Il discorso che devo pronunciare è ben scolpito nella mia mente. Nelle scorse settimane l'ho studiato a lungo e lo ripetevo per memorizzarlo davanti ad Eukenda che era entusiasta di ascoltarmi. Ogni anno ne cambio alcune parti, o solo qualche parola, anche se è pressappoco lo stesso da che ho memoria. L'ho sentito pronunciare al mio Mjèshter ed ho desiderato subito farlo io al suo posto un giorno, forse già sentivo che quello era il mio destino, o forse l'ho desiderato così tanto che alla fine si è concretizzato.
Sento l'emozione crescere, un calore mi pervade, sale dalla terra ai piedi e poi su fino alla testa e al volto che si accende e gli occhi scintillano di passione. Credo veramente in queste parole, ne sono la testimonianza vivente, e mentre le pronuncio nessuno osa distrarsi o dire anche una sola sillaba, sono tutti rapiti dal pathos che imprimo al mio discorso solenne.
Nièrezit (Popolo) Elimo, Vellèzerit (fratelli) Elymioti, fieri discendenti della nobile stirpe Wilusiana.
Siamo convenuti qui oggi davanti a questo Tempùll, in questa amata terra, la Trinakris, così lontana da quella che fu la patria natia dei nostri Avi, per onorare loro e i nostri antichi Rendis (Dei).
Lèvda (lodiamo) Rendis, Zoteri (Signori) dei mondi, Lèvda Ishènte Trishès (lodiamo la Sacra Triade).
Lèvda El, Babàs (padre) dei Rendis e degli uomini, Lèvda Baal, Dialìs (figlio) di El, Zoteri dei cieli e delle tempeste, e Lèvda Ishtar, Gruaja (sposa) di Baal, Nenas (madre) di tutte le cose, Zonja (signora) della vita e dell'amore.
Preghiamo affinché l'Ishènte Trishès possa guidare le nostre mani quando compiamo Safìze (sacrifici) in loro nome, che concedano una vita felice a tutti noi che li riveriamo, benedizione e pace per le Zamiliètes devote alle preghiere e ai Safìze.
Nessuno di noi dimentichi mai che siamo qui oggi grazie alla lungimiranza di quelli che consideriamo i nostri padri, Elimosh ed Acestis, unici seguirono le parole inascoltate della Veggente e fuggirono da Wilusa prima che la nostra Kytèti (città) fosse distrutta.
Presero il mare con 36 navi con la morte nel cuore e videro levarsi alte le fiamme dalle mura quando ormai erano a largo. Piansero la disfatta della patria e ringraziarono i Rendis per essere ancora vivi e salvi, al riparo dalla furia devastatrice che consumò ogni cosa con le armi ed il fuoco. Non subirono la schiavitù che ad altri Vellèzerit non venne risparmiata, ma per l'ira del Rendis dei mari vagarono mesi prima di approdare in questa terra di Trinakris.
Per placare l'ira del Rendis dovettero sacrificare uno dei parelindùrit (primogeniti) e solo allora iniziò la costruzione della prima Kytèti. Era il giorno dell'equinozio. Così nacquero i Vièshtesol.
Su questo colle dove ora noi siamo, posarono le pietre per costruire i Tempùll e diedero vita ai riti che oggi compiamo. Questo obelisco celebra quel momento e da loro venne posato proprio dove lo vedete.
Siete qui come prima di voi molte altre Zamiliètes (famiglie), per offrire i vostri Parelindùrit (primogeniti) agli Dei come Haràc (tributo) per la loro protezione. Con questo atto di fede ci assicuriamo che i raccolti siano abbondanti, che i figli nascano e crescano sani e che sereni gli anziani possano incanutire.
Oggi può sembrarvi un grande Safìze e lo è, lo so bene, anch'io a mia volta, fui offerto come Haràc ai Rendis molti anni orsono, e so quanto è stato grande il Safìze per me e la mia Zamilièt, ma qui ho trovato il mio posto e una nuova Zamilièt così come faranno i vostri Femijet (figli).
Troveranno la loro strada, cresceranno conoscendo e studiando le nostre tradizioni, la nostra storia, i nostri riti. Un giorno uno dei vostri Femijet prenderà il mio posto o guiderà l'esercito contro i nostri nemici o sarà la grande Priftereshe di Ishtar. Altri torneranno a casa una volta finiti gli anni di formazione, ma saranno cambiati, cresciuti, e potranno prendere in mano i vostri affari o sostenervi negli anni della vecchiaia.
Per cui non chiamiamo il gesto di oggi Safìze, ma Duràten (dono)... che in sé contiene una ricompensa ben più grande di quel che state offrendo.
Oggi rinunciate ad un Dialis (figlio), per poterlo riabbracciare domani, più forte, più grande, più sapiente.
Oggi donate un diale (ragazzo) o una vaize (ragazza), domani tornerà nelle vostre case un burre (uomo) o una grua (donna), un Prift (sacerdote) o una Priftereshe (sacerdotessa), un Ushtar (soldato) o una Murgeshe (vestale). O magari un Kreukishes o un Reshter (comandante).
Siate fieri di voi stessi e del vostro dono, siate felici per i vostri Zemijèt (figli), sono al sicuro qui nei nostri Tempùll sotto la protezione dei Rendis.
Che gli antenati possano essere sempre fieri delle nostre azioni, che i Rendis ci proteggano sempre e accolgano i nostri safìze (sacrifici).
Lèvda Rendis. Lèvda El, lèvda Baal, lèvdaIshtar.
Finito di pronunciare l'ultima parola, tutti coloro che fino all'attimo prima erano in silenzio, rapiti dalla mia voce, ripetono l'ultima invocazione in coro:
- "Lèvda Rendis. Lèvda El, lèvda Baal, lèvda Ishtar".
Subito dopo esplodono in un fragoroso applauso che mi sembra interminabile. La mia natura, in profondità rimasta timida e schiva, mi fa provare un misto di imbarazzo e gioia. So che quello è il solo modo che hanno le Zamiliètes per esprimere il proprio assenso a quanto è stato detto, ma in cuor mio ho la consapevolezza che in fondo si è trattato di uno spettacolo, una sacra rappresentazione che viene tramandata di generazione in generazione. Io ne sono cosciente, gli altri non credo proprio che abbiano mai maturato questa consapevolezza.
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EONIOS DESMOS (LEGAME ETERNO)
FantasiaNel 1999 due ragazzi sono in gita a Segesta, Aurelio si allontana dall'amico Giulio e all'alzarsi di una strana nebbia viene sbalzato indietro nel tempo. Si ritrova nello stesso luogo ma parecchi secoli prima, nel 509 a.C. Vive una vita di 20 anni t...