Stamattina ci siamo svegliati tutti alle prime luci dell'alba, io mi sono preparato come per le occasioni solenni, i miei abiti però sono scuri e austeri e al tempo stesso preziosi, l'unico accessorio vistoso è il mio copricapo d'oro molto alto, tutto intarsiato con motivi sacri. Ilush resterà a casa perché ancora è un po' debole e la sua presenza non è necessaria, nonostante ha chiesto più volte di poter essere presente.
Faremo una procedura abbreviata visto che ci sono le confessioni dei colpevoli, in un paio d'ore sarà tutto finito. Il tribunale non è lontano e quindi vado a piedi scortato da Androsh e da due guardie, non ritengo opportuno girare da solo per la città, voglio dare un segnale chiaro a chi nutre ancora odio nei nostri confronti. Non sono affatto sicuro che tutti i colpevoli sia stati arrestati e nel dubbio preferisco essere cauto.
L'edificio dove si svolgerà il processo ha un pronao con 9 grandi colonne e una lunga e imponente scalinata, perché è posto su un colle che si affaccia su una piazza al cui centro c'è la statua della Dea Ishtar con in mano una bilancia. Il tribunale ha una forma rettangolare ma sul fondo dove si svolgono i processi c'è una sala con le pareti arrotondate a semicerchio e delle grandi finestre poste in alto. Percorriamo la scalinata, attraversiamo il pronao e ci dirigiamo verso la sala delle udienze attraversando l'intero edificio.
I 12 Priftes sono già tutti presenti, al contrario Potresh e Kalaja non sono ancora arrivati. Prendo posto al centro dei 12 su un trono posto più in alto nella parte a semicerchio, su un gradino più in basso i sacerdoti, e nel terzo gradino siederanno Kalaja e Potresh posti su sedie al centro. I colpevoli in catene sono seduti su una panca di fronte e ai loro lati 2 guardie con armatura, schinieri, elmo, scudo e lancia.
Siamo tutti ai nostri posti, seduti in attesa dei ritardatari che dopo una ventina di minuti arrivano senza neanche scusarsi del ritardo. Potresh ha un'espressione cupa, Kalaja invece sa celare bene le sue emozioni, ha un'espressione di circostanza. Prendono posto e si comincia.
Il magistrato espone i fatti che sono noti già a tutti noi, la confessione dello schiavo che ha portato alla cattura di Xenjesh, e la sua confessione negando la partecipazione di altri.
Ai 2 colpevoli chiedo se hanno altro da aggiungere, entrambi dicono di no, si dichiarano colpevoli ma chiedono clemenza, sono visibilmente pentiti o almeno così sembrerebbe. Tengono la testa bassa e lo sguardo verso il pavimento, a me sembra che siano stati istruiti da qualcuno per ispirare la nostra compassione. Ma potrei sbagliarmi.
Viene chiesto di uscire a tutti, restiamo noi che dobbiamo stabilire la pena. Anche Potresh e Kalaja escono, resto da solo coi 12 Priftes. Discutiamo a lungo, in molti vogliono dare una punizione esemplare cioè la morte, io li lascio discutere e rimango neutrale. Dopo un'ora di discussioni in cui le due parti cercano di argomentare il loro punto di vista, si procede con una votazione per alzata di mano. 6 sono per la punizione più severa cioè la morte e 6 invece vorrebbero una pena più leggera visto che Ilush non è morto.
Poiché non c'è una maggioranza, come io immaginavo sin da subito, toccherà a me decidere.
- "Vellèzerit, compagni, il crimine commesso è indubbiamente grave, perché Ilush è sopravvissuto per miracolo, e solo perché Androsh, il vellài, ci ha portato il cibo avvelenato e abbiamo subito riconosciuto l'odore del veleno. Se non fosse stato così staremmo parlando di un omicidio e non ci sarebbe nessun dubbio che la punizione sarebbe la morte per entrambi. Io propendo per una pena severa ma giusta, se ci mostriamo troppo severi non faremo il bene della Kòmbis e della nostra amata Kytèti. Siete d'accordo con me?"
Tutti annuiscono e quindi procedo con l'esposizione della mia proposta.
- "Per lo schiavo propongo l'esilio a vita dalla nostra comunità, e la vendita a qualche mercante che lo porterà lontano senza mai fare più ritorno nelle terre Elime."
Tutti e 12 sono d'accordo.
– "È una punizione giusta, in fondo uno schiavo non ha modo di ribellarsi ai comandi di un padrone, ed è per questo meno colpevole."
Afferma con decisione uno dei 12 Priftes, gli altri concordano con lui. Annuisco e riprendo la parola.
- "Per quanto riguarda Xenjesh propongo che venga ridotto in schiavitù e lavori alla costruzione del tempio insieme agli altri schiavi, avrà così la possibilità di ravvedersi del suo crimine, potendo guardare con le catene ai piedi la libertà di cui godono gli altri, tutti i privilegi che aveva come Honomàze gli saranno revocati e non potrà mai più tornare libero dalla sua famiglia, a meno che negli anni non si ravveda e gli venga da noi accordata la grazia."
Anche in questo caso sono tutti d'accordo, sembra una punizione giusta. Raggiunto così il verdetto vengono fatti rientrare tutti, a Potresh viene data una pergamena da leggere dove è stata scritta la sentenza. Mentre legge si percepisce il suo nervosismo, la sua voce sembra tremante, ma guardando le facce dei 12 mi pare che nessuno a parte me ci sta facendo caso. Nel mio cuore sento una spaccatura, non mi fido più come un tempo di colui che consideravo mio vellài.
I colpevoli accettano la loro punizione sommessamente e vengono portati via. Ora bisogna comunicare al popolo la sentenza. Usciamo dalla sala e attraversiamo l'edificio. Varchiamo la soglia del tribunale e un gran vociare di persone mi assale. Una folla di cittadini si è radunata nella piazza davanti al tribunale, vogliono conoscere la sentenza. A me spetta comunicare loro le nostre decisioni.
Prendo la pergamena dalle mani di Potresh che sembra col pensiero da un'altra parte e leggo la sentenza. La maggioranza dei cittadini la accoglie con applausi, alcuni mormorano che sarebbe stata meglio una punizione più severa ma sembrano una minoranza. Uno di questi prende la parola.
- "Perché non è stato condannato a morte? Forse perché era un Honomàze? Perché era ricco e di buona famiglia? (Fa una pausa e cerca il consenso di quelli che ha attorno, alcuni annuiscono, poi riprende) Se fosse stato un popolano, uno di noi gente comune avrebbe avuto lo stesso trattamento?"
Le sue parole mi colpiscono allo stomaco, come se una parte di me non potesse dargli torto, ma nel contempo non sono d'accordo con le sue parole. Devo essere diplomatico, e portare avanti il mio ruolo e i miei doveri anche se in questo caso è difficile. Facendo un grosso sforzo, cerco di spiegare le motivazioni che ci hanno fatto prendere questa decisione.
- "Abbiamo deciso di essere clementi a prescindere dall'estrazione sociale dei colpevoli. Infatti anche lo schiavo è stato graziato. Non si è trattato di omicidio, quindi la messa a morte dei colpevoli sarebbe stata una punizione eccessiva. Non c'è nessun valido motivo per recidere due vite così giovani."
Le mie parole quietano gli animi di tutti e dopo qualche minuto la folla ormai appagata si disperde senza ulteriori discussioni. Tuttavia le parole del contestatore mi rimangono appiccicate nella mente, una parte di me sa che è come lui ha detto, se Xenjesh non fosse stato un Honomàze, sarebbe stato condannato a morte, ma avendo graziato lui anche lo schiavo è stato solo esiliato. Abbiamo cercato di essere equi o forse solo giusti. Tuttavia devo ammettere a me stesso che se non fosse stato per la supplica di Ilush sarei stato meno propenso alla clemenza e forse l'esito non sarebbe stato questo.
Sono perplesso e confuso, ma non posso permettermi di manifestare tutto ciò, mi stampo un sorriso in faccia e saluto i 12 Priftes, cerco Kalaja e Potresh per salutare anche loro, ma non ci sono più, sono già andati via mentre parlavo al popolo.
Col la mia guardia e Androsh ci incamminiamo verso casa con passo spedito, è già ora del Drekas (pranzo) e ci staranno aspettando per mangiare e sapere come si è svolto il processo.
P.S.
Questo capitolo è piuttosto breve, ma spero vi piaccia come gli altri. So che ci sono tante domande senza risposte, ma dovrete avere pazienza fino alla fine. Ogni mistero verrà svelato ma altri se ne aggiungeranno mentre la storia si evolve.
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EONIOS DESMOS (LEGAME ETERNO)
FantasíaNel 1999 due ragazzi sono in gita a Segesta, Aurelio si allontana dall'amico Giulio e all'alzarsi di una strana nebbia viene sbalzato indietro nel tempo. Si ritrova nello stesso luogo ma parecchi secoli prima, nel 509 a.C. Vive una vita di 20 anni t...