24. Hit the lowest point

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"L'odio acceca. L'amore sa leggere ciò
che è scritto sulla stella più lontana."
Oscar Wilde

SHEILA MCKENZIE

Sapete quando si dice "Ho toccato il fondo e da lì ho deciso di realizzarmi".

A me capita spesso, il mio fondo è sempre così vicino e così letale. Questo perché non mi sono mai rialzata veramente, rimango lì ferma inginocchio ad aspettare la mia ennesima caduta.

E quel giorno l'ho toccato ancora.

Sono stata ritrovata svenuta nelle mie stesse lacrime nel bagno del dormitorio, dopo che la mia compagna di stanza, l'unica rimasta a Hogwarts, ha buttato giù la porta perché non rispondevo a nessuno dei suoi richiami.

Ho passato cinque ore in quel bagno, due a piangere come una volta e per tre ore incosciente sul pavimento.

Eloise Scott mi ha portata in infermeria, perché non davo segni di vita o comunque non mi svegliavo.

Da lì mi hanno ricoverata al San Mungo, ed è qui che sto da dieci giorni.

Era il 15 dicembre quando mi hanno trovato svenuta e oggi è il 24 dicembre, la vigilia di Natale.

Ho passato il tempo a fissare il vuoto dal mio lettino, a pensare incessantemente e i miei pensieri si sono ingarbugliati così tante volte nella mia testa che sento che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

E mi sono posta la domanda del perché io sia rimasta qui così tanto tempo, l'ho posta anche alla McGranitt e all'infermiera, e la risposta che ho avuto è stata dolorosa.

Sono qui perché sono stata ritrovata in condizioni abbastanza pietose, o almeno è il succo del loro discorso.

Il mio corpo era senza energie, senza vitamine o sostegno, e la mia mente era creduta come una prigione.

La verità è che non ho ingerito cibo nelle ultime settimane, non ho mangiato niente in quei giorni e neanche prima mangiavo chissà quanto.

Le ultime forze che avevo le ho usate per correre in camera e quindi dopo averle esaurite completamente in un pianto isterico, sono caduta incosciente per la mancanza di sostegno di cui il mio organismo aveva bisogno.

Per quanto riguarda la mia mente è considerata piena di incertezze, pensieri e di paure. È stata definita come una prigione.

E come potrebbe non esserlo, mio padre mi ha cucita così.

Non mi hanno lasciata uscire nemmeno per un momento, non finché non mi fossi ripresa e non mi fossi mostrata felice, normale.

Così ho messo su la mia solita maschera e ho agito.

Ho mangiato tutto quello che mi davano, ho parlato con qualcuno, per esempio con Eloise che mi è venuta a trovare qualche volta e mi sono fatta passare per guarita.

Non ho mai parlato con Eloise prima di ciò, ma non mi sembra così antipatica, è solo un po' restia sulle persone e stronza perché è così che lei è.

Un po' come me.

E nemmeno so perché mi ha aiutato, nel del perché mi è venuta a trovare.

Ma non mi ha mai dato fastidio, forse all'inizio, però a mano a mano che passavano i giorni lei non mi guardava più con sufficienza, ma come una sua pari.

Ora la guaritrice Sinclair mi sta informando che posso uscire di qui, che posso tornare a fare le solite cose di prima e ovviamente mi sta dando quaranta raccomandazioni diverse.

Infinite Darkness | Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora