Elia

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È la vigilia di Natale, mi alzo di malavoglia perché so che questo sarà solo l'inizio del mio inferno. Non sono pronto a rivederlo, per quanto abbia cercato disperatamente di prepararmi per oggi.
Resto sotto la doccia più tempo del dovuto, cercando in qualche modo di mettere a tacere questa ansia di merda che mi sta chiudendo lo stomaco.

Indosso una camicia bianca e un pantalone classico blu, metto un po' di gel tra i capelli, appuntandomi mentalmente l'appuntamento con il barbiere il prima possibile. Un ciuffo non ha intenzione di rimanere al suo posto e alla fine lo lascio ricadere sugli occhi perché so che con l'umore nero di oggi finirei per strapparmelo dalla radice.

Ancora devo capire per quale motivo se si cena insieme la vigilia io debba essere presente già a ora di pranzo, è come se Sebastiano ci tenesse particolarmente a rompermi i coglioni.

Prendo le chiavi della moto e scendo, per strada solo il rombo del motore e il vento riescono a tranquillizzarmi un po', un attimo di pace prima del caos.

Arrivo a casa Stasiani puntuale come un orologio svizzero, parcheggio la moto in garage e percorro il vialetto. Ho la netta sensazione di affondare nelle sabbie mobili a ogni passo che compio, sto facendo tutto questo per mia madre, è bene che lo ricordi.

Quando entro in casa la situazione è più o meno come quella di Hiroshima nel quarantacinque. C'è gente sconosciuta che corre in tutte le direzioni, mia madre che dà disposizioni e Sebastiano seduto sul divano come un cazzo di Dio, che legge il giornale.

Odio la sua abitudine a farsi servire, come se ogni cosa gli fosse dovuta perché è un figlio di puttana.

Mia madre mi vede e mi corre incontro, la stringo forte al petto e mi abbasso a inspirare il suo profumo, da quando sono al mondo è l'unica cosa che davvero mi rilassa: il profumo di mia madre.
"Sono così felice di vederti amore mio, mi sembri alto otto metri"

Le sorrido e le stampo un bacio sulla tempia.

"Sei tu che sei bassa mamma" Mette un po' il broncio ma so che non si offende mai con me.

"Vieni, voglio farti conoscere una persona" Mi trascina, sì letteralmente, in cucina, dove inspiegabilmente sembra tutto perfettamente in ordine.

"Le ho già detto quattro volte che non deve aiutarci, cosa ci fa di nuovo qui?" Seguo il suono di quella voce che riconosco immediatamente, è la tettona del locale. Non appena mi vede sbarra gli occhi, le vedo chiaramente dell'astio nello sguardo, la cosa non mi dispiace.

"Lo so ma giuro che stavolta era per farti conoscere mio figlio Elia, è appena arrivato" Si imbarazza la nana con le tette, mentre mia madre tutta feliciona fa le presentazioni.

"Questa è Aurora, la mia salvatrice. Senza di lei quest'anno non avremmo avuto un natale" Sbuffo, perché esagera sempre. Forse ha dimenticato i Natali passati al buio perché quella specie di padre che mi ritrovo non pagava le bollette, o di quei Natali passati al pronto soccorso perché aveva le ossa rotte da quel bastardo.

"Signora, Natale non sono le cose, ma le persone, il suo Natale è accanto a lei" La guardo, anche stavolta mi ha lasciato senza parole. È vestita come una segretaria ma la trovo ugualmente bellissima, il fatto che sia intelligente poi la mette una spanna sopra gli altri, visto che sono perennemente circondato da idioti.

"Hai ragione cara, ora ce ne andiamo, giuro che non ti disturbo più! Vieni Elia, tuo fratello è arrivato poco prima di te"

Nel voltarmi noto che Aurora sussulta alla frase di mia madre ma non ne capisco il motivo.
Al momento sono molto più preoccupato del fatto di dover rivedere Edoardo.

Esco da quella cucina come un morto che cammina e purtroppo per me lo vedo immediatamente.
È poggiato a una colonna di marmo a lato del salone, sta parlando con la ragazza che aveva adocchiato Lorenzo nel locale e un altro ragazzino che non ho mai visto.
Stringo la presa sul braccio di mia madre, come facevo sempre da bambino quando avevo timore di qualcosa.

"So che avete litigato, altrimenti non sarebbe mai tornato a vivere qui, però è sempre tuo fratello, qualsiasi cosa sia successa tra voi vedi di risolverla"
Eccola, la despota. Ogni tanto punta i piedi, soprattutto quando si tratta di Edoardo. È sempre stata molto protettiva con noi, con Edoardo anche più di me.
È più piccolo di me, quando l'ha conosciuto a malapena le arrivava alla gonna, penso l'abbia preso a cuore subito, complice il fatto che sua madre era andata oltreoceano pur di non rivedere più quel bastardo di Sebastiano.

"Fratellastri" Preciso. La sento sbuffare, ma se sapesse cosa ho fatto in questi anni con Edoardo non si azzarderebbe nemmeno a chiamarlo fratello.

Lui si volta a guardarmi, vedo chiaramente il suo corpo irrigidirsi e il suo sorriso sparire.

Mi odi davvero così tanto?

Mi avvicino a passo lento, la ragazzina del locale prende il sopravvento su ogni possibile conversazione.
"Ma tu sei quello dell'altra sera!"

Edoardo è perplesso, un po' comincia a piacermi questa situazione.

"Vi conoscete?" La sua voce è tesa, forse pensa che me la sia scopata.

"L'ho vista mezza volta perché un mio amico ci provava con lei, ho visto anche la tettona in cucina, un Natale così forse me lo meritavo" Sono sarcastico, in verità rompere il cazzo agli altri è la mia specialità da sempre. Il ragazzo accanto a noi sussulta, a un certo punto.
"Domenico, stai bene?" Lui fa sì con la testa, ma è palese che sia infastidito da qualcosa. Facendo due più due probabilmente è il fidanzatino di questa qui, magari stuzzicarli un po' potrebbe essere divertente.

"Certo che eri vestita proprio come una cubista quella sera, Lorenzo ti ha toccato tutte le zone erogene?"
Quel Domenico è visibilmente incazzato, rigido nella postura e con i pugni stretti in una morsa, deve solo azzardarsi a toccarmi.
"E tu invece sei stronzo tale e quale a quella sera, eh?" È la voce di Aurora quella alle mie spalle, non so perché io riesca a riconoscerla malgrado l'abbia sentita mezza volta in un locale con la musica a palla, fatto sta che mi volto con il sorriso sulle labbra.

"Che posso dire, è il mio talento" Scrollo le spalle e vedo che Edoardo è visibilmente infastidito, ho centrato due birilli con una palla sola, si prospetta una serata interessante.

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