Edolia 🟠

57 2 0
                                    

Edoardo

Mi tiro su dal letto la mattina dopo e mi sento sfinito, come se non avessi dormito affatto.
Ieri sono scappato come un codardo, incazzato nero con Aurora perché ha centrato un nervo scoperto per me.

Spesso Elia mi rinfacciava il fatto di ascoltare troppo gli altri, di farmi condizionare o crearmi problemi inesistenti.
Del resto l'ho lasciato proprio perché non riuscivo a sopportare la pressione psicologica di questa società.

Il fatto che Aurora abbia capito una cosa del genere incontrandomi solo due volte mi turba. Non so come abbia fatto, forse ha un livello di empatia che non ho mai riscontrato in nessuno.

Malgrado tutto mi dispiace averla lasciata lì come un idiota, mi sento in colpa.
Solo che stavolta non riesco a capire se sia per convenzione sociale o perché mi interessa davvero di lei.

Probabilmente è troppo presto per saperlo.

Mi alzo di malavoglia, ieri nel caos e nel mio umore di merda ho dimenticato di avvisare mio padre su Aurora e sulla proposta che le ho fatto. Mi faccio una doccia fredda perché mi sono svegliato eccitato, tuttavia l'amico dei paesi bassi non ha la minima intenzione di tornare a dormire.
Così sono costretto a toccarmi, cercando un pensiero che riesca a farmi sfogare e che non comporti occhi blu del mio cuore.

Dopo un po' nella mia mente si forma un immagine strana, le labbra di una donna, si sta mordendo. Qualcuno alle sue spalle le accarezza le braccia, sono entrambi nudi.
Continuo a toccarmi e comincio a sospirare, i due si baciano ma non riesco a vedere i loro volti. Non so perché, ma vederli insieme mi eccita, mi spinge a stringere il mio sesso fino a strozzarlo.

Vedo il corpo di lei e mi sembra così familiare, mi avvicino, lo stringo e la pelle è talmente pallida...
Apro gli occhi di scatto, mi fermo immediatamente.
È Aurora, ne sono assolutamente certo.

Mi getto sotto il soffione della doccia, rimango a tremare sotto lo scroscio dell'acqua ghiacciata ma decido di non toccarmi più.
Sono frustrato, stanco, e purtroppo consapevole che probabilmente Aurora mi eccita parecchio.

Sarà stata una buona idea proporle quel lavoro?

Quando entro nell'ufficio di mio padre lo trovo al telefono con qualcuno. Non appena mi vede mi sorride, cosa davvero strana visto che mi considera un fallimento.
Mi indica la poltrona dall'altra parte della sua scrivania, questo posto mi ha sempre messo i brividi, tutto colorato di marrone scuro e verde, mi dà un senso di oppressione e oscurità.

"Non mi interessa cosa vuoi tu, gli impegni si possono disdire" dice al telefono.
Abbasso la testa di lato con un ghigno, tipico di lui.
Tutti devono essere al suo servizio, ogni essere umano nel raggio di cento metri dalla sua figura è nato per servirlo.

"Papà, ho trovato un catering per natale" Non so perché lo interrompo, forse voglio solo che mi guardi, invece di trovare più interessante la telefonata con chissà chi.
Per fortuna lo vedo illuminarsi, sembra davvero felice.

"Finalmente qualcuno si rende utile qui!" Forse lo dice al suo interlocutore più che a me.

"Hai sentito tuo fratello? Si sta sforzando per queste festività, vedi di fare altrettanto, Elia"
Sbarro gli occhi, mi si secca la gola all'istante.
No, no, no, non ci avevo affatto pensato, cazzo.

Come ho potuto dimenticare che avrei rivisto Elia a Natale?
Mi è completamente sfuggito, merda.
Uno come me, sempre schematico e organizzato, che dimentica una cosa tanto essenziale.

Mio padre mette il vivavoce e smetto anche di respirare, per evitare di farmi sentire da lui.

"Perché cazzo pensi che siano tutti al tuo servizio, ah? Ho degli impegni, non verrò alla tua cena di merda, fattene una ragione"

Sorrido, il mio Elia. Sentire la sua voce mi fa ancora tremare le gambe.

"E a tua madre non ci pensi?" Eccolo, Sebastiano, il grande figlio di puttana manipolatore.

"Merda" Scoppio a ridere per la risposta di mio fratello, quel suo vocabolario colorito non lo aggiusterà mai.

"Che cazzo hai da ridere? Pensi che non abbia capito che sono in vivavoce?"
Mi zittisco subito, smettendo anche di sorridere. Lo sento sospirare al telefono, di certo nessuno dei due si aspettava di parlare al telefono dopo tre mesi in questa circostanza.

"Ti regalerò due giorni di tempo per dire di sì" Lo informa mio padre, ma lui si mette a ridere come uno scemo.

"Come se potessi comprare anche il tempo" C'è un po' di rassegnazione nella sua voce.

"Come se tu avessi scelta" Lo redarguisce mio padre. Elia stacca la chiamata senza nemmeno salutarmi.


Elia

Bastardi, tutti e due.
Maledetti figli di troia, mi rovineranno l'esistenza.
Ho tentato in tutti i modi di convincere quel coglione di Sebastiano a farmi saltare le festività, ma non c'è stato verso. Pensare alla delusione che darei a mia madre mi frena. C'è sempre stata per me, mi ha cresciuto e amato anche quando mio padre le spezzava le ossa ricoprendola di botte.

Non mi ha mai odiato per essere stato generato da quel mostro, almeno a lei lo devo.

Purtroppo però non ho idea di come riuscirò a gestire quelle giornate, solo risentire la risata di Edo mi ha mandato a puttane le sinapsi.
Come faccio?
Come diavolo devo fare?
Dovrei portarmi una ragazza e fingere davanti a lui? No, non ci riuscirei e avrei una palla al piede in più da gestire.

Sbuffo, mi accascio sul divano di casa mia. È ancora presto per andare in palestra, l'orologio segna solo mezzogiorno.
Prendo il cellulare e scorro la rubrica, il mio dito si ferma su un nome, sempre e solo su quel nome.
Lo accarezzo come se potesse sentirlo, mi manca da morire.
Ogni giorno senza di lui è un giorno in meno di vita, per me.

Schiaccio il tasto della chiamata e attendo, forse sono pazzo, ma ormai mi sono rassegnato.

"Elia" La sua voce mi porta a chiudere gli occhi. Sento il suo respiro nell'orecchio e me lo immagino qui, sopra di me, a sussurrarmi qualcosa.

"Parlami di qualcosa, qualsiasi cosa" Gli chiedo. Sono consapevole di sembrare uno sfigato, ma contro di lui non ho mai avuto alcun potere. Edoardo è tutto per me.

"Ho trovato il catering per la cena di Natale" comincia a dire. Mi slaccio i pantaloni, ancora con gli occhi chiusi.

"Mh, continua" La mia voce ora è più bassa, mi sta eccitando anche parlando di roba inutile, solo perché è lui.

"In realtà non so ancora se accetteranno, ma almeno per ora papà mi lascerà in pace" Faccio su e giù con la mano sul mio sesso, la sua voce è come miele caldo sulle corde vocali.

"Ah... Ancora, dimmi altro"
Sono certo che si sia reso conto di ciò che sto facendo, non è nemmeno la prima volta che succede.

"E... Quindi c'è la possibilità di... Ecco, poter avere un natale sereno"
Aumento il ritmo, quando comincia a balbettare so che è in imbarazzo, e questo mi manda ai matti.

"Ti voglio qui, sopra di me" Lo informo.
Lo sento sospirare e spero che si stia toccando anche lui.
"N-non posso Elì" Inarco la schiena, continuando a masturbarmi solo con il suono della sua voce in sottofondo.

"Tu sei mio" Sento un gemito dall'altra parte, così ho la certezza che anche lui stia facendo lo stesso atto sporco mio.

"È così sbagliato, cazzo..." Sta per venire, lo conosco così bene.
Ansima più velocemente, alcuni gemiti gli scappano dalle labbra e mi mandano il sangue tutto in mezzo alle gambe.
Esplodo in un orgasmo che mi sporca fino al collo, lui viene qualche secondo dopo di me.

Poi stacca la chiamata senza nemmeno salutarmi.

Con te o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora