«Allora? Vuoi che te li intrecci?» Antonella si è avvicinata mentre spazzolo i capelli ancora bagnati. Sono scesa in cabina per indossare un pareo sopra al costume.
«Devo finire di spazzolarli e poi, sono ancora bagnati».
«Beh, meglio così. Si intrecciano con facilità e poi ti rimangono tutti ondulati, come quelli di Francesco». Si gira a guardare lui che si avvicina.
«Va bene», dico con una certa resa, «ma fai piano, io non sopporto che altri mi tocchino i capelli». Le dico mentre le passo la spazzola.
«Dipende da come li toccano» commenta lei e la vedo scambiare uno sguardo d'intesa con Francesco che si è fermato lì accanto a osservare l'opera.
Questi due non me la raccontano giusta.
Prende una piccola borsa dove sono risposti fermagli, elastichini, mollettoni e altri accessori utili.
«Ma fai la parrucchiera?» Le chiedo a quel punto, curiosa.
«No, magari!»
«È una sua passione» risponde lui.
«Quindi non lo fai come lavoro?» Chiedo ancora, rivolta a lei.
«Capita di farlo come lavoro. A volte mi chiamano, per un'acconciatura, un trucco, le unghie... Sai, cose così». Nel frattempo che maneggia i miei capelli si fa aiutare da Francesco nel passarle gli accessori.
«Non intrecciarli tutti, però» la ammonisco.
«Tranquilla. Le faccio soltanto da su fino a un certo punto, poi li lascio sciolti a unirsi con gli altri. Miii, che cosa sono questi capelli!» Esclama «Sembra che hai fatto i riflessi rossi!»
Mi viene da ridere. Penso ai capelli di mio padre che a volte, assumono quei riflessi dello stesso colore.
Quando mi chiede di tenere una ciocca nella mano, nel muovermi si apre il pareo sulle gambe, lasciandole scoperte. Lei si ferma per un istante. Entrambi puntano gli occhi lì.
«Ma si può sapere perché ti vesti sempre con questi abiti lunghi?» Chiede a un certo punto. Lui non dice nulla, ma resta a guardarmi in attesa di ascoltare una mia risposta.
«Ognuna è fatta a modo suo. Io mi trovo meglio così», rispondo.
«Giusto», commenta lui.
Quando afferra di nuovo la ciocca di capelli, io mi dedico a risistemare subito il pareo sulle gambe.
Per un minuto o due restiamo tutti e tre in silenzio. Io guardo davanti. Dietro di me avverto la loro presenza.
«Francé, ma che mangiamo oggi?» Chiede Antonella a un certo punto.
«Cous-cous pantesco» risponde lui.
«Lo mangiamo qua?»
«No, qua sopra c'è troppo caldo. Andiamo da Bice».
Conversano con una disinvoltura che dimostra la loro familiarità con quelle abitudini quotidiane; con la condivisione di momenti intimi, esperienze, gusti personali ma comuni a tutti loro. Una familiarità di cui io non faccio parte.
«Ecco fatto!» Dice a un tratto lei.
«Posso alzarmi?» Chiedo.
«Sì, certo».
Quando mi metto in piedi e mi giro verso di loro non posso non notare i loro sguardi ammirati.
«Stai benissimo» dice lui.
«Sembri una principessa nordica» commenta lei.
Sorrido, grata a entrambi.
«Fà vedere, Alba!» Grida Angela prima che scenda di sotto per specchiarmi. Mi avvicino. «Bellissima! Antonella ha fatto un capolavoro».
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Quell'Estate sull'Oceano
General FictionC'è Alba. Giovane, solare, con un approccio positivo alla vita, ma anche critico. C'è il suo amore per Bruno e la volontà di vedere realizzati i loro progetti insieme. Il clima sereno che le offre la sua famiglia la incoraggia a perseguire i suoi ob...