Edoardo

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Oggi sono tre mesi che non lo vedo e non lo sento.

I giorni ormai sono tutti uguali, un susseguirsi di secondi che diventano minuti e poi ore, giorni, settimane e mesi.

Sono tornato a casa dai miei, il che è davvero uno schifo. A ventinove anni mi ritrovo di nuovo a dar conto a quello stronzo di mio padre. Per lui lavorare come agente immobiliare è troppo poco per essere il figlio del più grande figlio di puttana della città. Non che mi manchino i soldi per andare a vivere da solo, tuttavia la notte non riesco a dormire, il suono della casa vuota, la consapevolezza di non avere nessuno con me, mi fa venire gli attacchi di panico, ma questo nemmeno lui lo sa.

Ogni giorno combatto tra mio padre e il viso di sua moglie, così tanto simile a quello di Elia, mio fratello.

Mi ha ripudiato tre mesi fa perché l'ho mollato dopo una vita insieme.

Non posso biasimarlo, non mi aspettavo che capisse le mie ragioni, speravo solo che dopo tre mesi mi chiedesse almeno come stessi, invece il nulla cosmico.

Forse non sono poi così importante per lui? Davvero non sente il bisogno di sentirmi?

Amarlo è sempre stata la mia più grande dannazione, la mia gioia dentro una bolla di dolore.

Non siamo fratelli di sangue, mio padre si è risposato dopo che mia madre è scappata a gambe levate da lui, giustamente. Da piccolo non riuscivo a capire perché ci avesse lasciati, ma ora, a ventinove anni, la comprendo benissimo.

Ci sentiamo spesso per telefono e parlare con lei è sempre un toccasana. Se avessi avuto scelta sarei andato a vivere con lei, ma ormai vive oltreoceano con il suo nuovo marito e sua figlia, mia sorella Maria.

Mia madre è la mia migliore amica, con lei parlo di tutto, compreso il mio rapporto con Elia. È stata l'unica con cui non mi sono sentito giudicato, lei ha accettato sia me che lui, perché l'amore vero è anche questo; Accettare.

Ci siamo amati dal primo secondo, io e mio fratello. Entrambi strappati alla propria realtà e catapultati nelle scelte degli adulti. Abbiamo frequentato lo stesso liceo, studiato le stesse cose, conosciuto le stesse persone. Perdere lui è stato come perdere un pezzo importante della mia anima, tuttavia la mia parte razionale non riesce a pentirsi di quella decisione presa tre mesi fa. Il nostro era un amore non solo proibito perché entrambi uomini, ma anche impossibile perché fratelli.

Crescere insieme è stata la gioia più grande ma il più doloroso dei danni, perché siamo a tutti gli effetti fratelli, per la società.

E questo peso opprimente non sono riuscito più a reggerlo, mi stava uccidendo. Lasciargli la mano per strada se incontravamo qualche passante di notte, le litigate perché a lui non fregava un cazzo dell'opinione delle persone, il dolore di non essere capito da lui, che di solito riusciva a capire sempre tutto.

Ma il mio Elia è sempre stato un testardo, i suoi panni erano gli unici che poteva indossare, di certo non era il migliore in fatto di empatia.

Ricordo la prima volta che l'ho visto, ancora gli doveva crescere la barba. Quel suo sguardo strafottente e la voglia di prendere a pugni il mondo mi ha conquistato subito. Lui mi ha insegnato che esiste qualcosa di meraviglioso in questo mondo, ed è tutto racchiuso dentro di lui.

La prima volta che l'ho baciato mi ha quasi spaccato le ossa. Mi ha stretto così forte che ho pensato mi avrebbe spezzato. Ma poi mi ha riempito di baci e carezze e lì mi sono reso conto di essere fottuto per sempre.

Il cuore mi è salito in gola e ha rischiato di strozzarmi per quanto ero felice.

So che per lui è lo stesso, allora perché sono così deluso dal fatto che non mi abbia cercato in tutti questi mesi?

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