All'inizio ho creduto si trattasse di un sogno, ma quando ho aperto gli occhi e li ho sentiti, nel cuore della notte, ho capito che stava accadendo davvero.
Prendo l'orologio: sono quasi le tre.
Stanno litigando. Sento la voce acuta di mamma, frammentata da singhiozzi. Quella bassa di papà che l'ammonisce.
Che succede? Perché litigano nel cuore della notte?
Mi alzo agitata dal letto e faccio capolino dal sottile spiraglio della porta. Stanno di sotto.
«Smettila di gridare così, la sveglierai». La voce di papà.
«Che cambia? Tanto prima o poi dovrà saperlo». Questa è mamma.
Sapere cosa?
Indosso una maglietta lunga, raccolgo un po' di coraggio e con timore scendo lungo la scala. Per prima vedo la figura massiccia di mio padre appoggiata all'angolo del muro all'ingresso del soggiorno. Mi dà le spalle.
Mamma sta seduta sul divano in una posizione accartocciata. Alza gli occhi e mi vede. Sono rossi e gonfi.
Ma che succede?
Lui se ne accorge e si gira. Gli occhi gli sorridono, distende le labbra in un'espressione piena d'amore. Fa un passo verso di me, allarga le braccia e mi stringe contro di sé. Non lo ricordavo così imponente. Le sue braccia possenti mi trasmettono affetto, protezione, coraggio.
«Piccolina» mormora.
«Ciao, papà» riesco a dire con la faccia affondata contro il suo torace. Lo sento accaldato come dopo uno sforzo fisico.
Mi tiene per le spalle e mi allontana di poco. Mi scruta, ammirato.
«Sei bellissima» dice.
Sorrido. Non riesco a replicare nulla, bloccata dall'ansia di conoscere il motivo dello stato in cui si trova mia madre. Sposto lo sguardo oltre il corpo che mi avvolge e guardo verso di lei. Copiose lacrime le rigano il viso.
Torno su mio padre. Fili d'argento si mescolano tra le ciocche rossicce dei suoi folti capelli. Gli occhi chiari che sembrano contenere l'oceano. Lievi rughe gli solcano gli angoli degli occhi e l'espressione pensierosa, al centro della fronte.
«Ma che succede?» Riesco a chiedere in un sussurro. Lui mi fissa, gli occhi si velano di malinconia, sembra addolorato per qualcosa che non riesce a esprimere. Mi passa le grandi mani ai lati del viso. Scivola con lente carezze lungo le spalle, le braccia. Mi prende le mani.
«Vieni, sediamoci» mormora.
Ci sistemiamo accanto a mia madre. Io sto al centro tra loro due. Osservo la sua figura sofferente, mi volto a guardare ancora mio padre.
«Ma che sta succedendo?» chiedo di nuovo.
Lui passa una mano su tutta la lunghezza dei capelli.
«Avanti, diglielo!» lo esorta con rabbia lei. Mi giro a guardarla. Perché è così arrabbiata? Ridevano poche ore fa, ne sono certa.
«Alba...» inizia a parlare papà con una certa difficoltà. Prende tempo.
«Tuo padre si è fatto un'altra famiglia» interviene inviperita mamma.
«Smettila!» La rimprovera lui.
«Perché, non è la verità?» Lo sfida con occhi di fuoco.
Non riesco a restare in mezzo ai loro colpi letali. Mi alzo e raggiungo la parete di fronte, dove sta una libreria bassa.
«Che significa?» chiedo agitata.
Si alza anche lui, mi raggiunge, cerca di abbracciarmi ma io mi divincolo e indietreggio di qualche passo. Guardo ancora mia madre sofferente.
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Quell'Estate sull'Oceano
General FictionC'è Alba. Giovane, solare, con un approccio positivo alla vita, ma anche critico. C'è il suo amore per Bruno e la volontà di vedere realizzati i loro progetti insieme. Il clima sereno che le offre la sua famiglia la incoraggia a perseguire i suoi ob...