Capitolo 27

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La dottoressa Roberta, stamattina, mi ha controllato il ginocchio. Dice che siamo sulla buona strada e che presto potrò tornare sui pattini. Spero vivamente che sia così, perché sto andando fuori di cervello.

La situazione con Christian non è cambiata più di tanto: ci sentiamo tutti i giorni, usciamo insieme ogni qualvolta è possibile e trascorriamo del tempo in compagnia dei nostri amici. Il problema è che non sembriamo una vera e propria coppia, ma più due persone che si vogliono un gran bene. In parole povere, e senza girarci troppo intorno, sembriamo dei semplici amici.

I ragazzi hanno capito che Christian non sta molto bene, solo che non riescono a capirne il motivo. Carolina non può più ostacolare la nostra relazione, Kevin è stato trasferito in un'altra città... non c'è nessun problema nelle nostre vite. Eppure, lui è così distante che mi sento davvero sola.

Ho paura di essere abbandonata da qualcuno che amo di nuovo. Prima ho perso mio padre, che ha preferito un'altra famiglia a quella che aveva costruito con mamma e con me, poi ho perso mia nonna, che ha combattuto a lungo contro una malattia molto più forte di lei.

Chi mi è rimasto, esattamente? Mia madre, che lavora tutti i giorni per guadagnare il denaro sufficiente a farci vivere in modo dignitoso. E poi ho Francesca, preoccupata per la mia salute mentale. Sa che sono molto sensibile e che sto vivendo abbastanza male questo improvviso distacco tra me e Christian.

In questo momento siamo tutti insieme, a casa del nostro carissimo amico Mattia. I suoi genitori sono andati in vacanza per qualche giorno, quindi possiamo stare qui senza disturbare.

<<Vuoi andare al cinema stasera?>>

Mi chiede Christian, improvvisamente. Sono seduta sulle sue gambe, ma nel frattempo mi sto mordendo le unghie a causa dell'ansia.

<<Sì, mi piacerebbe molto tornarci.>>

Annuisce. Sforzo un sorriso e torno ad ascoltare la conversazione degli altri.

<<Iris...>>

Insiste lui.

<<Che c'è?>>

Dico, in modo davvero brusco. Sono un fiume in piena e non riesco a controllare le mie emozioni.

<<Vieni con me.>>

Mi trascina in cucina. Appoggia la schiena sulla porta di legno e mi scruta dalla testa ai piedi.

<<Sei più scontrosa del solito, oggi.>>

Mi scappa una risata isterica. È lui che non mi prende in considerazione neanche per sbaglio. Non sono io l'origine dei nostri problemi, quindi non sono io quella a dover dare spiegazioni.

<<E tu sei particolarmente irritante, oggi.>>

Lo fulmino con lo sguardo. Se pensa di potermi intimidire con quest'espressione da uomo alfa, si sbaglia di grosso.

<<Mi vuoi dire che cazzo di problemi hai? Non sei una ragazzina, Iris. Comportati da donna quale dici di essere.>>

Sgrano gli occhi. Ok, sta davvero esagerando. Mi avvicino a lui con la mano che non smette di tremare e il labbro inferiore ormai sanguinante.

<<Io sono una donna, Christian. Lo sai perché posso definirmi tale? Perché se ho un problema con te, io vengo da te e ti chiedo di parlare. Tu, questo, non sei in grado di farlo. Preferisci scappare dai problemi a gambe levate, perché di uomo hai solo il cazzo in mezzo alle gambe! Non ho lottato così tanto per stare con un bambino delle medie. La nostra relazione, per me, è una cosa seria. Se tu non sei in grado di affrontarla o di affrontare me, allora torna a farti mettere i piedi in testa da una ragazzina invidiosa della stessa aria che respira!>>

Tutto d'un tratto, la sua espressione muta. Devo averlo spaventato, perché i suoi occhi si riempiono di lacrime.

<<Tu non mi conosci neanche un po'.>>

Afferma, con voce roca.

<<E tu non conosci me.>>

Gli punto un dito contro. Christian afferra entrambe le mie mani e mi sbatte contro il muro.

<<Mettimi alla prova.>>

Cerco di allontanarmi da lui, ma non ci riesco.

<<Non voglio giocare con te!>>

E non voglio neanche scoppiare a piangere come una bambina.

<<Scommetto che questi ultimi giorni li hai passati a piagnucolare nella tua stanzetta del cazzo. Ne hai parlato con Francesca e le hai detto che sei preoccupata per me e per la nostra relazione. Ti sei messa in contatto con i miei fottuti amici per chiedergli delle informazioni, ma loro non sono riusciti ad aiutarti. E sai perché, Farfalla?>>

Scuoto la testa per rispondere di no.

<<Perché gli ho chiesto io di non dirti nulla! Ho sempre rispettato ogni tuo silenzio, ma tu non stai facendo lo stesso con me... e questo mi sta facendo girare i coglioni.>>

Una lacrima mi riga la guancia.

<<I-io ti ho solo chiesto di aspettarmi. Sto cercando di risolvere una questione. Cerca di venirmi incontro Iris, ti prego. Ho bisogno di sentirti vicina.>>

Non riesco a trattenermi dal piangere. Tutto questo schifo mi sta distruggendo.

<<Dopo quello che mi hai detto?>>

Lui mi accarezza delicatamente la testa.

<<Ho detto e fatto un sacco di cazzate, ma sai benissimo quanto sei importante per me.>>

Mi sta implorando di restargli accanto. E io sto per mollare la presa e accettare, per l'ennesima volta, di avere a che fare con la sua parte peggiore.

<<Mi manchi.>>

Gli dico, tra le lacrime.

<<Mi manchi anche tu. Ma ti prometto che da oggi le cose saranno diverse. Mi impegnerò di più per renderti felice e partecipe della mia vita al cent0 per cento.>>

Sforzo un sorriso.

<<Davvero?>>

Mi bacia e mi sussurra un "davvero" sulle labbra.

<<Andiamo al cinema, allora? Voglio vedere Inside out 2.>>

Voglio solo te// Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora