Capitolo 8

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Christian

In questi giorni ho parlato molto con i miei migliori amici, gli ho chiesto di darmi dei suggerimenti. Ho condiviso con loro le mie paure, senza alcuna difficoltà, e sono riuscito a capire cosa voglio veramente.

È un pomeriggio molto freddo di novembre, sto guidando in direzione della pista di pattinaggio dove si allena la mia ragazza. Devo chiudere definitivamente la nostra relazione, se desidero essere felice. In più, la cosa più importante che devo affrontare, è il confronto con Iris. Ho intenzione di scusarmi con lei, perché mi sono comportato da vero stronzo.

Ci metto poco a trovare parcheggio. Mi assicuro che la macchina sia ben chiusa e mi fiondo all'interno della struttura. La prima persona che incontro è una signora anziana, probabilmente la donna delle pulizie.

<<Buonasera.>>

Mi dice lei. La saluto cordialmente e mi scuso per aver camminato sopra il pavimento bagnato. Mi siedo sugli spalti e cerco con lo sguardo le ragazze. Iris è in compagnia di Francesca e ride di gusto, cosa che mi rassicura. Carolina, invece, la squadra dalla testa ai piedi. Cosa che, purtroppo per lei, non passa inosservata.

Senza farsi vedere, si avvicina cautamente alle ragazze. Mentre Iris sta provando a fare una giravolta, lei le passa accanto e la spinge in modo violento. Nessuno sembra accorgersene finché non perde l'equilibrio e cade a terra. Una fitta al centro del petto mi fa perdere il controllo. Inizio a correre in sua direzione, infischiandomene del fatto che indosso le mie banali sneaker. Mi inginocchio vicino a lei e le faccio appoggiare la testa sulle mie gambe.

<<Cosa cazzo hai fatto?>>

Sbraito contro Carolina, che non appena si accorge di me sgrana gli occhi.

<<Perché dovrebbe essere colpa mia?>>

Cerca di difendersi, ma sa benissimo che ho visto tutto. Non è così stupida.

<<Ho visto tutta la scena. Sei partita con l'intento ti darle fastidio e l'hai spinta.>>

Iris ha il viso completamente ricoperto di lacrime. I suoi leggings si sono strappati sul ginocchio e del sangue esce da alcune piccole ferite che si intravedono da sotto il tessuto.

<<Da quando ti interessa così tanto di questa mocciosa?>>

La fulmino con lo sguardo.

<<Comportati da persona matura e spiegami perché le hai fatto questo!>>

Si trattiene a stento una risata. Quando sto per andarle incontro, Francesca mi dice una cosa che mi sorprende.

<<Iris ha bisogno di noi.>>

Sforzo un sorriso, la prendo in braccio e la porto in infermeria. Nel frattempo, noto che è arrivata l'ambulanza. Credo che l'abbia chiamata uno dei pattinatori.

<<Come ti senti?>>

Le chiede una dottoressa. Iris mi guarda preoccupata, io le sorrido per calmarla.

<<Mi gira la testa, mi fa male il ginocchio e una delle ferite che ho sulla gamba mi brucia da morire.>>

Nel giro di un quarto d'ora, ci arriva l'esito della visita.

<<Un infortunio al ginocchio richiede terapie, lunghi tempi di recupero e tantissima fisioterapia.>>

Faccio un respiro profondo. La dottoressa ha preferito parlare da sola con me e Francesca, avendo visto in che condizioni si trova Iris.

<<Dovete portarla in ospedale?>>

Le chiediamo in unisono.

<<No, non serve. Le ferite sono state disinfettate e fasciate. Le abbiamo anche prescritto degli antinfiammatori efficaci per il dolore al ginocchio.>>

Annuisco.

<<In più, la ragazza si è apertamente rifiutata di venire con noi. Per qualsiasi cosa, questo è il mio numero.>>

Ci regala uno dei suoi biglietti da visita.

<<Non preoccupatevi, starà bene. L'unico problema è farle capire che non può tornare subito sul ghiaccio. Ci vorrà tempo per la completa guarigione.>>

La ringraziamo e aspettiamo che se ne vada prima di decidere cosa fare.

<<Chi glielo dice?>>

Mi chiede Francesca. Nascondo la faccia tra le mani e decido di intervenire per primo.

<<Ci penso io.>>

Le rispondo. Voglio starle accanto in un momento così doloroso. Sono un ballerino e so che ricevere notizie del genere non è mai facile. Entro nella saletta e mi siedo vicino a lei.

<<Ti senti meglio?>>

Iris mi guarda con i suoi occhioni dolci. Mi afferra la mano, gioca con i miei anelli e rimane in silenzio.

<<Non posso più pattinare, vero?>>

Annuisco.

<<Devi fare fisioterapia, Farfalla. Potrai tornare a pattinare, ma una volta che sarai guarita completamente.>>

Una lacrima le riga il volto, per questo mi avvicino a lei e la stringo forte tra le mie braccia.

<<Perché ti sei rifiutata di andare in ospedale? Qualche accertamento in più non sarebbe stato male.>>

I nostri sguardi si intrecciano. Siamo così vicini che sento il suo respiro caldo sulle mie labbra.

<<Preferisco andare da un privato.>>

Tiro un sospiro di sollievo.

<<Iris... mi dispiace da morire. Mi sento tremendamente in colpa, sia per come ti ho trattata l'altra volta sia per quello che ti è successo oggi.>>

Le dico. Lei sforza un sorriso e si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

<<Non sono arrabbiata con te, ma con me stessa. Avrei dovuto dirti tutta la verità su Carolina fin dall'inizio.>>

Sgrano gli occhi.

<<C'è dell'altro?>>

Chiedo, l'espressione preoccupata e la voce rotta.

<<Sono anni che si prende gioco di me. Mi insulta, parla male di me in giro e fa di tutto pur di rovinarmi la vita.>>

Le accarezzo il viso e il cuore inizia a battermi più  forte del previsto. Non so se per quello che mi sta raccontando o per la nostra improvvisa vicinanza.

<<E quando mia nonna è morta, le cose sono addirittura peggiorate. Al comando di questo posto è rimasta solo sua zia e ti lascio immaginare il resto...>>

Sono stato insieme ad una persona del genere per così tanto tempo?

<<Avresti dovuto dirlo a qualcuno, piccola. Ma capisco che non è semplice dire certe cose.>>

Sforzo un sorriso.

<<Alla fine ce l'hai sempre fatta... quindi perché non dovresti farcela ora? Hai sopportato Carolina per anni, sei andata in giro come se nulla fosse. Puoi superare anche questo ostacolo, Farfalla.>>

Mi sorride, e io le bacio l'angolo della bocca.

<<E se vuoi, io posso starti vicino.>>

Arrossisce. Si accoccola accanto a me e si addormenta.

Voglio solo te// Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora