63. RITORNO A CASA

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Sembra che si stia formando un tunnel nella nebbia, è cosparso di luci colorate, piccoli bagliori che formano un vortice. Un senso di distacco e disperazione mi pervade, non sento più la mano di Ilush nella mia, non sento la sua voce né la sua presenza. Le lacrime sagnano il mio viso, un vuoto enorme mi inghiotte. Inizio di nuovo a vedere qualcosa di reale, è come se stessi uscendo dal tunnel. Guardo i miei piedi, ho di nuovo le sneakers, sono di nuovo nel 1999, sto di nuovo camminando sui sassi, vedo le erbe secche e le piccole palme. Ho di nuovo i bermuda, al mio polso l'orologio, la mia t-shirt, gli occhiali e lo zaino Invicta. Ma non ho più ciò a cui tengo più di ogni altra cosa.

Sono solo. Ilush non è più al mio fianco, la mia mano è vuota. La guardo per vedere se c'è rimasta traccia, la annuso per sentire se c'è il suo odore, il suo profumo. Niente. Sento solo un enorme vuoto dentro e le lacrime che segnano il mio viso. È stato un sogno, una semplice visione, un viaggio nel tempo. Com'è possibile che in così poco tempo ho vissuto una vita intera. Il tempo è solo un'illusione o sono stato risucchiato in un tunnel temporale?

Sento questo enorme vuoto dentro, nel petto, nel cuore. Dove saranno finiti tutti coloro che componevano la mia Zamilièt, il mio nucleo. Ricordo ancora qualche parola di quella strana lingua Elima. Dove sarà adesso il mio Ilush? Piango, mi dispero, mi porto le mani sul viso. Mi asciugo con la t-shirt, cerco di ricompormi. Riprendo a camminare con fatica. Sono sudato, fa davvero tanto caldo. Finalmente ritrovo Giulio seduto sul tronco che legge il suo libro. Ha lo zaino marrone poggiato per terra, non è più la mia balia dell'800.

- "Quanto tempo è passato?"

Chiedo al mio amico.

- "10 minuti. Perché me lo chiedi? Il tuo orologio non funziona?"

Mi guardo il polso, giusto ho un orologio moderno. Strano ritrovare tutti gli oggetti che compongono il mio presente. Sono passati 10 minuti ma io ho vissuto 20 anni, una vita intera.

- "Andiamo via da qui?

Mi chiede Giulio alzandosi e spolverandosi i vestiti neri dalla polvere.

- "Ok, torniamo a casa."

Metto un piede davanti all'altro e mi muovo verso il parcheggio. Scendiamo la stessa scalinata che ho fatto poco fa tenendo la mano del mio Ilush e continuo a piangere in silenzio. Giulio non mi vede, è dietro di me. Arriviamo alla macchina. Prendo la chiave dallo zaino, la guardo come se la vedessi per la prima volta. La inserisco e la giro, apro la portiera, entro nell'abitacolo. È tutto così strano e surreale. Questo mi sembra un sogno, non quello che ho vissuto fino a pochi minuti fa.

Giro la chiave e metto in moto, accendo l'aria condizionata, metto in folle ed esco dall'auto chiudendo la portiera per far sfreddare l'abitacolo. Mi giro verso il tempio, lo guardo per l'ultima volta, cerco di dire addio. Mi giro verso la città, cerco la mia casa, non esiste più nulla, solo poche pietre. Mi sento straziare il petto, come se il pugnale dei sacrifici mi stesse squarciando le viscere. Basta. Devo allontanarmi da questo luogo. Salgo in macchina. Giulio ha già la cintura di sicurezza inserita. Parto e cerco di buttarmi tutto alle spalle. Mentre mi allontano guardo dallo specchietto retrovisore per l'ultima volta il tempio. Addio mia zamilièt, addio mio amato Ilush.

***

La sera sono a cena con Giulio in riva al mare, in un ristorante nel golfo di Mondello, vicino alla vecchia torre, poco prima della piazza con la fontana a forma di sirenetta. Mangiamo pesce ma ognuno di noi è perso nel proprio silenzio.

Vorrei parlare con lui di quel che mi è successo sta mattina. Non riesco a tradurre in parole le visioni, le emozioni, la sofferenza, le gioie, le avventure e il dolore del distacco.

EONIOS DESMOS (LEGAME ETERNO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora