Aurora

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Ci ho messo due giorni per prendere coraggio e parlare con i miei colleghi della faccenda di Edoardo.
Due giorni che avrei potuto impiegare pianificando il da farsi, invece di fantasticare con la testa tra le nuvole.

In verità non so nemmeno se lui a questo punto voglia ancora collaborare con me, di certo dovrò scusarmi per la mia boccaccia troppo curiosa.

Quando entro al ristorante, due ore prima dell'apertura serale, la prima persona che incontro è Monica.
Bella sfiga direi.
Non è una persona cattiva, tuttavia si fa prendere facilmente dal panico se tutto non fila esattamente come dice lei.
L'ho scelta come caposala perché mi fa stare tranquilla, con lei di certo nulla può andare storto, ma adesso un po' me ne pento...

Scorgo Sara uscire dalle cucine, ha un lecca lecca in mano e due codini in testa, sembra una bambina. Le sorrido e l'abbraccio senza dire una parola, ho bisogno di coraggio per affrontare il discorso del catering.
Anche se sono la titolare non faccio comunque un passo senza di loro, siamo una squadra e se loro dicono di no allora sarà no.

Questo aspetto di me irrita moltissimo Monica, che ritiene io non sappia gestire i ruoli, dice che dovrei essere più autoritaria e non chiedere pareri ai camerieri su cose che riguardano i piani alti.

Sospiro, avvisando tutti che avremmo dovuto fare una chiacchiera. Alcuni sbiancano, forse il mio tono era troppo aspro?

In due giorni non ho smesso un secondo di pensare alla proposta di Edoardo, ma da qualsiasi prospettiva io la veda, sembra comunque una missione impossibile per un piccolo ristorante di periferia.

"Nessuno verrà licenziato, potete rilassarvi" Alcune spalle si abbassano, altri sospirano di sollievo. Sara e Domenico si mettono a ridere e si guardano.
Adoro la loro complicità, a dire il vero forse li invidio anche un po'.

"Bene, chiarito questo vorrei informarvi che mi è arrivata un importante richiesta, un catering per le festività di Natale... Non crederete mai per chi!"
Forse sono di parte, ma la mia voce entusiasta li incuriosisce.

"E il ristorante?"
La guastafeste di Monica, il mio avvoltoio personale, pronto a banchettare con la mia carcassa.
Mi gratto la nuca, sto cominciando a sudare. Infilo le mani nelle tasche dei pantaloni e comincio a camminare avanti e indietro.

"Dovremmo tutti fare uno sforzo, so che vi sto chiedendo di rinunciare alla vostra vita e alle feste in famiglia, sentitevi liberi di dire la vostra, qui siamo tutti uguali"
Monica lo sa che è un azzardo, mi guarda come se fossi impazzita.

"Dovremmo occuparci del cenone del ventiquattro, del pranzo del venticinque e preparare anche il cenone di capodanno. Non ci allontaneremmo molto dalla zona visto che dovremmo lavorare a villa Stasiani"
Sapevo che quel nome li avrebbe raddrizzati, perfino Monica è rimasta a bocca aperta.
Uno a zero per me, antipatica.
Le farei la linguaccia se non fossi una donna adulta.

"E i soldi?" Domenico, sempre con il conto in rosso, mi pone questa domanda esistenziale.
"Sei scemo? Ti rendi conto che gli Stasiani cagano soldi?" Uno degli aiuto chef gli molla uno scappellotto dietro la nuca. Voglio bene a ognuno di loro, senza questi quattro esauriti il mio sogno di aprire un ristorante sarebbe chiuso a doppia mandata nel cassetto.
A loro devo tutto.

"Verrete pagati con uno stipendio intero, a testa" Spero solo che basti, dovessi rimetterci anche di tasca mia lo farei, pur di aggiudicarmi quel lavoro.

"Per tre giorni, ho capito bene?"
Annuisco.
"Più gli extra, visto che sono festivi"
Scacco matto, credo di averli conquistati.

"Quindi di che cifra parliamo esattamente?" Chiudo gli occhi e sospiro, non vorrei davvero prendere Domenico e buttarlo nella friggitrice.

Con te o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora