Capitolo 20

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"Nonostante appartenessero alla specie che aveva provocato tanti orrori

capì che poteva fidarsi, perché sentiva che anche per loro

il contatto con il mare era un modo di lasciarsi alle spalle

un mondo e di rincorrere i sogni"

Sergio Bambarén

"Il Delfino"

Siamo partiti alle tre del pomeriggio, direzione: Pantelleria. 

Mimmo dice che se tutto procede bene saremo lì domani mattina presto, ma il catamarano dovrà navigare per tutta la notte, senza sosta.

Mi fa un certo effetto. Finora il percorso si è svolto tutto a ridosso della costa e potevamo scorgere la terraferma nelle vicinanze, ma adesso ci avventuriamo in mare aperto, senza niente intorno a offrire un qualche punto di riferimento. Quando la terra scompare dalla vista si è completamente soli: noi e il mare. In questa dimensione surreale aumenta la percezione per i cambi di vento, l'andamento delle nuvole, il ritmo delle onde e il silenzio che irradia tutt'intorno invita a una calma interiore.

"Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre, il suo soffio è puro e sano, l'immenso deserto in cui l'uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita al suo fianco. Il mare non è altro che il veicolo di una naturale e prodigiosa esistenza; non è che movimento e amore, è l'infinito vivente.

Il mare è il serbatoio della natura, con esso il globo è nato e chissà che non finisca con esso"

Percepisco un'ombra che si avvicina, alzo la testa dal libro. È Francesco.

«Sempre assorta nella lettura? A che punto sei?»

«A un punto perfetto» rispondo ancora estasiata dal fantastico mondo in cui ero immersa. «Senti qui».

"Qui c'è la suprema tranquillità. Il mare non appartiene ai despoti, che possono esercitare iniqui diritti solo alla sua superficie, e battersi, e divorarsi, e trasportarvi tutti gli orrori della terra. Ma a trenta piedi sotto il suo livello il loro potere cessa, si estingue la loro influenza e ogni loro potenza svanisce! Ah! Signore, vivete, vivete in mezzo ai mari! Qui soltanto si è indipendenti, qui non esistono padroni, qui sono libero!"

Alzo il viso e lo guardo fiera di quello che ho appena letto. Sembra risuonare per lui. Con estrema calma prende posto accanto a me.

«Sai, penso che hai fatto bene a voler leggere questo romanzo».

Abbasso gli occhi verso le pagine. Le labbra si distendono in un sorriso soddisfatto.

«Però, non è una bella prospettiva, quella di dover vivere a trenta piedi qui sotto. Non credi che sia più giusto poter vivere la propria vita sulla superficie, alla luce del sole?»

Mi sento toccata da quelle parole. Alzo gli occhi su di lui, ma provo timidezza. I suoi hanno una luce penetrante. Restiamo così per qualche secondo, non so che dire.

Avvicina una mano, prende una ciocca tra le dita «Abbiamo organizzato un gioco» fa un piccolo gesto col viso a indicare dietro, verso poppa, dove si trovano gli altri. «Ti va di unirti?»

Chiudo il libro e mi alzo con calma. Lo ripongo in un angolo sicuro e mi muovo dietro di lui. Passiamo oltre Mimmo e Franca nella zona di manovra.

«Che gioco?» Chiedo curiosa.

«Ora te lo spieghiamo».

Da una parte mi fa piacere che mi abbiano voluta tra loro, dall'altra non mi sento sicura. C'è sempre un velo di diffidenza a stabilire una certa distanza. Forse, aver ballato raggae stamattina ha infranto alcuni residui di barriera.

Quell'Estate sull'OceanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora