Capitolo 14

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Il pomeriggio lo passiamo a fare compere, ho bisogno di alcune cose che vorrei portare con me. Ho chiesto a mia madre di accompagnarmi.

«Dove devi andare?» Tiene le mani strette al volante.

«In libreria, mi occorrono delle cose».

«In libreria?»

«Sì, perché?»

«Francesco ha detto poco peso».

«Lo so, cosa ha detto».

Prima di uscire ho telefonato a Livia e le ho confermato che partirò. Siamo d'accordo che la versione ufficiale è che io sono partita con lei. Mia madre ha espresso molti dubbi in merito a questa mia decisione, ma allo stesso tempo, non ha saputo trovare altre soluzioni. Se Bruno non chiamerà entro stasera, dovrà essere lei a spiegargli la mia assenza.

Non ho mai mentito. Mai in questo modo e sono certa che Bruno non lo meriti, ma non ho voglia di esaurire energie a spiegargli perché voglio fare questo viaggio. Non capirebbe mai, vedrebbe solo il lato sconveniente della cosa. Oltretutto, mi ha anche dichiarato di essere geloso, figuriamoci se venisse a sapere che starò tutti quei giorni in uno spazio ristretto con un ragazzo come Francesco.

Voglio bene a Bruno, tengo a lui e ai nostri progetti, ma provo anche tanto desiderio di libertà. In fondo, non sto facendo niente di peccaminoso e chissenefrega di tutti i pregiudizi, le apparenze e compagnia bella, come dicono qui. Spero solo che di questo viaggio non ne arrivi notizia alla sua famiglia. Questa volta, Adele, non resterebbe in silenzio.

Sono le diciotto, salgo in camera per preparare il bagaglio, mentre mamma si organizza in cucina per la cena e anche per domani. Dice, che almeno per il primo giorno, posso portare qualcosa di cucinato da casa.

Andrò a dormire presto, visto l'orario in cui dovrò alzarmi.

Dunque, vediamo... un paio di costumi, due gonne lunghe e due salopettes, tanto, sono in tessuto leggero; due canottiere, un top, qualche paio di mutande e reggiseni... Chissà se si potranno lavare lì sopra? Un pareo, fa sempre comodo. Devo prendere il cappello per il sole. I libri, il lettore cd con le cuffie e prendo anche un paio di dischi.

Spazzola, dentifricio e spazzolino li prendo domani mattina. Apro il cassetto del comodino accanto al letto e prendo le due confezioni di pillole; una è a metà, ma l'altra è piena, sì, basteranno per tutto il periodo.

La crema solare e gli occhiali da sole li metto nello zaino a spalla, insieme a un paio di infradito e un telo e anche una confezione di 'o.b.' Spero di non dimenticare niente.

Mamma ha voluto preparare una crostata, per la colazione, ha detto.

                                                                                ****

Alle sei, puntuali, siamo al cantiere. Li vedo, vicino al cancello, gli amici di Francesco, stavano in discoteca la sera del mio compleanno. E poi, c'è lei, Antonella. Trovo assurdo il suo abbigliamento, immutato rispetto a quella sera. Avrà portato qualcosa di più coprente? Sbadiglia a ripetizione, avrà fatto le ore piccole. C'è anche la biondina che si sbaciucchiava in discoteca.

Mia madre la guarda per un attimo mentre passiamo accanto al gruppo, verso l'interno.

Mormoro un sufficiente e necessario ciao, poi mi giro.

»Vieni mamma» le faccio cenno di seguirmi.

Conosco la strada, mi muovo sicura lungo i corridoi cementati tra un varco d'acqua e l'altro. Mia madre si guarda intorno, incuriosita. Ai nostri lati è tutto un groviglio di ponteggi in ferro, scheletri di imbarcazioni appese, travi, strutture in ferro e in legno. 

Quando arriviamo alla darsena, dove sta parcheggiato il catamarano, noto subito Mimmo e Francesco a bordo che parlano concentrati.

Guardo mia madre con un sorriso di soddisfazione stampato sulla faccia.

«È questo?» chiede lei, perplessa.

«Sì».

«Sembra una zattera».

Intanto loro ci vedono. Ci avviciniamo.

Il primo a salutare è Mimmo. «Buongiorno» ci saluta distendendo le labbra e nel farlo, mette in mostra una dentatura perfetta. Mia madre gli porge la mano e non posso fare a meno di notare un'ammirazione reciproca nei loro sguardi.

«Buongiorno» risponde lei. Francesco mi guarda con espressione accogliente.

«Ciao» mormoro io con l'intenzione di rivolgere quel saluto a entrambi.

Guardo Mimmo. «Mia madre».

«Sembrate sorelle» dice lui. «Sicure di essere madre e figlia?» Ovviamente il complimento non è riferito a me. Mamma abbassa per un attimo gli occhi, in quel lasso di tempo, dopo avergli lasciato la mano, poi, con rinnovata attenzione formula la sua domanda.

«La guiderà lei questa barca»? E mentre lo chiede, rivolge uno sguardo divertito a Francesco.

«Io e mia moglie» risponde Mimmo con diplomazia voltandosi verso una biondina minuta, che nel frattempo gli si è avvicinata e ci guarda con espressione tra l'interessato e il sospettoso. Quando si avvicina abbastanza da sfiorarlo, lui le passa una mano rassicurante dietro la schiena.

Ci presentiamo, prima mamma e poi io. Si chiama Franca.

«Salperete con noi?» chiede, guardando mia madre.

Lei si gira nella mia direzione con uno sguardo amorevole. «Oh, no, io no, mia figlia sarà dei vostri». Franca cambia espressione, sembra sorpresa anche lei di questa informazione.

Mia madre torna a guardarli entrambi. «Posso stare tranquilla?» E sembra voler essere rassicurata più dalla donna che dal marito.

«Stia tranquilla, per noi questa è una passeggiata». Franca si volta a guardare l'uomo al suo fianco con adorazione e complicità allo stesso tempo. Mamma butta fuori l'aria come se l'avesse trattenuta fino a quel momento e torna a guardarsi intorno, studia l'imbarcazione, fa scorrere gli occhi in alto, ammira l'imponente gruppo di vele.

Mimmo e Francesco si guardano. «Vado a chiamare gli altri» dice quest'ultimo.

«Veniamo con te, così poi io vi saluto» interviene mia madre.

E così, dopo aver salutato di nuovo moglie e marito, mamma si avvicina a me e Francesco, che nel frattempo siamo scesi dal catamarano, e tutti e tre insieme torniamo verso l'ingresso.

Francesco cammina accanto a mia madre e a fianco di lei ci sono io.

«Come va? Si sente più tranquilla, adesso?» In questa circostanza non mi sembra più un giovane ragazzo; mi dà, all'improvviso, l'impressione di uomo navigato, che porta dentro di sé la conoscenza della vita. E quello che provo, in questo preciso istante, è che la mia vita potrei anche affidargliela.

Mamma guarda giù, segue il movimento dei suoi sandali piatti tracciare orme invisibili sul suolo. «Mi sembrate ben organizzati» dice, con tono rassegnato ma sereno. Le stringo la mano in segno di gratitudine.

Arrivati nei pressi dell'entrata, Francesco si stacca da noi e fa il gesto di aspettarlo «Aspettate qui un attimo» ci dice. Si avvicina agli uffici e tira fuori il mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans.

Nel frattempo, poco più avanti, il gruppo degli amici ci spia con curiosità. Quando Francesco esce dalla porticina del prefabbricato, porta nelle braccia una cassetta colma di fogliame verde.

«Ooh» mia madre non riesce a trattenere lo stupore, gli si avvicina con le mani sulla bocca. «È meraviglioso! Grazie». Prende la cassettina e ne annusa il contenuto. L'aroma di basilico si diffonde intorno a noi.

Quella è la mossa più seduttiva che Francesco potesse fare. Mia madre è completamente conquistata. Quando lo guardo, certa di assumere un'espressione di celata disapprovazione, non leggo malizia in quello che lui mi rimanda -  come mi sarei aspettata - solo autentica strategia di conquistarsi la fiducia. Sembra abituato ad agire in questo modo e lo trovo disarmante, considerata la sua età così vicina alla mia  e, il sentimento che mi pervade, in questo esatto momento, è di fragilità.

Bruno non ha chiamato ieri sera.

Quell'Estate sull'OceanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora