Capitolo 9

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Mancavano due settimane all'esame ed io ero del tutto intenzionata a prenderlo per bene e visto che anche Flaminia era in piena sessione invernale, quel pomeriggio lo trascorremmo entrambe incollate alla sedia, adibendo il salotto ad aula studio.

Oggetti di tutti i tipi cospargevano il tavolo: grafici di matematica incomprensibili, libri, codici, riassunti, moka piena di caffè al centro e tazzine a portata di mano.

Ormai avevamo più liquido nero che sangue nelle vene e la nostra tenuta da studio avrebbe allontanato anche il peggiore degli stupratori, visto che questa era costituita dal pantalone del pigiama ed una felpa larga del dopoguerra.

Non che i nostri visi fossero migliori; entrambe avevamo due paia di occhiaie violacee a testa, i capelli raccolti in una coda disordinata ed un pallore da far invidia alla bambina de " L' esorcista".

Stavo studiando il concorso di persone, ma era particolarmente difficile mantenere la concentrazione, soprattutto se ad ogni parola ripensavo a quegli occhi azzurri maledetti ed al sapore di quelle labbra che avevo semplicemente assaggiato, ma proprio perché solo assaggiato e non assaporato, non riuscivo a scollarmelo di dosso in nessun modo e più ci ripensavo e più mi sentivo inappagata.

Era una sensazione strana, ma soprattutto destabilizzante e sentivo l'esigenza di fare chiarezza e parlarne con qualcuno.

- Flami...- irruppi io, distogliendo lo sguardo da foglio e voltando il capo verso di lei.

- Mh...?- mugugnò lei senza voltarsi, continuando a scrivere equazioni matematiche.

- Niente.- risposi io, abbassando il capo e riportando l'attenzione sul libro.

Iniziai a mordicchiare la matita a disagio, ma non riuscivo a concentrarmi e dopo aver dato varie occhiate di sottecchi alla mia amica, che invece sembrava del tutto presa dai suoi studi, decisi di riprovarci.

- Flami...- la chiamai io timorosa.

- Che c'è?- chiese lei con tono scocciato.

- Niente.- sussurrai io, abbassando nuovamente il capo.

Non riuscivo a dirlo; non riuscivo ad ammettere ad alta voce che mi ero presa una bella sbandata per il mio assistente, perché ammetterlo sarebbe stato un gran casino.

Sospirai sonoramente e dopo aver preso coraggio, decisi di parlare.

- Flami...-

Flaminia alzò la testa di scatto ed afferrò una matita per poi puntarla contro di me, inchiodando uno sguardo assassino nel mio.

- Esprimi il tuo ultimo desiderio...- minacciò lei irritata e fin troppo seria.

Alzai le mani in segno di resa e mi lasciai andare ad una risatina nervosa, ma lei non sembrava per nulla in vena di giocare, visto che continuava a puntare la matita contro di me.

- Ho baciato Marco Ferraro.- confessai rapida.

Lei sgranò gli occhi dallo stupore e sbarrò la bocca e fini per lasciare la presa alla matita, che finì per rotolare rovinosamente a terra.

- C-che?- chiese, sbattendo le palpebre più volte, pensando di aver capito male.

- Gli ho dato un bacio a timbro mentre dormiva, quindi lui non lo sa.- ammisi io con una nota di dispiacere, distogliendo lo sguardo da lei.

Flaminia era ancora sconvolta e si limitò a fissarmi senza proferire parola e dopo vari minuti di silenzio, sospirò pesantemente.

- Ale...- iniziò lei con tono preoccupato -...ti sei presa una cotta per il tuo assistente!- concluse con tono compassionevole.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora