Aurora

15 1 0
                                    

Sta andando tutto a puttane.
Non bastava il caos tra catering e ristorante, Edoardo che mi mente, Elia che è entrato come un ciclone in questa storia, i lividi, gli insulti orribili che mi ha rivolto, ora anche mio padre.
Imploro Dio che non abbia fatto entrare Damiano in casa, potrei davvero incazzarmi.

Quando ho sentito la sua voce al telefono mi sono sentita male, è tornato in città e vuole vedermi, diretto a casa mia.
Quando arrivo sotto al portone di lui non c'è traccia, ma quando salgo al mio piano lo vedo immediatamente, sta discutendo con mio padre per mettere piede in casa mia.
Sono stanca, fisicamente ed emotivamente, non posso sopportare ancora.
Chiamo immediatamente la polizia e lo vedo alzare le mani, mi dice di riattaccare ma non lo faccio.

È finita l'epoca, bello mio.

Rimango ferma nell'androne del palazzo mentre aspetto che lo allontanino, per fortuna sono stati veloci e lui non ha fatto resistenza.

"Volevo solo rivederti e scusarmi" Mi dice mentre lo trascinano via, ma non riesco nemmeno a guardarlo, sono paralizzata dal terrore.
Vorrei essere più forte, più capace di reagire alla prepotenza degli uomini, ma semplicemente quando mi sento in pericolo mi blocco, come un animale che si finge morto per non essere attaccato.
Sento mio padre sbraitare qualcosa e corro verso di lui per farlo rientrare in casa, in quel momento mi sento strattonare da dietro: È Elia.

"Che ci fai qui?" Non riesco a capire.
"Edoardo è fuori città e quindi io..."

Papà ci interrompe.
"La devi smettere di portare qui le tue scopate, questa è casa mia!" Lo spingo in casa per evitare di dare spettacolo nel palazzo, Elia ci segue e chiude la porta alle nostre spalle.
"Papà, Damiano non deve mettere piede qui, mai" Sono seria, lo capisce, tuttavia non gliene frega un cazzo.

"Sono cazzi tuoi se ti piace farti rompere le ossa fino a morire, non voglio nessuno stronzo qui. Questa storia finisce oggi, vattene a fanculo" Mi lancia un bicchiere contro che mi prende di striscio, schiantandosi per terra.
"Questa è casa mia, mi sono rotta il cazzo di farti da cameriera e da madre!" Non mi importa che Elia sia qui, onestamente sono solo stanca di subire i malumori di tutti.

"Non ti metterò per strada, non sono così stronza, ma da oggi ti tocca rimboccarti le maniche e trovarti un lavoro, perché ho smesso di mantenerti" Vado in camera mia e preparo un borsone con le cose essenziali, vestiti, PC, caricabatterie. Sembra più un borsone per le vacanze estive che una valigia da trasloco.
Non so nemmeno dove andrò, sono terrorizzata al pensiero di finire per strada, tuttavia non posso continuare così, questa vita mi sta schiacciando, sono arrivata al limite umano di sopportazione.
Non me lo merito.

Torno in salone, le lacrime mi offuscano la vista. Prendo una foto di mia madre dal mobile basso in salone, bacio il suo viso e metto tutto nel borsone.

"Che cazzo stai facendo, smettila! È tuo dovere accudirmi, non puoi abbandonarmi anche tu!"
Provo compassione per lui, se non fosse stato un padre decente nella mia infanzia forse non proverei niente, ma forse sapendo che è capace di amare e sceglie di non farlo mi ferisce di più che saperlo anaffettivo.

"Sei una troia, mi senti? Una puttana! L'avevo detto a tua madre di abortire ma non mi ha ascoltato, spero che ti butteranno sotto un auto quando uscirai dal palazzo"

Elia scatta improvvisamente. Per tutto quel tempo è rimasto immobile, come se fosse nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma in quel momento sembra una furia.
Prende mio padre per il collo e lo sbatte al muro, stringendo così forte che il collo gli diventa viola.

"Sei un bastardo"
Grugnisce a denti stretti.
Cerco di tirarlo via, ma non sono abbastanza forte, inoltre ora è guidato dalla rabbia.
"Elia, basta! Tu mi odi, ricordi? Ti prego basta, lo stai uccidendo" Scoppio a piangere, appoggiando la fronte contro la sua schiena piena di muscoli tesi all'inverosimile.
Lo sento rilassarsi e lasciare mio padre, che cade a terra con un tonfo. Tossisce forte, cosa che mi rasserena perché significa che è ancora vivo. Elia si volta e mi stringe in un abbraccio, per la prima volta in vita mia mi sento davvero protetta, non so bene perché.

Mi sciolgo dall'abbraccio e mi accovaccio per chiedere a mio padre se sta bene, tendo una mano per aiutarlo a rialzarsi ma la scaccia via.

"Sei la più grande delusione della mia vita" Abbasso la testa, rassegnata.
Mi rendo conto che non vincerò mai questa battaglia, che mai riuscirò a farmi apprezzare da lui, per la prima volta decido di rinunciare, di mollare la presa.
Lascio che si prenda le responsabilità delle sue parole perché mi rendo conto di averlo viziato troppo, lasciandogli potere dove non avrebbe dovuto averlo.
Mentirei se dicessi che non mi sento ferita, la verità è che sono distrutta, completamente a pezzi. L'unica famiglia che mi è rimasta non mi ama e non lo farà mai, questo è un fatto.

E forse è per questo motivo che le parole di Elia hanno colpito così profondamente, non c'è nessuno che mi ami sul serio.
Mi chiedo se non abbia ragione anche sulla faccenda di Edoardo, davvero sono un parassita per lui?
Elia mi tocca la spalla, mi sento debole.
Lui mi guarda negli occhi e stranamente sembra orgoglioso per qualcosa.

Torno a guardare mio padre e vedo solo un uomo sconfitto, dalla vita e da se stesso.

"Ciao papà" Dico soltanto, prima di prendere il borsone e uscire di lì una volta per tutte, seguita da Elia.

In ascensore la tensione è palpabile, non avrei mai voluto che fosse lui ad assistere a quello schifo.

"Che dicevi su Edoardo prima?" Cerco di parlare di qualcosa, perché il silenzio fa più male di mille suoni.

"È fuori città, dice che una tipa ha cancellato un contratto di vendita, boh"
Annuisco, pensierosa.

"Aurora, se non hai un posto dove..."
Lo blocco immediatamente, tutto, ma non la pietà.
"Sto bene Elia, non sono un soprammobile, so cavarmela, non ho bisogno della tua elemosina"
Ora capisco perché gli piaccia tanto parlare in modo affilato, in effetti è piacevole.

"Come mai c'erano due volanti della polizia? Chi era quel coglione?"
Ha cambiato discorso, probabilmente non sa come prendermi. Le porte dell'ascensore si aprono e usciamo di lì a passo svelto, non so bene dove andare, magari potrei dormire al ristorante. Da Sara è escluso, vive ancora con i suoi genitori.

"Damiano è il mio ex, gli piaceva usarmi come sacco da boxe" Lo guardo, so quanto è sensibile all'argomento, infatti vedo la sua mascella contrarsi.

"Fai schifo a scegliere gli uomini"
Non so perché, ma mi viene sinceramente da ridere, lui mi imita poco dopo.
"Andiamo vieni, ti do un passaggio"

"Per dove?"

Scrolla la spalle, è davvero carino in questo momento, se solo riuscisse a essere sempre così potremmo anche cominciare ad andare d'accordo.
"Che cazzo ne so, dove li metti quei quattro stracci che ti sei portata?"

Rettifico, è solo uno stronzo certificato.

Con te o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora