Mimmo, Franca e Francesco si sono occupati di tutte le operazioni necessarie per il proseguimento del viaggio: rifornimento di acqua dolce, ricarica elettrica, verifica della rotta ecc.
Abbiamo fatto un po' di spesa, acquistato frutta e cibo confezionato, panini per il pranzo. Ho sentito Francesco dire a Mimmo di spostarci verso la spiaggia di Cala rossa, lì il tramonto è fantastico, hanno detto.
Si consultano. «Andiamo a motore?» chiede Mimmo.
«Accendiamo solo per prendere il largo, là arriveremo a vela» gli risponde lui. Mimmo sorride, china la testa e la scuote in segno di scherno, ma non dice nulla ed esegue.
Il vento è quasi assente, c'è solo una lieve brezza, quella tipica, che si può avvertire sulla superficie del mare. Però, con la spinta del motore, le vele spiegate catturano anche quel poco alito di vento e appena Mimmo spegne tutto, con suo stesso stupore, sentiamo il fondo dell'imbarcazione scivolare sull'acqua, come una tavola da surf.
Mi accorgo delle occhiate che si passano lui e Francesco, quest'ultimo visibilmente tronfio.
Sono le quattro, quando dall'imbarcazione si intravede l'insenatura della nostra meta. Nel frattempo, la brezza è aumentata e il catamarano ha aumentato di velocità.
Il panorama è spettacolare, con quei muraglioni di tufo che dominano tutta la baia e il contrasto tra la roccia chiara e a tratti rossiccia con il turchese dell'acqua.
Il sole è ancora alto, ma ha già imboccato la traiettoria verso ovest.
C'è qualche altra imbarcazione ancorata, ma nessuna come la nostra. Alcune sono a vela, ma solo noi occupiamo un catamarano e attiriamo l'attenzione degli altri naviganti.
In silenzio, Mimmo lo guida fin quasi alla riva, più vicino di tutti gli altri. Come un gigante docile, il nostro mezzo sfiora la superficie dell'acqua in una carezza delicata. Il pescaggio* ridotto consente di navigare sui fondali più bassi, che altre imbarcazioni non possono raggiungere.
Impartisce comandi a Franca e a Francesco. Con gesti sincronizzati, come la coreografia di una danza, ammainano le vele, legano, bloccano con nodi speciali le corde; agganciano e, dopo aver verificato che ogni operazione sia stata eseguita con cura, getta l'ancora e ci fermiamo.
È un'emozione singolare quella che mi attraversa. Fin'ora, questa operazione l'avevo sempre vista in TV, in qualche film o documentario, o letta in qualche libro, ma vivere da vicino la sequenza di azioni necessarie alla guida di un'imbarcazione come questa, sollecita tutto un altro interesse. Se Franca ha acquisito le competenze necessarie, potrei farlo anche io ed è forse più interessante che guidare un'automobile.
Si respira eccitazione nell'aria, i ragazzi si preparano per tuffarsi. Antonella, Giusi e Angela si spogliano rapidamente fino a rimanere con i soli slip addosso poi, si calano in acqua seguite da Iano e Francesco.
Rimango seduta a guardare il gruppo di amici che schiamazzano, agitano l'acqua intorno a loro, gridano, ridono.
Si baciano.
«Tu non vai, Alba?» sento la voce di Franca alle mie spalle. Sono completamente vestita.
Angela circonda Iano con braccia e gambe; Antonella sale sulle spalle di Francesco che la porta a nuoto verso riva e Giusi le nuota accanto e ogni tanto sfiora con le labbra quelle dell'amica.
Faccio no con la testa. «Caso mai in un altro momento».
«Ma sì, quando vuoi, tanto ci fermiamo qui per ora».
Mi alzo e muovo qualche passo fino al limite della zona di poppa. Mi sdraio a pancia in giù, il legno umido fa aderire gli indumenti alla pelle; allungo un braccio fino a sfiorare con le dita la superficie dell'acqua, a qualche decina di centimetri da me.
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Quell'Estate sull'Oceano
General FictionC'è Alba. Giovane, solare, con un approccio positivo alla vita, ma anche critico. C'è il suo amore per Bruno e la volontà di vedere realizzati i loro progetti insieme. Il clima sereno che le offre la sua famiglia la incoraggia a perseguire i suoi ob...