Parte Terza - Capitolo Quarto

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Capitolo quarto

I'm so tired but I can't sleep

standin' on the edge of something much too deep.

It's funny how we feel so much but we cannot say a word,

we are screaming inside but we can't be heard.

§ Sarah McLachlan – I will remember you

Milano, Italia

Maggio 2023

Mentre era impegnata in una conversazione telefonica, Alba sentì bussare alla porta dell'ufficio. Subito dopo il pannello si aprì e una delle receptionist si fece avanti in punta di piedi, appoggiando un biglietto sulla scrivania con un sorriso e un breve cenno della mano. Nel leggere che si trattava di una convocazione urgente da parte del proprio superiore Alba cercò un modo elegante per chiudere in fretta la chiamata, chiedendosi il motivo di tanta fretta da parte del signor Carletti nel volerle parlare. Passò mentalmente in rassegna l'ultimo periodo, i contratti chiusi, i progetti sui quali aveva lavorato, chiedendosi se avesse sbagliato qualcosa, riflettendo su eventuali scadenze non rispettate, immaginando che qualche cliente potesse aver avuto qualcosa da ridire sul suo operato. Nonostante lavorasse per la stessa azienda ormai da dieci anni, di tanto in tanto le capitava di provare una sincera sensazione di terrore, come se da un momento all'altro la sua esperienza lavorativa potesse subire una battuta di arresto, costringendola a dover ripartire di nuovo da capo.

Prima di bussare alla porta si fermò per un istante, traendo un respiro profondo nel tentativo di regolarizzare il battito cardiaco, sperando che le gambe la reggessero a dovere. «Buongiorno, signor Carletti. Mi ha fatta chiamare?» esordì, entrando nella stanza dopo aver ottenuto il permesso di farsi avanti.

Il signor Carletti era un buffo ometto di mezza età, leggermente sovrappeso e sempre vestito di tutto punto, attento ad abbinare sempre il colore del papillon con la montatura degli occhialini tondi. Ogni volta che lo vedeva, Alba aveva l'impressione di stare di fronte a un professore del liceo: nonostante l'immagine quasi fumettistica che dava di sé, infatti, era pervaso da un incredibile carisma, una forte personalità che riusciva sempre a catturare l'attenzione. «Buongiorno, signorina Montesanto. Si sieda, prego. C'è qualcosa di cui dobbiamo parlare.» Alba si accomodò sulla sedia, trattenendo le domande che le vorticavano in testa nell'attesa che fosse lui il primo a introdurre la questione per la quale l'aveva fatta chiamare. «Dunque, signorina Montesanto... lei lavora con noi ormai da dieci anni, dico bene?»

«Saranno dieci anni ad agosto, sì.»

«Ha cominciato come correttrice di bozze, poi è passata al ruolo di editor. E adesso, dopo dieci anni, dirige una sua squadra creativa. Tutti i suoi progetti hanno prodotto un fatturato eccellente, sembra che qualsiasi cosa lei tocchi diventi oro. Un'ottima carriera davvero.»

«Ho la fortuna di lavorare con una squadra eccellente. Non è solo merito mio.»

«Ed è anche estremamente modesta, questo lo dicono molti» sorrise lui, facendo scorrere lentamente le pagine di un fascicolo. «So che occasionalmente ha lavorato anche come ghost writer, però» aggiunse, tornando a guardarla attraverso le lenti tonde.

«Sì, in alcune occasioni ho dato il mio contributo per la stesura di alcune biografie. Non è esattamente il mio campo, però mi è stato chiesto di dare una mano, e...»

«Sì, so che il suo lavoro presso la nostra azienda non ha molto a che fare con la scrittura. Però alcune fonti mi dicono che proprio la scrittura è una delle sue passioni.»

Alba si sentì arrossire: fin da ragazzina aveva avuto un vero amore per la parola scritta e in diversi occasioni le era capitato di pubblicare racconti prevalentemente su piattaforme online, più per esercizio personale che per un desiderio di notorietà. «Sì, ho sempre amato scrivere. Non avrei studiato Giornalismo, altrimenti. In effetti il mio sogno da ragazzina era quello di scrivere per un quotidiano.»

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