Capitolo 4

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Una luce velata mi accarezza in viso. Rumori leggeri. Profumo di caffè. Un tocco delicato. Apro gli occhi e per prime vedo le tende in organza color girasole; Bruno sta seduto a terra, accanto al letto; mi guarda con tenerezza e premura mentre mi sfiora una guancia con  dita gentili. Allungo le braccia per stirarmi, lo accarezzo «Buongiorno».

«Buongiorno, dormigliona». 

Sorrido.

«Alle sei ho telefonato a casa tua, se tua madre si fosse svegliata e non ti avesse trovata le sarebbe preso un accidente».

«Sei un tesoro, grazie»

«Caffè?»

«Mmh mhm». Prendo la tazzina calda tra le mani «Chi c'è in casa?»

«Tutti»

«Tutti? Non vanno a messa stamattina?»

«Non lo so...»

«Ma sanno che sono qui?»

«C'è il motorino dentro, tu che dici?» Sbuffo. I suoi sanno che spesso io e Bruno dormiamo insieme, ma a tutti piace mantenere quella parvenza di falsa formalità. Mi scoccia farlo quando sono tutti in casa, in genere, io e Bruno evitiamo o preferiamo casa mia, dove mia madre è più aperta di vedute.

«Devo andare in bagno, però. Mi scorti?»

«Vedo se il campo è libero, ma dovrebbero stare tutti giù». Apre la porta, si affaccia fuori, mi fa cenno con la mano di andare. Mi scorta fino alla porta del bagno poi, entro.

Arrivano le immagini della notte appena passata. Mi sento a disagio, non lo so perché. Mi sciacquo il viso e tolgo quel leggero residuo di trucco rimasto intorno agli occhi. Sistemo con le mani i capelli, ma avrebbero bisogno di essere spazzolati. Mi specchio, vabbè, scendiamo

Bruno mi ha aspettata. Percorriamo la scala insieme. Suo padre sta in piedi in soggiorno a leggere non so cosa. È vestito di tutto punto con pantaloni e camicia chiari. Mi schiarisco la voce «Buongiorno» dico, timidamente.

«Oh, buongiorno, Alba». Alza lo sguardo verso di me, sembra sorpreso, ma non so se recita o fa sul serio.

«Alba, buongiorno! Mi fa piacere che ti sei fermata qui, non era il tuo compleanno, ieri?» Sa benissimo che era il mio compleanno ma le piace fare tutta la cerimonia.

«Buongiorno, Maria. Sì, era il mio compleanno».

«Non ti abbiamo sentita arrivare».

«Era tardi». Avverto un attimo di imbarazzo, poi, si riprende «Beh, allora auguri per ieri» dice sfoggiando un largo sorriso. «Mangi qualcosa?»

«Veram-» 

Non mi fa finire. «Vieni, siediti qui». Sposta una sedia. Guardo per un attimo Bruno, con espressione implorante. Lui sorride e si siede accanto a me. «Alba dovrebbe rientrare a casa, mamma».

«Mangia qualcosa e poi va, cinque minuti che saranno?» Poggio una mano su una gamba di Bruno, lui mette la sua sopra.

«Buongiorno». Entra Adele in cucina, la sorella minore di Bruno.

«Ciao» la saluto. Si siede di fronte a me. Inizia a mangiare qualcosa e mi guarda da sotto gli occhi abbassati. Perché non mi piace quello sguardo? Cerco di finire in fretta la mia fetta di dolce, chiedo un bicchiere d'acqua. Maria me lo porge subito. Mentre bevo spio la faccia di Adele. Lei mi guarda un'altra volta. Porto una mano dietro le spalle di Bruno, appoggio il bicchiere vuoto sul tavolo, muovo la sedia sotto di me per alzarmi. Sto per dire qualcosa, ma Adele mi anticipa «Alba, verresti un momento in camera da me? Vorrei farti vedere una cosa». Sento i muscoli della faccia irrigidirsi. Strofino il palmo dietro le spalle di Bruno. Mi alzo. «Va bene».

Quell'Estate sull'OceanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora