Aurora

46 3 0
                                    

Finalmente mezza giornata di stop. Avere un ristorante è un arma a doppio taglio, non hai praticamente giorni liberi, aperti a pranzo e cena, soprattutto nei festivi.

Prendermi questa mezza giornata libera è essenziale per evitare un ulteriore crisi isterica davanti al personale, anche se non sarà una vera e propria pausa visto che ho intenzione di cercare un nuovo capo chef.

Passare l'intera mattinata a fare telefonate però non è valso poi a molto, tranne che a farmi venire un bel mal di testa.

Ma davvero abbiamo bisogno di un capo chef?
Mi do due schiaffi da sola per farmi tornare in me, in quel momento vedo mio padre uscire dalla sua stanza e grattarsi la pancia da birra che si ritrova.

"Ah, Aurò, mi fai un caffè?" Niente buongiorno anche oggi, ma ormai sono abituata.

Preparo il caffè e glielo porgo, lo sorseggia in modo rumoroso facendo zapping alla TV.
Sospirando decido che forse è meglio uscire di lì, devo fare tutto il possibile per evitare di ammazzare qualcuno.

Dopo venti minuti di passeggiata il cellulare comincia a squillare senza sosta, è un numero che non ho mai visto.

Indecisa se rispondere o meno perdo l'occasione perché dall'altro capo si arrendono e riattaccano. Riprendo a camminare ma tempo due passi il telefono ricomincia a trillare come un matto, stesso numero. Di certo non si arrende.

"Pronto?" Sono un po' scocciata in verità e probabilmente dalla mia voce si intuisce benissimo.

"Salve, mi scusi sono Edoardo, mi ha offerto la cena ieri sera, volevo sapere se fosse interessata a una specie di catering, il team che si occupava della cena di Natale per la mia famiglia ci ha dato buca quindi ecco... Ho pensato subito a lei"

Mi blocco per strada, divento proprio una statua di sale.
Sono consapevole di sembrare una completa deficiente e mi ci vogliono diversi secondi per riprendermi.

"È ancora lì?" Sento al mio orecchio.
È un'occasione, una buona occasione in verità.
Ma è il due Dicembre e preparare un cenone di natale avendo anche un ristorante è forse un carico di lavoro che non posso permettermi.

"Sì, stavo riflettendo"

"Guardi, possiamo vederci per un caffè? Capisco che sia un preavviso davvero schifoso, ma possiamo metterci d'accordo così da non pesare sul suo lavoro al ristorante, che ne pensa?"

Ma perché sono così indecisa? Il lavoro è lavoro e se te lo offre un figo da paura meglio ancora, no?

"Va bene, riesce a venire al ristorante verso le diciassette? Siamo ancora chiusi a quell'ora"
Dall'altro capo del telefono Edoardo mi conferma l'appuntamento, così corro al ristorante per finire tutte le faccende in programma. E anche stavolta la giornata libera domai.

Quando lo vedo mi si secca la bocca, sembro una stupratrice o qualcosa del genere, mi sembra di non vedere un uomo da anni.
Entra con disinvoltura, puntuale come un orologio. È sempre vestito elegante, stavolta però i capelli sono messi a posto.
Si siede al tavolo della sera prima e aspetta che qualcuno si renda conto della sua presenza -sarebbe impossibile non notarti-

Gli vado dietro e spunto alla sua sinistra, lo vedo sobbalzare per la sorpresa.
È sempre assorto nei suoi pensieri quindi mi piace stuzzicarlo in questo modo.
"Buon pomeriggio, ho già chiesto a Sara il nostro caffè" Lo informo, prendendo posto di fronte a lui, proprio come la sera precedente.

"Bene. Vorrei arrivare subito al punto se non le dispiace" Annuisco, l'avevo capito che era un tipo estremamente pratico e professionale.

"La mia famiglia è la Stasiani, non so se la conosce"
Cazzo se la conosco.

Sebastiano Stasiani è il più ricco figlio di puttana di tutta la città, se non della regione, era impossibile non conoscerlo.
Proprietario di un azienda di telecomunicazioni aveva un fatturato con diverse paia di zeri.
Mi chiedo se la mia crisi isterica di ieri non sia stata ascoltata dall'altissimo per questa grandissima botta di fortuna.

Cerco di non farmi prendere in fallo dalla sorpresa e annuisco semplicemente, come se non stessi rotolando sul pavimento del mio subconscio.
Per fortuna c'è Domenico a salvarmi con il mio caffè, comincio il mio rituale di scioglimento dello zucchero, vedo Edoardo seguire ogni mio movimento con lo sguardo.

"Bene, così ci risparmiamo gran parte della roba inutile. Allora il problema è questo: ogni anno il signor Stasiani -noto che non lo chiama papà- ingaggia una ditta di catering per il cenone di natale e capodanno, tuttavia quest'anno c'è stato un imprevisto non meglio specificato dalla ditta, fatto sta che la mia matrigna è in piena crisi e mio padre minaccia di denunciare ogni singolo dipendente di quella società. Stamattina era un caos totale, deve assolutamente salvarmi!"
Mi fa sorridere il suo modo di parlare, sembra una vera catastrofe per come l'ha messa.

"Quindi parliamo del ventiquattro, venticinque e poi ancora il trentuno, giusto?" Annuisce con la speranza negli occhi, sembra quasi un cucciolo bastonato.

"Ho bisogno di parlarne con il mio staff, dovrò assumere altro personale per quei giorni, devo coprire anche i turni al ristorante" Poggia una sua mano sulla mia, sopra al tavolo, è sudata. Penso ci tenga davvero a quell'evento, come se una cosa tanto futile potesse davvero rovinare tutto.

"Lo capisco, infatti per il breve preavviso e per i problemi che le causerò sicuramente ho previsto di pagarla il doppio di qualsiasi cifra mi dirà"

Deglutisco a vuoto, sono davvero davvero interessata a quella proposta di lavoro, ma non vorrei fare il passo più lungo della gamba e trovarmi poi con il culo per terra. Ho sei dipendenti da sfamare e devo garantire a ognuno di loro un entrata mensile degna.

Osservo le nostre mani ancora intrecciate, lui se ne rende conto solo in quel momento e tira via la sua.

"Posso chiederle una cosa un po' personale?" Mi gratto la nuca in imbarazzo, ma voglio cercare di conoscerlo.
Lui fa quella cosa di ieri sera, inclina la testa di lato. È bellissimo quando lo fa.
Annuisce.

"Ci tiene davvero così tanto alle apparenze?"
Lo vedo rabbuiarsi, devo aver detto la cosa sbagliata. Si alza incazzato nero, posso dirlo chiaramente guardandolo negli occhi.
Mi sarò giocata la mia opportunità lavorativa?
Mi sa che sono proprio una deficiente che non sa tenere a freno la lingua. Da piccola la mamma mi rimproverava sempre perché ero capace di metterla in imbarazzo in ogni luogo possibile, raccontando aneddoti imbarazzanti su di lei.

"Vorrei solo avere un pasto decente con la mia famiglia e un natale sereno, spero che lei sia la persona giusta per potermelo dare" È decisamente furioso, ma sento che c'e dell'altro, una specie di dolore o malinconia, non so dirlo con certezza.

Fatto sta che lo vedo allontanarsi in fretta e furia dal ristorante, lasciandomi in piedi come uno stoccafisso, con la mano ancora tesa in segno di saluto.





Note:
Volevo avvisarvi che la stesura della storia è CONCLUSA, di conseguenza posso garantirvi aggiornamenti regolari.

Quando?

Ogni giorno, alle quindici.
Prendi nota 🫰🏻

Con te o con nessuno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora