Sono salita a bordo prima degli altri. Franca mi ha fatto strada verso la cabina dove alloggerò. È la stessa che mi aveva mostrato Francesco, ma lei non lo sa. Ho portato dentro il bagaglio e mi sono fermata qualche secondo a guardarmi intorno.
L'ambiente interno è caldo.
Ho fatto un gesto con la mano, come a volerlo scacciare via.«Adesso è caldo, sì, ma appena partiremo circolerà aria, vedrai» ha detto Franca, poi, mi ha lasciata sola.
Quando ho abbracciato mamma per un ultimo saluto, all'ingresso del cantiere e sono rientrata per raggiungere l'imbarcazione, loro stavano ancora tutti là, con Francesco che dava istruzioni. Non mi sono fermata e ho proseguito fino alla darsena. Ho sentito gli occhi di tutti addosso alla schiena e forse, anche una leggera aria di scherno. Anche se non l'ho dato a vedere, ho percepito un attimo di esitazione, quasi un desiderio di tornare indietro e scappare via. Ma è stato solo un attimo.
La cabina di Franca e Mimmo si trova accanto alla mia. Tutti gli altri sono nell'altro scafo. Chissà come si divideranno, le cabine sono due e loro sono in cinque.
Sistemo qualcosina nelle sacche retinate intorno al letto, tiro fuori dal borsone il contenitore con la crostata e salgo di sopra.
Incontro subito Mimmo e Franca.
«Mia madre ha cucinato una crostata» dico, un po' intimidita.
«Grazie, la mettiamo qua sopra e tra poco, quando siamo tutti riuniti facciamo colazione; noi abbiamo portato un grande thermos di caffè» dice, sempre Franca, mentre la prende dalle mie mani e la sistema su un piano di lavoro, lì, accanto alla zona di manovra. Sono un po' in imbarazzo, non so che dire, siamo solo noi tre, gli altri saranno scesi di sotto. Resto lì, immobile, spiaccicata addosso a una parete per ingombrare meno possibile il già ridotto spazio.
Poco dopo, sentiamo dei passi, un vociare rumoroso e, per primo, vediamo apparire Francesco, subito seguito da Antonella. Gli sta dicendo qualcosa riguardo ai bagagli in cabina.
Forse, ho capito come si sono sistemati.
Francesco mi dà un'occhiata sfuggente.
«La mamma di Alba ci ha mandato una crostata» dice Franca, con voce squillante perché tutti possano udire.
Francesco guarda prima lei e subito dopo me. «Uhm, buona la crostata della mia prof».
«E tu, ti ricordi il sapore di una crostata che ti mangiasti anni fa?» chiede con scherno, Antonella.
Non gliel'ha detto. Non sa che è stato a pranzo a casa mia.
«C'è una crostata? Ho fame» cinguetta la biondina avvicinatasi ad Antonella, dopo aver raggiunto tutti noi, seguita dall'altra coppia.
Si avvicina Mimmo, che interrompe il chiacchiericcio con la sua voce imperiosa. «Mangerete tra un po'. Prima molliamo gli ormeggi e prendiamo il mare, Francesco sei pronto?» Lo coinvolge con un'occhiata decisa. Lui fa un cenno di assenso e subito dopo iniziano a parlarsi con una serie di termini per me sconosciuti. Franca afferra il timone e i due uomini procedono in un susseguirsi di operazioni per sganciare il catamarano dalla banchina e avviare il motore.
E finalmente ci spostiamo.
Quel movimento delicato, quasi impercettibile, disturbato solo un poco dal ronzio di sottofondo - che se non fosse che tutti gli elementi di poco prima, fermi intorno a noi, ora iniziano ad allontanarsi e farsi, mano mano più piccoli- dà la sensazione di stare ancora là fermi, immobili, invece siamo immersi quasi in uno stato ipnotico. All'improvviso, nessuno parla, stregato dal lento passaggio del mezzo, dalla darsena - circondati dalle altre imbarcazioni più grandi - verso il vuoto totale del mare aperto.
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Quell'Estate sull'Oceano
Fiction généraleC'è Alba. Giovane, solare, con un approccio positivo alla vita, ma anche critico. C'è il suo amore per Bruno e la volontà di vedere realizzati i loro progetti insieme. Il clima sereno che le offre la sua famiglia la incoraggia a perseguire i suoi ob...