Edoardo

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Stamattina sono all'agenzia immobiliare, a tre giorni dalla vigilia di Natale ho un sopralluogo da fare con una cliente che non è sicura del suo acquisto.
Mi organizzo con Franco perché stamattina la mia auto ha dato forfait, quando arriviamo alla piccola villetta a schiera sulla costa la signora Marina Stagis è già sul posto.

"Ansiosa è dire poco, eh?" Ci scherza Franco, mentre siamo ancora in macchina. Abbasso la testa sul cruscotto, sconfitto. In questo momento potrei essere con Aurora a parlare degli ultimi dettagli del cenone, o meglio ancora al nostro appuntamento, e invece mi devo sorbire le pare di questa ricca stronza per chissà quanto.

Sospirando esco dall'auto, subito seguito da Franco che probabilmente ha notato il mio stato d'animo e vuole darmi manforte.

"Buongiorno signora Stagis, è un piacere rivederla" -certo, come no- rifletto cinico.
Vedo Franco sorridere con la testa china.

"Buongiorno, arrivo subito al dunque, siamo a Dicembre e io non ho un posto dove stare per i Natali a venire, lo vede il tempo?"
Alzo gli occhi al cielo e in effetti è nuvoloso, ma cosa pretende al ventuno Dicembre? Chino la testa di lato e la osservo. È una signora sulla settantina, ricoperta di ninnoli, bracciali, anelli, collane. Avrà messo orecchini con carature davvero alte perché i lobi le pendono. Indossa otto anelli, mi viene da sorridere pensando che messa in quel modo sembra armata di tirapugni.

"Signora, lei ha scelto questa villa principalmente per la tranquillità del luogo, non è facile trovare una struttura comprensiva di spiaggia privata" Le ricordo tutte le belle stronzate che l'avevano portata a scegliere quel villone ma in verità i miei pensieri vagano altrove.

Riuscirò a costruire qualcosa di mio?
Magari una casa con giardino all'ingresso e uno di quei putti che di notte diventano inquietanti a fare da "abbellimento".
Il pensiero va immediatamente ad Aurora, anche se è assurdo pensare a cose talmente importanti includendo una persona che conosco da un mese, tuttavia i pensieri non si possono frenare, no? E poi fantasticare non ha mai ucciso nessuno.

Chissà che faccia farebbe se le dicessi che la sto immaginando incinta di me, nella nostra casa con giardino e putto all'ingresso, magari con un border collie che di notte abbaia facendo svegliare tutti.
Nel vagare dei miei pensieri, per un momento, un solo momento, c'è anche qualcun altro in quei progetti, ma scaccio subito via quell'eventualità, forse davvero fantasticare può uccidere qualcuno.

"Certamente, ma io dovrei viverci tutto l'anno e i mesi invernali sono maggiori di quelli estivi" La Stagis mi riporta alla cruda realtà.
Niente casa, niente putto e niente border collie, sono una settantenne incazzata per le stagioni.

Franco nota immediatamente il mio cipiglio, del resto è più maturo e ha molta più esperienza di me nel campo immobiliare, prende il sopravvento sulla vecchia e comincia a parlare a manetta finché non la convince a comprare quella stramaledetta villa.

Quando ce ne andiamo da lì è già ora di pranzo, così il mio amico mi invita a mangiare fuori con lui.
Ci sediamo a un tavolo nel centro, in un ristorante davvero carino. Di nuovo, il pensiero arriva a lei.

In verità mi manca.

Mi sto davvero rincoglionendo.

"Comunque davvero, mi devi dire che cazzo ti sta succedendo"
Me lo dice mentre prendiamo posto, così mi siedo con un tonfo.

"Ah, che ti devo dire, tira più un pelo di figa che un carro di buoi"
Scoppia a ridermi in faccia e finalmente si rilassa. Essendo più grande di me certe volte tende a diventare protettivo. In realtà ora che ci penso sia lui che Riccardo sembrano i miei bodyguard più che i miei colleghi. In ogni caso sapere che si tratta di una donna deve averlo reso più tranquillo.

"Cazzo è proprio vero, ma è sempre la tettona di cui mi parlava Riccardo?"
Annuisco, ma gli dico di non chiamarla così. Non so perché ma mi dà fastidio.

"Sei proprio andato, mi sa che hai preso un fulmine in testa"

Un colpo di fulmine? Ma che stronzata.

"Ma dai chi ci crede più a queste puttanate, penso che mi piaccia perché ci troviamo sulla stessa lunghezza d'onda, con lei non è una lotta senza fine, mi fa sentire come se potessi dirle tutto"

Ed è davvero così, infatti ho intenzione di parlarle anche di Elia, magari quando saremo entrati più in confidenza. Non voglio correre troppo ma davvero, con Aurora è difficile.
Passo dal volerle saltare addosso al volerla stringere e riempirla di domande su cosa le piace e cosa odia, cosa la fa sospirare e cosa la fa piangere.

"A parte gli scherzi, non è facile trovare qualcuno con cui ti senti al sicuro"
È tornato serio di botto, di nuovo in modalità papà.

"Il fatto è che la conosco da un mese, questo mi fa sentire un idiota, provare queste cose così presto intendo"
Mi sorride, ma non sembra prendermi in giro, è quasi come se fosse malinconico.

"C'è stata una volta... vabbè, è un rimpianto più che altro. Avevo vent'anni e la voglia di rompere il culo al mondo, ma arriva questa tipetta alta un metro e una banana con i capelli biondi e i modi da camionista -di nuovo, sorride in quel modo- e niente, impazzisco per lei. Sono passati secoli, ma ancora mi pento di non averci provato"

Sorseggia il vino bianco che il cameriere ci ha appena offerto come assaggio, gli fa un cenno, ordina la bottiglia.

"Quello che voglio dire è che, cazzo, la vita è una e quello che senti non è sbagliato solo perché ti sembra presto, come disse quel poeta... Aspe che ci penso... Ah, l'amore non si sceglie, ti sfonda le porte di casa e ti trascina da chi gli pare, qualcosa del genere"

Franco è un omone grande e grosso, sempre con il sorriso sulle labbra e la voglia di prenderti in giro, ma in questi momenti, piccoli e di dimenticanza, cala la maschera e fa vedere il suo vero io, un uomo sensibile e provato dalla vita, con le sue sconfitte tutte in tasca.

"Pure poeta me lo sono scelto l'amico" Sdrammatizzo perché lo conosco, so quanto gli provochino fastidio i discorsi troppo seri, perché lo costringono a ricordare ferite che vorrebbe cancellare.

"Dove lo trovi uno migliore di me, ah?"
Ci mettiamo a ridere come due scemi e per un po' il pensiero costante che mi martella mi lascia andare.

Siamo solo due amici che pranzano insieme in spensieratezza, con tutti i nostri demoni che aspettano fuori da questo ristorante.

Con te o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora