Parte Seconda - Capitolo Quattordicesimo

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Parte seconda

Capitolo quattordicesimo

Your love alone

is not enough, not enough, not enough.

§ Manic Street Preachers ft Nina Persson – Your love alone is not enough

Budapest, Ungheria

Luglio 2013

Per tutta la colazione Michelle continuò a gettare occhiate distratte all'orologio, chiedendosi perché mai Alba stesse tardando così tanto a scendere. Il rientro in Italia era stato fissato per quel giorno con l'aereo delle undici e trenta, quindi l'orario limite per lasciare l'albergo era stato fissato per le dieci – ma erano ormai le nove, e di Alba non si era ancora vista nemmeno l'ombra. Strano, di solito lei è pronta almeno due ore prima dell'appuntamento, pensò Michelle mentre si alzava dal tavolino. La sera prima non si era più curata molto di lei, quindi non sapeva a che ora fosse rientrata – né se effettivamente avesse tenuto fede alla promessa di non fare cazzate. Mentre attraversava il corridoio del decimo piano, diretta in camera propria per controllare di aver fatto correttamente i bagagli, ebbe l'istinto di fermarsi davanti alla sua porta. Bussò un paio di volte, senza ricevere risposta. Attese un minuto e riprovò, colpendo con più forza il pannello. «Alba» disse, accostando l'orecchio alla porta per sentire eventuali rumori. «Alba, va tutto bene? Tra un'ora dobbiamo partire. Alba!» All'interno della camera si sentì un leggero rumore e la porta si aprì di pochi centimetri, rivelando lo sguardo ancora assonnato di Nico. «Oh cazzo» esclamò l'addetta stampa, entrando come una furia dentro la camera chiudendosi subito la porta alle spalle. «Avevi promesso di non fare cazzate! Dove sei, cazzo? Vieni fuori subito!» continuò a gridare, frugando in ogni angolo della camera per cercare la ragazza. Aprendo l'armadio si accorse che era vuoto, e che mancava anche la valigia. «Dove cazzo è andata? E tu che cazzo ci fai qui? E perché sei nudo?»

Nico si grattò distrattamente la testa, abbassando lo sguardo con aria vagamente colpevole. «Tanto per cominciare, ho addosso le mutande» specificò. «Questa notte ho dormito qui» aggiunse. «E Alba... lei se n'è andata.»

«Cosa?»

«Ho addosso le mutande, questa notte ho dormito qui e...»

«Alba se n'è andata? Quando?»

«Si è alzata verso le cinque, più o meno. Ha fatto le valigie e mi ha detto che sarebbe tornata a casa.»

Michelle si coprì gli occhi con entrambe le mani, cercando dentro di sé la forza di non gridare. «Almeno dimmi che non avete fatto niente, ti prego...» Sbirciò tra le dita, notando l'espressione ancor più colpevole del pilota tedesco. «Merda, merda, merda...» borbottò, alzando gli occhi al cielo. «Ti ha detto che aereo avrebbe preso, oppure...»

«Ha lasciato questa per te» la interruppe l'uomo, porgendole una busta. «Mi ha chiesto di consegnartela, e di... beh, c'è anche qualcosa per Fernando. Sperava che potessi fargliela avere tu» aggiunse, porgendole una piccola scatola quadrata.

Michelle si lasciò cadere su una sedia, rigirandosi tra le mani la lettera e la scatola. «Tu sai che c'è scritto? Aspetta un momento, tu sai di lei e Fernando?»

Nico sorrise, sedendosi sul bordo del letto. «Mi ha raccontato quello che è successo. Ha dovuto, visto che dopo... insomma, si è messa a piangere. Si sentiva in colpa per essere venuta a letto con me, credo. Penso sia ancora molto innamorata di lui.»

«Certo che si amano. Santo cielo, non ho mai visto due persone guardarsi come si guardano loro...»

«Però lei ieri sera lo ha visto baciare un'altra, alla festa. È per questo che ha deciso di lasciarsi andare con me» sospirò, appoggiando i gomiti sulle ginocchia per fissare un punto sulla parete di fronte. «Mi è piaciuta dal primo momento in cui l'ho vista, ma se avessi saputo che stava con Fernando me ne sarei fatto una ragione e mi sarei fatto da parte. Non avrei continuato a inseguirla, non... non sarebbe successo questo casino.»

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