare. Come potevo andarmene e perdermi il risveglio?»

«La mattina non sono un bello spettacolo» gli rispose, passandosi una mano tra i capelli arruffati.

«Stanotte lo sei stata» sussurrò un istante prima di baciarla. «Hai fame? Ho ordinato qualcosa per colazione. Pensavo avessi fame.» La vide farsi pallida, e prima che le venisse un infarto si affrettò a precisare: «Sono andato in camera mia e ho chiamato per il servizio in camera» spiegò mentre si avvicinava al carrello per versarle un po' di caffè. «Poi ho aspettato che consegnassero tutto, e appena il cameriere è andato via sono venuto qui. Quando avremo finito spingerò il carrello in corridoio, nessuno saprà niente.»

Alba accettò la tazza che le venne offerta con un sorriso. «Un piano molto ben congegnato. Chissà quante volte hai usato questo stratagemma.»

«A dire il vero è la prima volta. Ammetto di essermela cavata abbastanza bene, comunque» replicò lui, sedendosi sul bordo del letto per continuare a guardarla. Alba notò che aveva indossato soltanto i boxer e la camicia, che aveva evitato di abbottonare. Era spettinato, il volto ombreggiato da un velo di barba: aveva l'aria stanca di chi ha dormito poco, ma l'espressione del suo viso era serena. Non era sicura che si rendesse conto di essere incredibilmente attraente. «Prima che tu dica qualsiasi altra cosa» continuò, accarezzandole una gamba sopra le coperte, «stanotte qui è successo qualcosa di speciale. Forse dire così è prematuro, forse ti spaventerò, ma... non è stato solo sesso, questa notte.» Pronunciò le ultime parole guardandola dritta negli occhi, e nelle sue iridi scure Alba lesse una profonda sincerità. «Non voglio dire parole importanti, ma voglio che tu capisca che per me non è stato solo sesso

Alba alzò una mano per accarezzargli il viso non rasato, e a quel contatto lo vide chiudere gli occhi come per assaporare meglio la carezza. «Mi sembra quasi un sogno» sussurrò continuando ad accarezzarlo. «Penso di averlo immaginato decine di volte, ma nemmeno nei sogni più audaci avrei potuto immaginare che sarebbe successo davvero.» Appoggiò la tazza ancora piena sul tavolino, si sporse in avanti e cercò la sua bocca, desiderando di baciarlo. «Nessuno mi ha mai fatta sentire bene come hai fatto tu questa notte» sussurrò, staccandosi da lui per lo spazio necessario a lasciar uscire le parole. «Vorrei che potessimo restare in questa stanza per sempre.»

«Per sempre è un tempo piuttosto lungo» sussurrò lui in risposta. «Forse potremmo ancora ritagliarci un'ora o due, però» aggiunse, riprendendosi le sue labbra. Con un rapido gesto scostò le coperte, trovandola ancora nuda: nel corso della notte si erano svegliati altre due volte in preda al desiderio, per poi finire addormentati in un abbraccio senza nemmeno rivestirsi. Nonostante ormai conoscesse a menadito il suo corpo, percorse i suoi contorni per l'ennesima volta, come se non l'avesse mai vista, e dopo aver baciato ogni centimetro della sua pelle lanciò lontano la camicia, tornando a stendersi su di lei per tenerla al sicuro. Alba riuscì a ribaltare le posizioni, sfilandogli i boxer per liberare la sua virilità ormai pronta. Si protese verso il comodino per prendere un profilattico, ma lui la fermò. «Aspetta» ansimò. «Aspetta, voglio... lasciami sentire come sei. Solo per un istante, per favore.» La stava quasi supplicando, e dopo una breve riflessione Alba pensò che avrebbe potuto concedergli quel piccolo favore.

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