Entro in auto e saluto mia madre con un timido Ciao.
Lei mi risponde senza guardarmi, impegnata nella manovra a U per tornare indietro sulla strada. Nel farlo incrocia l'auto con Francesco. Non lo guarda, io accenno appena un'occhiata.
Per un po' guida in silenzio. È tesa e non posso darle torto, ma cavolo, sto a pezzi anche io.
«Mamma...»
«Alba, non mi devi dire niente. È tutto chiaro. Mi dici solo come pensi di uscire da tutto questo pasticcio?»
«Così non mi aiuti, non mi aiuti tu, non mi aiuta nessuno. Non mi aiutate!» Esplodo in una sequenza di singhiozzi convulsi.
«Alba...» si volta verso di me con espressione preoccupata. Ferma la macchina in un piccolo slargo. Mi abbraccia. Ci abbracciamo.
«Alba, non voglio vederti così. Adesso calmati, appena ti riprendi affronteremo una cosa per volta. Calmati, dai». Mi accarezza le spalle, i capelli; mi stringe forte a lei, inalo il suo profumo familiare, fatto di sapone al vetivier e deodorante breeze. Appena riprendo a respirare in modo più regolare ci stacchiamo. Mi asciugo gli occhi con un fazzoletto. Mi soffio il naso e poi la guardo, ha gli occhi lucidi, possibile?
Sono quasi le otto e trenta quando entriamo a casa.
«Hai fame? Vuoi mangiare?» mi chiede. Fame? Con questo macigno sullo stomaco? Prendo il cordless dall'ingresso.
«No, no. Vado su, rispondo io quando il telefono squilla».
«Va bene».
In camera tutto mi sembra strano, l'ambiente così piccolo, stretto, dopo aver abitato per una giornata a casa di Francesco qui mi sembra tutto lontano da quella che sono stata oggi. È come se oggi ero donna e adesso sono tornata bambina.
Vado a farmi una doccia, ne ho bisogno, mi rilasserà.
Alle nove in punto squilla il telefono. Ho un sobbalzo, mi tocco i capelli: sono ancora umidi. Il cuore galoppa sotto le costole, faccio un respiro profondo. Uno squillo, due squilli, tre squilli.
«Pronto?» Mi obbligo a un tono leggero.
«Alba, ciao».
Ha la felicità nella voce.
«Ciao, che fai?»
«Niente, guardavo un po' di TV , un canale italiano».
Francesco non ha la TV
«Tu? Esci stasera?»
Perché me lo chiede?
«No, no, appena finisco di parlare con te vado a letto».
«Come mai?»
Ancora?
«Oggi siamo state tutto il giorno al mare, sono a pezzi».
Un'altra serie di bugie
«Sapessi quanto mi manca, qui è sempre nuvoloso e fa anche freddo».
«Immagino, mi dispiace tanto che ti rovini l'estate così, però, può consolarti il fatto che qui fa talmente caldo che di notte non si riesce a dormire.»
«Se tu fossi qui con me sarebbe tutto più accettabile».
Chissà se Francesco è tornato a casa.
«Lo so, in ogni caso vedrai che queste settimane passeranno presto. Luglio è volato».
Purtroppo sì
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Quell'Estate sull'Oceano
Художественная прозаC'è Alba. Giovane, solare, con un approccio positivo alla vita, ma anche critico. C'è il suo amore per Bruno e la volontà di vedere realizzati i loro progetti insieme. Il clima sereno che le offre la sua famiglia la incoraggia a perseguire i suoi ob...