49. RASES (ASSASSINO)

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Potresh abbassa il coltello, stende le braccia lungo il corpo, ha un'espressione di resa. Lascia andare Kalaja che va verso la figlia, si abbracciano, piangono.

Guardo Ilush, ci capiamo al volo, dobbiamo disarmarlo e consegnarlo alle guardie. Ci avviciniamo a lui, gli afferriamo i polsi, cerchiamo di prendere il coltello. Potresh si dimena. Non vuole cedere. Riprende il suo delirio.

- "Devi credermi, sono innocente. Ho cercato di fermare i 5 Priftes, li ho convinti a non uccidere Ilush e ad accontentarsi del sangue del soldato. Devi credermi. Devi perdonarmi. Non volevo fare del male a nessuno, volevo solo l'amore di mia figlia, volevo solo far parte della tua zamilièt. Volevo solo essere felice come lo siete voi. Volevo solo essere di nuovo il tuo vellài. Non allontanarmi di nuovo."

- "Ti credo, so che stai dicendo la verità, non voglio allontanarti di nuovo da tutti noi. Fidati di me, ma ora dammi questo maledetto coltello."

Si rifiuta di lasciarlo.

- "Te lo darò solo quando dirai che mi perdoni e credi alla mia innocenza."

Lottiamo per disarmarlo, è più forte di quanto credessi o la rabbia di cui è preda lo rende più forte del solito. Non intende arrendersi né cedere il coltello.

Fa un movimento per divincolare la mano che stringe l'arma, ma così facendo colpisce Ilush con il gomito al petto. Il ragazzo cade a terra. Il braccio di Potresh con stretto ancora in mano il coltello sta per colpirmi, lo vedo avvinarsi, cerco di scansarmi. Ilush si rialza e mi spinge via, ma così facendo il coltello affonda nel suo addome.

Vedo Ilush accasciarsi sulle ginocchia, non riesce a muoversi, cade su un fianco. D'istinto sferro un pugno in faccia a Potresh con tutta la forza e la rabbia che ho in corpo. Il colpo gli fa perdere i sensi e finalmente è a terra.

Faccio un cenno ai soldati, lo prendono, lo incatenano per bene sta volta e lo portano via. Io vado verso Ilush, lo prendo tra le mie braccia, gli accarezzo i capelli, gli sussurro di stare calmo.

- "Non muoverti, andrà tutto bene. Il coltello non sembra aver colpito parti vitali".

Il ragazzo è vigile, soffre ma sopporta eroicamente il dolore senza lamentarsene.

Potresh si ridesta, continua il suo delirio nonostante le catene, è in lacrime, implora ancora perdono, non voleva ferire nessuno. Con tutta la forza che ho in gola urlo:

- "Portatelo via, lontano dai miei occhi e richiudetelo nella cella più angusta e buia."

Lo guardo con odio e disprezzo.

- "Alla fine ti sei rivelato per quello che sei, un Ràses (assassino)."

Si arrende, si fa portare via, non si oppone più al suo destino. Portano via anche Kalaja, che non dice nulla. Guarda la figlia come a dire che le dispiace, ha il viso segnato dalle lacrime. Eukenda guarda i suoi genitori con pietà. Li portano via come dei criminali. Piange.

Stringo Ilush tra le mie braccia, apre gli occhi, mi guarda con uno sguardo fiero ma colmo di paura, in silenzio ci diciamo cose che le parole non possono esprimere.

Una macchia rossa si espande prima sulla sua bianca tunica e poi sulla terra gialla. Sento il suo sangue caldo sulle mie gambe.

- "Stai calmo, non muoverti. Sono sicuro di riuscire di salvarti anche stavolta, il coltello è conficcato nella parte sinistra dell'addome, e verrà estratto da un medico appena arriveremo a casa. Non aver paura. Farò tutto ciò che è in mio potere per salvarti la vita. Tu non morirai oggi, te lo giuro sui Rendis."

Dashrua, Androsh ed Eukenda si avvicinano a noi, si inginocchiano sulla terra polverosa.

Eukenda gli prende la mano sinistra.

- "Ti chiedo scusa per quel che ha fatto mio padre."

Piange. Ilush la guarda con un mezzo sorriso.

- "Non hai colpe tu. Non devi chiedermi scusa."

Dashrua si strappa un pezzo di stoffa dalla sua veste e lo preme contro la ferita intorno al coltello. Sa che non bisogna toccare l'arma.

Androsh bacia il fratello sulla fronte e sulle labbra.

- "Non preoccuparti vellài, andrà tutto bene. Ti salverò anche sta volta, io ti proteggerò sempre".

Gli carezza i capelli. Si alza, dà disposizioni affinché venga trasportato a casa velocemente e venga chiamato un Majishtari (medico).

Ilush mi guarda negli occhi, cerca di avvicinarsi alle mie orecchie, vuole dirmi qualcosa, ma sembra che non ce la fa a parlare. Con un sussurro.

- "Ti amo, mio eterno amore."

Chiude gli occhi e perde i sensi. Lo sento accasciarsi tra le mie braccia. Mi avvicino alla sua bocca, lo bacio.

- "Ti amo anch'io. Mio sole."

Quante volte in questi anni si è abbandonato tra le mie braccia con gioia o stanchezza sin dalla prima sera che abbiamo passato insieme ad Eriks. Adesso invece sembra morto. Un immenso nero dolore si espande in ogni direzione. Il dolore più forte lo sento al petto, come se qualcosa dentro mi si fosse spezzato.


EONIOS DESMOS (LEGAME ETERNO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora