Parte Seconda - Capitolo Nono

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Parte seconda

Capitolo nono

Io sono qui per ascoltare un sogno,

non parlerò se non ne avrai bisogno

ma ci sarò perché così mi sento accanto a te

viaggiando controvento.

Risolverò magari poco o niente,

ma ci sarò, e questo è l'importante.

§ Arisa - Controvento

Maranello, Italia

Giugno 2013

Dopo il secondo posto di Fernando in Canada, la dirigenza della squadra aveva concesso a tutti una settimana intera di vacanza. Il pilota aveva preso un aereo per la Spagna, desideroso di passare un po' di tempo con la propria famiglia: aveva chiesto ad Alba di andare con lui, sicuro che ai genitori avrebbe fatto piacere rivederla, ma lei aveva preferito declinare, dicendo di volersi prendere qualche giorno di riposo per farsi passare l'influenza. Doveva essere stata convincente, perché lui non aveva insistito né aveva dato segno di non crederle. Un po' le dispiaceva tenerlo all'oscuro dei propri dubbi, ma non si sentiva pronta a gettare una simile bomba nel loro rapporto – almeno non prima di essere certa di quale fosse la verità, visto che fino a quel momento in mano non aveva altro che congetture. Non aveva nemmeno voluto dirlo a Michelle, anche se immaginava che le sarebbe stata accanto in ogni momento – forse il problema era proprio questo, sapeva che le sarebbe stata troppo addosso, e in quel momento Alba sentiva di aver bisogno di spazio.

Appena rientrata in Italia era stata in farmacia per acquistare un test casalingo, ringraziando il cielo che la sua coinquilina fosse andata a trovare il fidanzato, così da poter avere un minimo di privacy. La prima mattina in cui si svegliò di nuovo nel suo letto corse in bagno, sedendosi sul bordo della vasca per leggere attentamente le istruzioni contenute nel kit. Prese un respiro profondo, si abbassò le mutandine e fece pipì sullo stick, tenendo gli occhi chiusi per concentrarsi meglio – non ricordava di essersi mai sentita tanto agitata nemmeno prima di un esame universitario. Mentre aspettava il risultato si guardò allo specchio, cercando indizi nel proprio riflesso: le venne in mente una frase che Fernando le aveva detto a Montecarlo, la sera in cui avevano fatto l'amore sulla sua barca. Sembrano quasi più grandi del solito, aveva detto riferendosi ai suoi seni: sul momento non ci aveva dato peso, pensando fosse una di quelle cose che si dicono in un momento di grande eccitazione – ma ora, ragionandoci a mente fredda, si stava rendendo conto che in effetti il suo petto sembrava più rotondo, ed era assai improbabile che all'età di ventitré anni il seno crescesse ancora.

Trascorso il tempo necessario Alba riprese in mano lo stick, inspirando a fondo prima di abbassare lo sguardo per leggere il risultato. Due linee blu. Consultò di nuovo il bugiardino, nonostante lo avesse letto così tante volte da conoscerlo ormai a memoria. Due linee blu. «Merda» sussurrò nel silenzio del bagno. «E adesso che faccio?»

Impiegò il resto della mattina navigando in internet alla ricerca di un ginecologo al quale rivolgersi: per farsi prescrivere la pillola era stata dal suo medico di fiducia in Piemonte, ma sapeva di non poter affrontare un viaggio così lungo per avere una risposta – doveva sapere, e doveva sapere il prima possibile.

Il mattino successivo prese l'autobus in direzione di Modena, dopo aver provato a fare un secondo test ottenendo sempre lo stesso risultato. Trovò lo studio medico senza difficoltà, si presentò alla segretaria e attese pazientemente di essere ricevuta, ignorando le riviste messe a disposizione delle pazienti e continuando a guardarsi attorno nell'attesa di essere ricevuta. Finalmente fu convocata all'interno dell'ambulatorio: il dottor Fabrizi era un uomo sulla sessantina, alto almeno un metro e ottantacinque, con un'enorme massa di ricci bianchi a contornare il viso gentile. Sembrava avere l'aspetto di uno scienziato pazzo, ma il suo sorriso cordiale e la calda voce avvolgente la fecero sentire immediatamente al sicuro, come se fosse entrata nella casa di un amico. «Prego, signorina Montesanto. Si accomodi. Perché non inizia a raccontarmi qualcosa di lei?» Iniziò a porle le solite domande necessarie per la compilazione della cartella clinica, parlando sempre con estrema cautela per metterla completamente a suo agio. «Adesso mi dica, che cosa la porta qui da me?» chiese infine, mettendo via i moduli per dedicarle la più completa attenzione.

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