Capitolo 38

12 1 11
                                    

Rientriamo a casa che sono quasi le otto. Il cielo risplende ancora degli ultimi chiarori del sole che saluta la luna lì, già annunciata, col suo ovale quasi completo.

«Facciamo insalata e petti di pollo? Che dici?» chiede mia madre.

«Va bene».

«Ci sono messaggi in segreteria, la luce lampeggia» grida dalla cucina.

Mi avvicino alla postazione del cordless, lo prendo e spingo il tasto per ascoltare i messaggi.

Il primo è papà: C'è nessuno in casa? Si sente la sua voce forte e divertita. Mamma si affaccia dall'uscio della cucina. Sorride.

Vado avanti, altri due messaggi, ma quando pigio il tasto non c'è nessuna voce registrata, solo il rumore di un ricevitore che riaggancia. Il numero è lo stesso di ieri sera.

Alzo gli occhi verso mia madre. Mi guarda curiosa, ma non dice niente.

«Vado a fare una doccia», annuncio mentre mi avvio alla scala con il telefono in mano.

In camera richiudo la porta alle mie spalle. Mi siedo sul letto. Faccio un profondo respiro, poi richiamo il numero impresso nella sezione 'Chiamate Ricevute'.

Uno squillo. Due squilli.

«Non vuoi più parlare con me?» La sua voce è musica per le mie orecchie. Ho un brivido di freddo, la pelle raggrinzisce, il cuore accelera i battiti.

Ha registrato il numero sul suo telefono

«No, è ... che siamo state tutto il giorno al mare... Io e mia madre... Siamo rientrate pochi minuti fa...» balbetto. Ma davvero mi fa questo effetto?

«Ti va di venire qui?» Oh, questa non me l'aspettavo. Mi coglie impreparata.

«Ti passo a prendere...» continua. Certo, non pensava che sarei andata fin là in motorino, adesso. Resto in silenzio qualche secondo di troppo.

«Se non vuoi va bene lo stesso» aggiunge.

«No, è che... siamo appena rientrate... Più tardi, forse...»

«Alle dieci?»

«Alle dieci va bene...»

«A dopo, allora».

«Ciao, a dopo».

Mi sento frastornata. Mi ha cercata ieri sera, mi ha cercata oggi. Forse non si tratta solo di una botta e via, come dice mamma.

Devo fare in fretta.

Mi precipito dentro la minuscola doccia. Lavo via tutto il sale del mare dalla pelle e soprattutto dai capelli. Mi avvolgo in un paio di asciugamani e esco.

Che mi metto?

Scelgo un vestito lungo, di stoffa leggera a fantasia fiorata. Il corpetto è attillato e mette in risalto il seno. La gonna è ampia e arriva alla caviglia. Davanti è chiuso da una fila di bottoni. Le maniche sono corte. È un po' scollato. Molto femminile, non lo indosso da secoli.

Corro ad asciugare i capelli. Dopo qualche minuto si affaccia mia madre. Sta appoggiata allo stipite della porta. Le braccia conserte.

Ci guardiamo.

Muovo con energia l'asciugacapelli tra la mia chioma. «Era Francesco. Mi passa a prendere tra poco».

Lei non dice niente, continua a fissarmi, osserva l'abito che indosso.

«Li devo cucinare questi petti di pollo?»

Scuoto la testa per dire di no. Adesso non ho proprio voglia di mangiare, ho i muscoli tutti contratti. Lei si gira e torna di sotto. Forse è dispiaciuta di rimanere da sola per cena.

Quell'Estate sull'OceanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora