Aurora

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Un dolore cieco mi annebbia la vista, vedo tutto bianco.
Cerco di tenermi in piedi ma il pugno che mi becco da Elia mi fa letteralmente volare sul prato.
Cerco di riprendere il respiro, è stata una botta davvero fortissima.
Sento il sapore del sangue, voci concitate ma non riesco a riaprire gli occhi perché la luce mi dà tremendamente fastidio.
Ne ho incassati di colpi, sia mio padre che Damiano non ci sono mai andati leggeri, tuttavia questo pugno dato a me per sbaglio in qualche modo mi fa singhiozzare per il dolore.
Un dolore emotivo, più che fisico.
È come se si rompesse una diga e tutto il dolore represso e accumulato in questi anni fuoriuscisse tutto in una volta.

Mi esce un urlo di frustrazione, ho l'occhio e lo zigomo che mi bruciano come l'inferno, ma sento di aver buttato fuori qualcosa di orribile che avevo dentro.
Il dolore di tutte le botte prese da quelli che dicevano di amarmi striscia via da me come un serpente che si è nutrito della mia carne fino a prosciugarmi.
Qualcuno mi rialza, apro gli occhi e vedo il volto di Elia nel panico totale, Monica dietro di lui è sotto shock.
Ti prego, ti prego, ti prego, non intervenire.
Spero che capisca il linguaggio silenzioso che le sto rivolgendo.
Edoardo dietro di me mi tiene stretta dalla vita, poggio una mia mano sulla sua e gli dico che sto bene, ma che avrei bisogno di ghiaccio.

Lui corre via a procurarselo, faccio un cenno a Monica e lo segue.
Elia non parla, penso che abbia anche smesso di respirare.
Mi avvicino e lui sbarra gli occhi, sono pieni di lacrime. Si guarda le mani sporche del mio sangue e trema come una foglia.

"I-io, non volevo, non volevo colpirti...non avrei mai..." Edoardo torna da me con il ghiaccio, non ho il tempo di rispondere a Elia perché scappa via.

Quella sera servo la cena con gli occhiali da sole. Da sotto le lenti noto immediatamente lo sguardo della signora Francesca, è come un falco quella donna.
Lei osserva profondamente prima me, poi suo figlio, ma non dice nulla.
A fine cena Edoardo mi chiede se ho bisogno di qualcosa ma onestamente non mi serve il principe azzurro, me la cavo benissimo da sola.
A dire il vero sono anche un po' incazzata con lui, tenermi nascosta una cosa del genere è stato molto crudele da parte sua, avrebbe dovuto prepararmi.
Ho sempre pensato che fosse troppo perfetto per essere vero e alla fine il tempo mi ha dato ragione.

Siamo tutti esseri umani imperfetti che cercano di cavarsela in questa vita.

Comprendo benissimo anche tutti i suoi discorsi sul restare con lui qualsiasi cosa succeda, sul rivedersi il primo Gennaio.

Avrei solo voluto che fosse stato sincero.

"Aurora, posso parlarti?"
Francesca Stasiani si fa seguire fino allo studio che credo appartenga al marito.
Vedo Elia seduto su una poltrona di pelle verde, sembra afflitto.

Francesca mi indica la poltrona al suo fianco, lei va a sedersi dietro la grossa scrivania in legno.
"Aurora, potresti toglierti gli occhiali, per piacere?"
Mi volto verso Elia, che finge di non notarmi.
Faccio quello che mi dice la signora e vedo entrambi sussultare. Devo essere messa davvero male per scatenare quella reazione, non ho avuto tempo per specchiarmi ma mi appunto mentalmente di farlo non appena sarò uscita da lì.

"Cosa ti è successo, cara?"
Non me la sento di accusare Elia, so che non voleva colpirmi intenzionalmente. Oltre al fatto che la sua reazione in giardino mi ha dato la certezza che fosse realmente pentito del suo gesto.
Non è un uomo che picchia le donne, poco ma sicuro. Ho abbastanza esperienza con uomini violenti per saperlo.

"Sono caduta per le scale"
Mento, quindi. Francesca mi sorride, ma sembra più un sorriso malinconico. Elia a quel punto si volta nella mia direzione, è davvero sconvolto. Fa 'no' con la testa, come se mi stesse dicendo che non è necessario coprirlo.

"Certo, sei caduta su un pugno. -sospira- Ascolta, in passato... Ho subito delle violenze, so perfettamente che quello che hai sulla faccia non è accidentale"
La guardo fissamente, sapevo che quella donna mi assomigliasse in qualcosa, l'avevo percepito da subito, tuttavia mai avrei immaginato che si trattasse di violenza domestica.

"Mamma..." La voce, l'espressione, tutto di Elia somiglia a un ragazzo spaventato.

"Sto parlando con Aurora" La sua voce autoritaria mi fa tremare sul posto, c'è un atmosfera davvero tesa qui dentro.

"Signora, mi scuso enormemente per tutto il caos che le ho procurato, non ho avuto atteggiamenti professionali e..."

"Elia mi ha detto tutto"
Lui stringe gli occhi, rassegnato. È come se deludere sua madre fosse un grande dolore per lui.

"Il padre di Elia mi ha riempita di botte talmente tante volte che spesso i miei natali li passavo in ospedale priva di sensi, per questo quando mi hai detto ieri che il mio natale era mio figlio non sono riuscita a rispondere. Lui era con me ogni volta, ha visto ogni schiaffo, ogni calcio. Ha ricucito ogni ferita, fisica ed emotiva, per questo mi stupisce il fatto che ti abbia colpita"

Istintivamente poggio una mano su quella di Elia, non so immaginare quanto sia stato difficile per lui, che all'epoca era solo un bambino, sopportare tutto quel dolore.

"Sono stata debole, non ho denunciato, sono riuscita solo a scappare quando le attenzioni del mio ex sono ricadute su di lui"
Non so se sono la persona adatta a sentire quel discorso, onestamente anche io ho chinato il capo troppe volte in passato.

"Mi dispiace sentirlo, non deve essere stato facile"

"Aurora, so che non è la prima volta che subisci, l'ho intuito dalla tua reazione"
Sono un po' interdetta, è come se due anime rotte negli stessi punti riescano a riconoscersi.

"È vero -Elia si volta a guardarmi- ma non è questo il caso. Stavo cercando di dividerli mentre litigavano, quel pugno non era indirizzato a me, Elia non lo farebbe mai intenzionalmente"

La signora Francesca sorride, stavolta senza malinconia o rammarico.

"Come fai a esserne sicura?"
È lui a chiedere.
Vedo afflizione e pentimento nei suoi occhi, un dolore cieco. Non deve essere stato facile vedermi piena di sangue con il passato che si ritrova, sono certa che abbia pensato a sua madre in quel momento.

"Perché non hai gli occhi di un mostro"
Francesca cerca di mascherare le lacrime, ma le vedo perfettamente.
Elia è di nuovo ammutolito, c'è qualcosa oltre all'odio che prova per me, non è un uomo cinico come sembra.

"Elia, se colpirai ancora una volta una donna ti odierò"

"Non succederà mai, sai quanto odio la violenza sulle donne io..."

"Lo so, amore mio. Ma non sei stato tu a convincermi"
Mi guarda e mi sorride ancora, fa il giro della scrivania e mi tira su in un abbraccio.
"Bambina, mi dispiace tanto per il male che ti hanno fatto"
Non so perché, ma quelle parole mi fanno scoppiare in lacrime.
È la prima sensazione materna che provo da quando mia madre è morta. Non so davvero spiegare cosa sto provando in questo momento.

Con te o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora