Capitolo 13

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«Che cosa cucinerai per domani?»

«Pensavo di fare menù ligure, ho ancora il pesto della scorsa estate in congelatore».

«Sì, ma qui le trofiette non le trovi, non vorrai metterti a impastare, mi sembra esagerato».

«No, no, utilizzerò una pasta che gli somigli. Mi passi l'acqua?»

Mentre consumiamo la cena, penso, divertita, che adesso mia madre appare disinvolta rispetto al pranzo di domani e al nostro ospite, ma quando ieri, tornata dal cantiere le ho detto "è fatta, sabato Francesco verrà a pranzo", non posso dimenticare l'espressione stupita che ha assunto. Non lo credeva neanche lei che avrebbe accettato. Furba mia madre, ha costruito una trappola coi fiocchi. Lo sta mettendo alla prova e sono curiosa di vedere come lui se la caverà, sperando sempre che lei non esageri. Conoscendola, ne sarebbe capace.

Tra poco telefonerà Bruno, infatti ho proposto a mia madre di cenare un pochino prima. Sono agitata all'idea di parlargli stasera. Non so che fare. Mamma dice, che, in caso questo viaggio si faccia, Bruno non la prenderà bene.

Stamattina ho parlato con Livia e mi ha riferito che forse partirà con sua zia e sua cugina per la Grecia, la cuginetta ha dodici anni e se la zia convince Livia ad andare le farà un grosso favore con la figlia. Livia non è ancora sicura, ha detto che l'idea di visitare un paese nuovo le piace, ma di meno fare da baby sitter. "Ma dai, Livia, ha dodici anni, non è piccola, anzi, potresti anche divertirti" le ho detto. Invece, non le ho ancora confidato nulla sulla mia ipotetica navigazione. Appena ne avrò la certezza glielo dirò.

Sono le nove. Prendo il cordless e salgo in camera. Alle nove e due minuti, squilla.

«Pronto?»

«Ciao...»

«Ciao, stai per assumere le sembianze di un cittadino svizzero?» dico con scherno.

«Perché?» Non ha capito la battuta.

«Per la precisione nell'orario» scherzo.

«Qui dobbiamo rispettare i turni per le telefonate, e poi, lo faccio per te, così puoi organizzarti se vuoi fare qualcosa». Questa dichiarazione mi commuove.

«Bruno...». Forse, dovrei proprio dirglielo.

«Sì?»

«Livia se ne andrà qualche giorno in Grecia con sua zia...»

«Ah...»

«Mi ha chiesto se voglio farle compagnia... Hanno preso una casa». No, non ce la faccio.

Silenzio.

«Quando partirebbe?»

«Questa domenica».

«Questa domenica?»

«Sì, dopodomani».

«E per quanti giorni?»

«Non lo so, mi sembra un paio di settimane».

Silenzio.

«A te dispiacerebbe?» La mia voce si fa supplichevole e compassionevole allo stesso tempo.

«Non ci sentiremo per due settimane».

«Lo so... Comunque non è ancora sicuro. Le ho detto che ci avrei pensato».

«Non voglio impedirti di andare, se ti fa piacere. Lo capisco. È estate e con Livia siete amiche da sempre».

«Mhm mhm». Rigiro e rigiro una ciocca di capelli tra le dita. Dondolo con frenesia la gamba appoggiata sull'altra.

Quell'Estate sull'OceanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora