48. PAGHERETE PER LE VOSTRE COLPE

11 4 2
                                    

Attraversiamo la folla, i soldati armati tengono lontani i curiosi che vogliono sapere cos'è successo. Arriviamo finalmente vicino al carro e ai cavalli che abbiamo lasciato al centro del piazzale antistante il tempio. Le persone incoraggiate o meglio spinte via dai soldati si disperdono finalmente. Hanno capito che lo spettacolo è finito e non c'è più nulla da guardare. La loro misera curiosità non verrà saziata per oggi.

Potresh e Kalaja vengono scortati in prigione, mi occuperò più tardi o al massimo domani di loro, per il momento voglio riportare a casa la mia zamilièt e mi voglio occupare dei vellèzerit.

Mentre aiutiamo Androsh a salire sul carro, noto che Potresh si è svincolato dai soldati e si dirige verso di noi. I soldati e Kalaja lo inseguono. Ha gli occhi sgranati, quando è così furioso nessuno riesce a fermarlo. Meglio affrontarlo con le parole e farlo ragionare che mettersi a lottare lì davanti al tempio. Vado verso di lui, lo guardo dritto negli occhi, sono fermo e deciso a non dare altri spettacoli. Faccio segno con la mano ai soldati di fermarsi, ci penso io a calmarlo.

- "Vellai, cos'altro vuoi dirmi che già non è stato detto?"

Sgrana gli occhi, è sorpreso dalla mia calma, forse si aspettava un'altra reazione. La sua espressione muta, i suoi lineamenti contratti si distendono.

- "Sono felice che siamo tornati ad essere vellèzerit."

- "Non abbiamo mai spesso di esserlo."

Direi qualunque cosa pur di calmarlo e chiudere con questo teatrino, certe cose è sempre meglio affrontarle in privato. Ha in mano il pugnale dei sacrifici, lo avrà sottratto al soldato che lo custodiva. Potresh è pur sempre il capo dell'esercito, colui che ha formato tutti i soldati dell'esercito Elimo, ed è perfettamente in grado di batterli tutti. Solo io e Androsh siamo in grado di fronteggiarlo, ma al momento il ragazzo è fuori gioco.

- "Ricordi quando da ragazzi eravamo amanti?"

- "Certo che lo ricordo, come potrei dimenticare le gioie che abbiamo condiviso?!"

Noto che il suo viso è rigato da lacrime. Mi viene l'istinto di abbracciarlo, ma prima che io possa fare un passo verso di lui, cade in ginocchio, si getta ai miei piedi. Grida la sua innocenza.

- "Sono innocente, devi credermi. Io e Kalaja non siamo in nessun modo responsabili dell'aggressione nei confronti di Ilush e Androsh. Abbiamo cercato in ogni modo di convincere i 5 Priftes a desistere dai loro progetti omicidi. Devi credermi."

I soldati vedendolo in terra, lo raggiungono, cercano di immobilizzarlo, cercano di togliergli il coltello dalle mani.

- "Lasciatelo parlare, voglio ascoltare cos'altro ha da dire. Allontanatevi."

I soldati obbediscono, si allontanano di qualche passo.

- "Come sapevate cosa stava succedendo? Io non credo che voi 2 siete del tutto estranei ai fatti, in qualche modo sento che siete coinvolti se non addirittura almeno in parte responsabili."

Abbassa gli occhi. Lo aiuto a tirarsi su, non ha senso che resti ancora in ginocchio, voglio trattarlo da pari, non guardarlo dall'alto in basso. Mi guarda negli occhi.

- "Io ti giuro che siamo innocenti, dal giorno in cui ci siamo incontrati qui al tempio con Kalaja, il nostro cuore ha ripreso a battere. Dal drèkas in poi ci siamo sentiti parte di un'unica famiglia. Da quel momento abbiamo preso le tue difese, ti abbiamo protetto e abbiamo cercato di dissuadere i Priftes dai loro progetti omicidi."

- "Perché non siete venuti a riferirmi tutto? Perché non avete parlato apertamente con me? Forse perché prima della riconciliazione siete stati voi i fautori della congiura? Non è forse vero che siete stati voi a ispirare l'idea che uccidere Ilush era l'unica strada per farmi cambiare idea sui riti di sangue?"

Abbassa lo sguardo, sento Kalaja piangere. Le loro colpe sono evidenti. Hanno preso coscienza di quel che hanno causato.

- "So di avere ragione, non mi aspetto delle risposte. Inutile che negate. Non siete innocenti. Avete le vostre colpe e pagherete per esse. Minacciare il Kreukishes, cospirare alle sue spalle, tentare di uccidere un ragazzo innocente così giovane solo per farmi cambiare idea su un progetto che io porterò a termine in ogni caso, non sono cose che possono essere dimenticate, né perdonate con una stretta di mano. Pagherete per le vostre colpe! Tuttavia visto che avete cercato di rimediare e in qualche modo avete impedito che Ilush venisse ucciso, vi mostrerò clemenza."

Cala il silenzio, si sente solo il pianto di Kalaja. Potresh mi si avvicina, prende le mie mani nelle sue.

- "Ti prego di perdonarci, hai ragione abbiamo le nostre colpe, ma siamo stati mossi solo dal desiderio di conquistare l'amore di nostra figlia e di essere un'unica grande zamilièt con tutti voi. Non volevamo che uccidessero Ilush."

- "Avremo modo di chiarire tutto nei prossimi giorni. Adesso non siamo abbastanza lucidi per prendere decisioni e questo non è il luogo adatto per fare un processo. Siamo stati felici in passato, siamo stati vellèzerit e lo saremo sempre. Saremo sempre una grande zamilièt."

Faccio segno ai soldati di avvicinarsi e di portare via Potresh e Kalaja. Ma Potresh non sembra intenzionato ad allontanarsi. Non vuole andare in prigione. Si dimena, riesce a svincolarsi dalle mani dei soldati. Gli dico di calmarsi, di non fare resistenza, non verranno legati, ma saranno trattati con rispetto. Cerco di fargli capire che dobbiamo seguire le regole, che non posso fare favoritismi per loro 2.

Kalaja comprende e cerca anche lei di farlo ragionare, cerca di convincerlo con carezze e parole gentili sussurrate all'orecchio. Mi avvicino anch'io a loro 2, ma Potresh mi guarda con ira, i suoi occhi sono colmi di rabbia, mi spinge via, vado indietro, inciampo e cado per terra poggiando il peso sulle mani. Ilush che intanto si è ripreso viene verso di me, mi aiuta a rialzarmi, cerca di portarmi via da lì. Potresh allontana anche Kalaja, va verso uno dei soldati, gli prende il coltello dei sacrifici, urla la sua innocenza, prega ancora di essere creduto. Solleva il coltello e se lo punta alla gola. Minaccia di uccidersi se non crediamo alla sua innocenza e a quella di Kalaja. Afferra la donna e la porta vicino a sé. Minaccia di uccidere anche lei se non saranno dichiarati innocenti subito.

Mi rimetto in piedi, Ilush al mio fianco ha uno strano tremore.

Eukenda si avvicina a noi, mi guarda come a chiedere se può intervenire, le faccio cenno di sì con la testa. Va verso i genitori con le braccia aperte e un sorriso forzato.

- "Io vi credo. Credo alla vostra innocenza. Padre, non fare pazzie, proprio ora che ci siamo ritrovati, proprio ora che siamo una zamilièt, non rendermi orfana di nuovo."

Tutti gli occhi sono untati su Potresh. Lui è immobile, gli occhi pieni di lacrime, tiene ancora il coltello alla gola di Kalaja.


EONIOS DESMOS (LEGAME ETERNO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora