Aurora

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Mi becco la ramanzina del secolo da Monica, davvero sono sull'orlo del pianto.
"Te l'ho detto mille volte che sul lavoro devi essere professionale, quando imparerai?"
Non ha proferito parola sul fatto che fossero due gli uomini a toccarmi, il suo problema è solo la professionalità.

"Che cosa avresti fatto se fosse stato il capo chef a entrare, eh? Cazzo Aurora, mi verrà un infarto prima o poi per colpa tua"
Si passa una mano nei capelli, la vedo un po' più umana, come quando siamo a casa.

"Mi dispiace" Ho la voce strozzata dal pianto che sto cercando di trattenere, in verità non so se sia davvero solo lei la responsabile di queste lacrime. Le emozioni che ho appena provato sono state talmente forti da paralizzarmi, non so spiegare come mi sento.
Ho un carico di stress e frustrazione addosso mai visto, senza contare l'eccitazione che mi sta ancora colando tra le cosce.

Monica si avvicina, mi guarda e mi asciuga le lacrime.
"Mi dispiace, sono stata troppo dura. È che non voglio che vada tutto in malora, sto cercando di proteggerti, anche se con modi orribili"
Mi rendo conto che è davvero ciò che sta facendo solo quando vedo il capochef tornare, se davvero fosse stato lui a venire per primo in cucina probabilmente ora sarei scappata.
Come quando nel locale un cliente alticcio diventa troppo molesto e lei si intromette dicendomi che non sono la crocerossina di nessuno, prendendosi la responsabilità del cliente.

L'abbraccio, continuando a scusarmi con la faccia premuta nel suo petto, sono stata davvero cieca con lei. Per tutto questo tempo i suoi modi rudi mi hanno spinta a credere che fosse una donna anaffettiva, quando in realtà stava solo cercando di proteggermi da me stessa e i miei comportamenti di merda. Rivedo tanto Elia in lei, sono convinta che il suo atteggiamento cinico sia solo una facciata per mascherare una grande sensibilità. Del resto ha passato la vita a difendere sua madre, penso sia cresciuto troppo in fretta.


Per il pranzo serviamo qualcosa di semplice, Sebastiano ci avvisa che quella sera gli ospiti saranno numerosi, cosa che avevo già messo in conto rispetto al Natale che è stato molto più intimo.
La frenesia è alle stelle, Sara non vede l'ora di stappare lo champagne di mezzanotte.
Io invece sono tesa come una corda di violino, facendo l'andirivieni tra cucina e sala per servire il pranzo.
Né Elia né Edoardo sembrano molto invogliati a conversare, sono tutti e due a testa china, persi nei pensieri.
Penso sia successo qualcosa tra loro due dopo il nostro incontro a tre, erano anche visibilmente eccitati.
L'eventualità che abbiano potuto appartarsi mi fa sentire inquieta, come se l'avessero fatto alle mie spalle, tuttavia sono consapevole delle circostanze in cui ci siamo ritrovati e che probabilmente mi avrebbero inclusa se fossimo stati soli.
Almeno lo spero.

Per fortuna il pranzo si svolge tranquillo, zero drammi all'orizzonte. La signora Francesca si complimenta per la nostra efficienza, poi mi prende da parte per chiedermi come sto.
Il suo istinto materno mi commuove, non ho mai capito quanto mi mancasse mia madre finché questa donna non è entrata nella mia vita. Non c'è stato giorno in cui non mi abbia telefonato, è estremamente protettiva.
Forse perché in qualche modo le nostre storie si somigliano, probabilmente rivede lei da giovane in me.
Quando si congeda faccio un giro veloce del salone per vedere se c'è da sistemare, anche se non è compito mio voglio comunque che sia tutto perfetto per non deludere Monica.
Sento delle voci concitate verso il corridoio e la mia stupida curiosità ha la meglio. Seguo il suono di quelle voci tanto familiari, finché non li vedo: Elia ed Edoardo stanno litigando, di nuovo.

"Che cazzo di problemi hai?" È Elia a parlare, sembra distrutto.
"Mi dispiace..."
"La devi smettere con queste scuse del cazzo, mi hai davvero stancato. Sono stufo di te, della tua indecisione di merda"
Edoardo mette le mani nelle tasche, lo guardo ma è come se fosse distante anni luce.

"Non potevo farlo quattro mesi fa e non posso farlo adesso, non capisco perché pensi che le cose siano cambiate"
Elia stringe le mani nei capelli quasi fino a strapparseli, in quel momento mi vede. Edoardo segue la direzione del suo sguardo e poi sospira, mi sento davvero un intrusa in questo momento.

"Avevi il mio cazzo in mano fino a poche ore fa, ti diverte distruggermi?"
Lo sospettavo, ma averne la certezza è diverso. Abbasso la testa sentendomi in colpa io, anche se in qualche modo sono la vittima.

"Era un bisogno fisico, questa storia deve finire" Elia scoppia a piangere, non l'ho mai visto tanto fragile. Come fa Edoardo a rimanere tanto freddo e impassibile in una situazione del genere? Lo guardo ed è come vedere Sebastiano, la rigidità della sua postura, la sua lingua affilata e lo sguardo freddo.
Corro verso Elia, lo stringo. Lui cerca di spingermi via ma non glielo concedo, aggrappandomi ai suoi vestiti.
"Ehy, guardami, ti devi calmare" Prendo il suo viso e lo rialzo, cerca di voltarsi perché probabilmente odia farsi vedere fragile.

Comincio a tremare dalla rabbia, Edoardo sta davvero passando il segno. La sua insensibilità in questo momento sta facendo del male a me, figuriamoci il dolore che sta infliggendo a Elia.
"Come fai a non vedere il male che gli stai facendo?" È una vera curiosità la mia, sono sinceramente sorpresa dall'uomo che ho davanti in questo momento. Ho sempre pensato che Edoardo fosse quello più sensibile e gentile, quello che capiva sempre tutto, ma devo ricredermi. È l'esatto contrario.
In questi giorni ho capito quanto Elia sia un uomo a primo impatto rude e crudele, ma con un animo fragile che in questo momento suo fratello sta facendo a pezzi senza pietà.

Elia improvvisamente ricambia il mio abbraccio, affonda la testa nel mio collo e il mio cuore comincia a galoppare fortissimo. So di provare qualcosa anche per lui, tuttavia non so se riuscirò mai a esprimerlo a parole, ad accettarlo.
"Questo è il vero Edoardo" Lo dice con una tristezza che mi lascia spiazzata, il dolore che sta provando è quasi palpabile.

Quante volte l'hai illuso, Edo?

"Perché lo stai facendo, ti ha sempre trattata di merda" mi dice proprio lui, alle mie spalle.
Non so, davvero.
Forse è perché per la prima volta ho visto dove nemmeno tu sei riuscito a vedere, o perché non riesco a sopportare il suo dolore.
Ma scavando più a fondo posso dire che vedere questo bastardo provare qualcosa mi accende una qualche speranza, ma non credo di potertelo dire.

"Non significa che farei altrettanto" Rispondo diplomaticamente, senza mai staccare gli occhi da Elia. Sta tremando, sono certa che stia provando qualcosa di molto simile a ciò che sto provando io, anche se non lo ammetterà mai perché ha bisogno di odiarmi per non crollare definitivamente.
"Va tutto bene, calmati" Gli accarezzo il viso, lui segue il movimento della mia mano, ci si appoggia.
"Sei bello anche quando piangi" Non riesco a frenare la lingua, ma lui perlomeno comincia a sorridere.
Ci scambiamo un bacio a fior di labbra, una roba davvero casta per i suoi standard.
"Grazie" Mi dice soltanto, ma in qualche modo sento che non è solo gratitudine la sua.

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