1. ESTATE 1999

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Vivo a Palermo da quando sono nato (nel 1970) ma tra qualche mese mi trasferirò a Roma. Ho deciso di frequentare lì l'istituto sperimentale di cinematografia (ISC). Sono molto indaffarato coi preparativi della partenza visto che ho solo un mese per stipare in poche valigie tutta la mia vita.

Il mio nuovo amico Giulio, che mi ospiterà a casa sua per i primi mesi, è venuto in Sicilia dalla capitale per un viaggio di una decina di giorni e così abbiamo deciso di fare una gita a Segesta che per me è un luogo molto speciale da quando tra il '95 e il '96 andavo a Trapani a svolgere il mio servizio civile. Ci passavo sotto sia all'andata che al ritorno, mi fermavo sempre ad ammirare il Tempio che si staglia sulla collina a dominare tutta la vallata. Di giorno il suo giallo chiarore splende contro il cielo azzurro colpito dai raggi del sole e di notte illuminato da fari dal basso emana tutto il suo alone di antico mistero.

Andare proprio a Segesta oggi visto il caldo forse non è una scelta sensata. Ci sarebbero posti molto più tranquilli e comodi da visitare. In realtà voglio salutare questo luogo tanto amato. Chissà quando potrò tornarci ancora.

Prima di uscire mi guardo allo specchio per assicurarmi di essere in ordine. Indosso delle sneakers azzurre, dei bermuda in denim blu slavato e una polo celeste. Prendo lo zainetto Invicta e gli occhiali da sole, i miei Oakley arancioni ed esco di casa. Chiudo la porta salutando i miei genitori.

Vado a prendere Giulio nel suo Hotel in centro città. Lui è già in strada che mi aspetta. Suono il clacson, mi nota, sorride, si avvicina velocemente, sale in macchina e andiamo. Ho una fiat 500 azzurra metallizzata, di quelle squadrate, molto in voga in questi anni, non la classica 500 tondeggiante degli anni '70.

Giulio è vestito di nero, suderà parecchio col caldo che fa oggi, ma non rinuncia al suo look total black neanche con 40°. Indossa bermuda neri, t-shirt nera, sneakers nere, zaino in cuoio marrone e per fortuna cappellino bianco.

Esco dalla città, imbocco l'autostrada Palermo\Trapani. Durante il viaggio ascoltiamo musica e cantiamo a squarciagola "Maria" dei Blondie. Poi alla radio passano Anna Oxa che canta "Senza pietà", il pezzo con cui ha vinto Sanremo, la cantiamo con più padronanza, perché ammettiamolo non siamo certo così ferrati in inglese, soprattutto io che ho studiato solo francese.

Arriviamo nella piana di Calatafimi e vediamo il tempio da lontano, lo indico a Giulio. Sento una granda emozione nello spiegare quel che so di questo luogo misterioso. Esco dall'autostrada e imbocco la strada che porta su alla collina. Arrivati al parcheggio lasciamo la macchina e andiamo in biglietteria. Giulio prende i biglietti per entrambi, io compro 2 bottigliette d'acqua al bar che c'è lì accanto.

Percorriamo la salita che porta davanti al tempio. Si suda, è faticoso, fa molto caldo, gli scalini scavati nella pietra sono consumati dal tempo, la polvere viene sollevata dai piedi e portata in alto dal soffiare del vento. Restiamo il silenzio durante la camminata più che altro per la fatica.

Arriviamo nella spianata che si trova davanti al tempio. Ci fermiamo al centro per ammirare questo capolavoro di appena 2500 anni. Sento un brivido come se un vento freddo mi colpisse. Strano, penso, non ci può essere aria fredda in questo momento e in questo luogo. Ma non gli dò importanza.

Giulio si dirige in silenzio verso il grande cartello che si trova alla nostra sinistra, dove è scritta la storia del sito archeologico. Ci soffermiamo a leggere senza parlare.

Vorrei raccontargli delle colonne non scanalate, la legenda del tempio mai finito, del mistero che avvolge la popolazione che ha fondato la città, gli Elimi, ma le parole mi si seccano in gola, non riesco ad emettere suoni. 

Prendo la mia bottiglietta d'acqua e bevo. Giulio mi sembra più strano del solito, sembra altrove, assorto in pensieri che ignoro. Non sono sorpreso di questo suo modo di essere, conoscendolo. Invito Giulio a proseguire all'interno del tempio. Saliamo i 4 gradini ed entriamo proprio al centro con 3 colonne a sinistra e 3 a destra. Ci fermiamo al centro, lì dove avrebbe dovuto esserci l'altare o la cella di un qualche Dio a cui il tempio era dedicato, nessuno sa quale fosse.

EONIOS DESMOS (LEGAME ETERNO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora