Capitolo 1

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Esistono davvero frangenti di vita in cui non si sente la mancanza di qualcuno? Per quanto mi riguarda, è praticamente impossibile.

Da quando mia nonna è morta, non riesco a smettere di pensare a lei. Le dedico ogni respiro e continuo a pattinare sul ghiaccio in suo onore. Mi manca tanto, faccio visita al cimitero tutti i giorni per parlarci un po'. So che può sentirmi, me lo ha promesso prima di andarsene.

<<A cosa stai pensando?>>

Carolina, una delle pattinatrici più popolari della mia scuola, mi squadra dalla testa ai piedi. Quando noto che siamo completamente sole nello spogliatoio, inizio a tremare.

<<Non sono fatti tuoi.>>

Le rispondo. Questa ragazza è una bulla, si sente superiore a tutti. Non voglio averci niente a che fare.

<<Hai paura di me?>>

Sgrano gli occhi. È la verità, solo che non voglio darle nessuna soddisfazione.

<<Assolutamente no. Sei una ragazza come tutte le altre, te l'ho sempre detto.>>

Chiudo il mio armadietto a chiave e mi allontano da lei. Voglio solo trascorrere un quarto d'ora nel posto che amo di più al mondo, nient'altro.

<<Stai attenta a come parli, ragazzina. Posso farti cacciare da un momento all'altro, essendo la figlia della direttrice. Ricordatelo.>>

Annuisco. A volte mi dimentico di questo suo potere. In effetti, è uno dei tanti motivi per cui non parlo con nessuno delle sue derisioni. Me ne vado senza degnarla di un saluto e mi metto a provare qualche coreografia, soprattutto quelle in cui ho avuto più difficoltà.

<<Ciao Iris, è bello rivederti in pista.>>

Faccio un'ultima piroetta e saluto cordialmente una delle mie più care amiche.

<<Guarda un po' chi si rivede, la dolce e bellissima Francesca.>>

La prendo un po' in giro, scoppiamo a ridere come due bambine. L'accolgo con un forte abbraccio e le propongo di allenarci insieme.

<<È un'idea fantastica, credo che dovremmo farlo più spesso. Nessuna delle due va d'accordo con gli altri pattinatori, quindi è meglio restargli lontane.>>

Mi risponde. Sforzo un sorriso e la faccio spostare in avanti, onde evitare che Stefano, il migliore di tutti noi, si schianti contro di lei.

<<Direi di cominciare, non voglio discutere con nessuno.>>

Iniziamo con il fare qualche giro di pista, poi proviamo alcuni dei passi più importanti e complessi. Quando decidiamo di prenderci una pausa, controllo l'orologio e noto che sono passate già due ore.

<<È tardissimo, è giunta l'ora di raccogliere le nostre cose e tornare a casa.>>

Dico a Francesca, che intanto si sta scolando un'intera bottiglia di tè freddo al limone. Ci avviamo verso lo spogliatoio, ci diamo una pulita al volo e chiudiamo attentamente il nostro armadietto. Dentro al mio non c'è molto, però temo che Carolina possa romperlo solo per il gusto di farmelo ripagare. Sa benissimo che non sono messa bene economicamente.

<<Mia madre mi sta chiamando, dice che mi sta aspettando qui fuori e devo sbrigarmi. Grazie per avermi fatto compagnia, se vuoi nei prossimi giorni possiamo rifarlo.>>

La mia amica mi saluta con affetto e mi dice che ci saranno, sembra ombra di dubbio, altre occasioni come queste. Mi imbuco nel corridoio che porta all'uscita, studio con ansia ogni angolo del posto. Non voglio incontrare Carolina, ne ho abbastanza delle sue prese in giro. Corro come una matta in direzione del portone, solo che vado a sbattere contro qualcuno.

<<Cazzo, vuoi stare un po' più attenta!>>

Un ragazzo, alto e slanciato, mi guarda furiosamente. I ricci scuri gli ricadono sul viso, pieno di piccole lentiggini. Gli occhi color nocciola, tendenti al verde, gli danno un'aria misteriosa e particolare. Non è per niente male.

<<Scusami, ero di fretta e non ti ho proprio visto.>>

Gli dico. La sua espressione si rilassa, però i suoi muscoli rimangono abbastanza contratti. Abbasso lo sguardo verso il basso e noto che sul pavimento c'è un mazzo di fiori, ormai completamente rovinati.

<<Oddio, sono un caso perso.>>

Mi piego sulle ginocchia per riprenderlo, ma il ragazzo copia il mio gesto. Le nostre mani finiscono per sfiorarsi, un brivido mi percorre la spina dorsale.

<<Cosa sta succedendo?>>

Sgrano gli occhi. La voce di Carolina mi rimbomba nelle orecchie. Mi alzo di scatto e la guardo, le guance rosse e i capelli disordinati. Ripensandoci, siamo completamente due poli opposti. Lei è sempre bellissima, anche dopo un'intera giornata di allenamento, mentre io dopo solo due ore sono in condizioni pietose.

<<E-ehm, io...>>

Cerco di riparare la situazione, ma mi risulta parecchio complicato.

<<Volevo farti una sorpresa e portarti questi fiori, solo che non mi sono accorto di questa ragazza e ci siamo scontrati. Non è successo niente di grave, amore.>>

Il ragazzo mi fa l'occhiolino, io lo fulmino con lo sguardo. Avrei potuto benissimo cavarmela da sola.

<<Grazie vita mia, ti amo da impazzire.>>

Iniziano a sbaciucchiarsi, a far scontrare le loro lingue, senza preoccuparsi di essere davanti a me. Faccio un respiro profondo e mi volto per andare via, quando sento Carolina chiamarmi civettuolamente.

<<Sei stata bravissima oggi, Iris. Continua così e vedrai che conquisterai il cuore di tutti.>>

I miei occhi si riempiono di lacrime. Sta facendo la finta santarellina perché c'è il suo fidanzato, altrimenti mi avrebbe tranquillamente derisa davanti all'intera scuola.

<<Grazie.>>

Le rispondo, arrivata al limite della sopportazione. Raggiungo mia madre in macchina e faccio finta che non sia successo nulla. Non sono brava a mentire, però lei mi crede sempre. Chissà se fa finta oppure è proprio così stupida.

<<Tutto bene?>>

Mi chiede. Annuisco.

<<Tutto benissimo.>>

Le rispondo, prima di chiudere gli occhi. Mi addormento con uno strano peso nel cuore e un paio di occhi penetranti in testa.

Voglio solo te// Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora