CAPITOLO 35

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HAYDEN

Cosa cazzo vuole Michael adesso?

Giuro che se vuole ancora provarci con Madison lo ammazzo.

<<Michael non ti aspettavo>> lo freddo.

Fino a prova contraria quello è il mio studio.

<<Non sono qui per te>> ribatte con lo sguardo fisso sulla donna al mio fianco.

<<Scommetto che stavi cercando la signora Spencer>> odio doverla chiamare così, ma il fatto che io mi sia abituato ad utilizzare dei soprannomi è sbagliato; Avrei dovuto chiamarla "Signora Spencer" dal primo istante.

Potrei averla scopata un milione di volte, ma in pubblico resta sempre il mio capo.

<<Hai centrato il punto, ma adesso se non ti dispiace vorrei restare da solo con lei>> mi rivolge uno sguardo eloquente che urla silenziosamente: "Esci, prima che ti faccia uscire di qui su una barella".

Sulla punta della lingua mi si formano una serie di minacce, mille volte peggiori di quella che ho letto nel suo sguardo, che però preferisco ricacciare indietro e ribattere con un semplice: <<Col cazzo>> per poi continuare <<Se non mi sbaglio sulla porta, da cui sei appena entrato, c'è scritto il mio cognome, né il tuo, né quello di Madison>>

Prendo posto sulla sedia girevole, che risiede dietro la scrivania in vetro scuro della stanza, <<Me ne starò qui seduto a lavorare, non vi accorgerete neanche della mia presenza>>

Non me ne fregava un cazzo di ciò che Michael avrebbe detto a Madison, ma il mio istinto mi suggeriva di non lasciarla sola con quel tizio.

<<Andiamo Madison>> le ordina Michael.

Non capisco se per il tono autoritario con cui si rivolge a lei, parlando così ad una donna come Madison ha già perso in partenza, o la forza con cui Michael stringe la maniglia della porta, ma questa ragazza decide di sorprendermi ancora una volta, decidendo di contraddirlo e restare qui.

<<Dimmi ciò per cui mi hai cercato per tutta l'azienda>> deglutisce rumorosamente <<Solo dopo deciderò se seguirti fuori da questo ufficio>>

Dopo aver rivolto queste parole a Michael, si appoggia al ripiano in vetro, oscurando la visuale che ho della camera con la sua schiena.

Un tonfo sordo, che indica l'ira con cui Michael ha chiuso la porta, mi riscuote dall'immagine di Madison piegata contro lo scrivania.

Prima che possa scomparire interamente dalla mia mente, quella fantasia irradia dentro di me un calore familiare, che culmina nel mio basso ventre, facendo diventare il mio cazzo di marmo.

<<Madison, volevo chiederti scusa per come mi sono comportato dopo la nostra ultima cena, avrei dovuto lottare per te, per noi, invece sono scappato via come un codardo, facendoti credere che non me ne importasse più nulla di te>> Michael finalmente confessa ciò che tratteneva da quando aveva fatto irruzione nel mio ufficio.

Un'ombra svetta sulla figura minuta, ma piena di aggressività e determinazione, di Madison.

<<Ti posso assicurare di non aver mai pensato questo di te>> ribatte lei.

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