BENTORNATO IBRAHIM

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Una volta atterrato a Fiumicino mi ritrovai perso nel caos cittadino, un caos che mi sembrava stranamente fastidioso. Recuperati i bagagli mi fermai guardandomi attorno, tutto quel vociare, i turisti imbellettati con le loro valigie costose piene di pura superficialità, le liti, il nervosismo e le urla per i ritardi o per il caldo o per qualsiasi cosa.
Mi sentivo come un pesce fuori d'acqua.
《Fratelloneeeee!!》una voce a me conosciuta attirò la mia attenzione facendomi voltare di scatto.
Riconobbi subito il meraviglioso sorriso di mia sorella Hana che mi saltò letteralmente in collo. Lei è la mia vita, la mia felicità da 15 anni, la mia 'Hana', il mio sole.
《Mi sei mancato così tanto fratellone!!》aggiunse stringendo forte.
《Anche tu Hana, tanto!! Ora sono qui, siamo di nuovo insieme!!》le dissi sorridendole.
In quel momento arrivò mia mamma che mi abbracciò forte per per poi guardarmi 《Sei così cresciuto, sei così bello!!》
《Grazie madre, è bello essere qui!》le dissi per poi alzare lo sguardo e vedere lui, mio padre Akram. Alto, bellissimo nel suo abito tradizionale, occhi scuri, profondi, sguardo serio, mani consumate dal lavoro... lui che mai una volta mi aveva abbracciato, lui che mi ha sempre spinto ad essere la miglior versione di me stesso, lui che voleva tenessi vive le sue origini, lui che, sotto sotto, era orgoglioso di me.
《Bentornato figlio, ti ho lasciato ragazzino e ti ritrovo, oggi, uomo》mi porse la mano che io strinsi, per poi aiutarmi con i bagagli ed insieme avviarci verso l'auto.
Il viaggio in auto fu tranquillo, mio padre alla guida, mia madre di fianco e mia sorella accanto a me che mi teneva stretto e parlava a macchinetta.
《Lascialo tranquillo Hana, tuo fratello sarà stanco dal viaggio》disse mia madre.
《Ma lo devo aggiornare, siamo stati così tanto tempo separati!!》 rispose Hana.
《Avremo tempo per recuperare, adesso sono qui!》le dissi lasciandole un bacio in fronte. Una volta rientrati in casa mi diressi nella mia camera, volevo fare una doccia e andare a letto, domani ricominciava la scuola e volevo essere pronto e riposato.
Posai i bagagli sul pavimento, mi guardai intorno, quella semplice stanza mi sembrava, ora, incredibilmente lussuosa.
Aprii l'armadio per riporre gli abiti e il pensiero fu il medesimo. Guardai l'abbondanza di abiti e pensai ai miei zii.
Mi spostai poi vicino alla scrivania dove notai i libri per il nuovo anno e ne sorrisi.
Mi avvicinai poi vicino al letto, non prima di catturare la mia immagine nello specchio posto di fianco.
Mi soffermai sulla mia immagine.
Ero diventato più alto, superavo ormai il metro e ottanta, i miei capelli neri, ricci e un po' incolti mi davano un'aria un po' scansonata, il filo di barba invece mi dava un aspetto più adulto e poi gli occhi, neri, grandi, profondi, circondati da folte ciglia... gli stessi di mio padre.
Ero cresciuto, ero cambiato... forse più di quel che credevo.
Mi squadrai un'ultima volta sussurrando un flebile 'Bentornato Ibrahim' prima di dirigermi in bagno.

LUCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora