33. The greatest pain is you

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"Il cielo non ha collere paragonabili all'amore trasformato in odio, né l'inferno ha furie paragonabili a una donna disprezzata."
William Shakespeare

SHEILA MCKENZIE

«Lasciami andare!» continuo ad urlare mentre mi trascina con forza.

Ma per quanto ci provi lui non non lo fa mai, non lo fa e in più stringe la presa ancora di più.

Poi dopo tempo infinito mi molla in una stanza, che chiude e al suo interno il mostro mi aspetta furioso.

Mi massaggio il polso ma non sento il dolore, non sento niente per quanto riguarda il mio corpo ma se dovessimo parlare del mio animo lì sì che il dolore lo sento. Ogni sua sfaccettatura io l'avverto, la vedo, la tocco, e mi fa male.

Fa male, fa così tanto male che quasi non riesco nemmeno a pensare lucidamente. Fino a un attimo fa ero immersa nel mio blackout e ora un nuovo incubo sta per iniziare.

Voglio scomparire.

Se mi uccide è anche meglio, ma lui no, lui preferisce e adora torturarmi, vedermi dolorante per colpa sua, osservare il suo lavoro soddisfatto mentre io mi ripiego su me stessa tra lacrime e lividi.

E non è neanche mio padre.

All'inizio ero troppo piccola per difendermi, e non lo volevo fare. Infondo lui era mio padre, pensavo che fosse un suo modo malsano per dirmi che mi voleva bene, che almeno sapeva che ero sua figlia, e lo lasciavo fare, lasciavo che facesse tutto quello che voleva cosicché non toccasse mamma.

Non è servito a niente.

Mamma subiva anche peggio di quello che faceva a me, dato che quando tornavo a Hogwarts io non ero mai lì lui se la prendeva ogni giorno con lei.

Mamma mi dispiace, vorrei potertelo dire ma non ti vedo da così tanto. Mi manchi.

Vorrei anche domandarle perché mio padre è Piton, perché ha tradito Charles con lui, perché è rimasta con l'uomo che non era il padre di sua figlia. Perché ci ha fatte restare con quel mostro?

Mamma perché?
Perché ci hai servite alla morte così?
Perché ci hai destinate a vivere con il dolore?

Mi risponderà mai? La rivedrò mai?

Non lo so, non so niente e sono così disperata da voler piangere fino a soffocare con le mie stesse lacrime.

E poi ho lasciato che continuasse a farmi del male perché mi ha talmente plasmata che io ho iniziato a pensare di meritare tutte quelle cose, di meritarmi le botte, gli schiaffi, i lividi, i tagli, le cicatrici.

Perché è questo che ti fa un abuso, è questo che ti lascia una violenza, anni di ciò e tu sei solo quello che qualcun'altro ha deciso che fossi.

Non importa se vuoi vivere, se vuoi respirare, se vuoi sentire il tuo cuore battere, tu non puoi. Non puoi perché è tutto nelle mani di qualcuno a cui tu freghi meno di zero, per quella persona se sei solo un pupazzo da utilizzare.

Per lui lo sono sempre stata.

Lui ha sempre saputo che non fossi sua figlia, lui conosceva la verità e non se ne andato. No perché torturarci era meglio, alzare le mani continuamente era più appagante che lasciarci.

Per lui ero solo il risultato di un tradimento.

Ma per me...rimaneva ancora papà.

Non importa cosa mi ha fatto, se lo è davvero oppure no, mi ha cresciuto lui e non posso minimamente definire un'altra persona la mia figura paterna.

Infinite Darkness | Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora