Parte Prima - Capitolo Quindicesimo

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Parte prima

Capitolo quindicesimo

E poi la notte col suo silenzio regolare,

quel silenzio che a volte sembra la morte,

mi dà il coraggio di parlare

e di dirti tranquillamente,

e di dirtelo, finalmente, che ti amo

e che di amarti non smetterò mai

§ Lucio Dalla – Chissà se lo sai

Langhe, Italia

Marzo 2013

Dopo aver fatto un giro intorno alla casa per mostrargli il panorama e i confini del loro appezzamento, Marco accompagnò Fernando fino alla zona utilizzata come orto, mettendogli in mano una vanga e spiegandogli per sommi capi il metodo migliore per rivoltare le zolle. Cinque minuti più tardi, una volta corretti i movimenti e impostato il lavoro, l'uomo voltò un secchio e vi sedette sopra, tirando fuori dal taschino della camicia il necessario per comporre una sigaretta. «Ti dà fastidio se faccio una fumata? Anna mi rompe le scatole, dice che dovrei smettere, che il fumo uccide» ridacchiò mentre distribuiva il tabacco sulla cartina. «Capirai, tanto dobbiamo morire comunque. Con il lavoro che fai, mi sa che rischi più di me» aggiunse con un sorriso. «Dimmi un po', da quanto tempo conosci mia nipote?»

«Due mesi, più o meno. Da quando ha cominciato a lavorare a Maranello. Però mi piace davvero» aggiunse in fretta, intuendo che presto sarebbero scivolati verso un pressante interrogatorio. «Lo so cosa si può pensare di me, visto che sono un personaggio pubblico» sospirò mentre continuava a voltare le zolle. «Probabilmente penserete che sono un uomo leggero, che è impossibile che a uno come me piaccia una ragazza come Alba, che passato l'entusiasmo iniziale non mi farò più sentire. Non è così.»

Marco non rispose subito, impiegato a leccare la cartina per chiudere a dovere la sigaretta. «Saranno dieci anni che sei entrato nella nostra famiglia» disse dopo un po'. «Rinunciava persino a uscire con le sue amiche se c'era una gara da guardare, per non parlare delle volte che si alzava alle quattro del mattino per seguire le dirette da chissà dove. Per carità, anche a me la Formula Uno è sempre piaciuta... ma non come piace a lei.» Fece scattare l'accendino, proteggendo la fiammella con le mani. «La cosa che più le piace della Formula Uno... sei tu. Se ci pensi, fa riflettere.»

«Ci ho già pensato tante volte. Anche se in tanti conoscono il mio nome, non è facile scoprire di essere al centro dell'attenzione di qualcuno.» Fece una breve pausa dal lavoro, traendo un respiro profondo. «Lo so che ci siamo appena conosciuti e quindi le sarà difficile fidarsi di me, però le garantisco che non ho alcuna intenzione di fare del male ad Alba.»

Marco annuì, aspirando lentamente dalla sigaretta. «Ti credo. Se non ti importasse di lei dubito ti saresti arrampicato su queste colline per venirla a cercare. Comunque ti ho detto di darmi del tu.»

«Scusa» rispose il pilota, ricominciando a vangare. «I miei genitori mi hanno insegnato a portare rispetto alle persone più grandi di me. Non si possono perdere certe abitudini dall'oggi al domani.»

Marco annuì ancora, continuando a fumare in silenzio. «A proposito di genitori...» disse dopo un lunghissimo minuto. «Alba ti ha detto qualcosa di suo padre?»

«A dire il vero, no. Parla spesso di voi e di sua madre, ma se devo essere sincero non ricordo abbia mai nominato suo padre.» Colse l'espressione dell'altro uomo e comprese che doveva trattarsi di un argomento molto importante. «C'è qualcosa che dovrei sapere?» In un istante gli tornò in mente che Alba aveva lo stesso cognome del nonno materno, il che in effetti poteva portare a una sola conclusione.

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