Capitolo 26

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                                                                Capitolo 26

Pov Alessandra

Era il 28 maggio 2007.

Un giorno apparentemente come tanti, ma che avrebbe segnato una svolta alla mia vita.

Ero seduta al mio solito banco, accanto a quella che era la mia migliore amica del liceo, Carolina e stavamo trascorrendo le prime due ore di lezione a pregare, affinché la professoressa ci risparmiasse e non ci interrogasse.

Erano appena le otto e venti ed io ero già sotto stress.

Afferrai di nascosto il cellulare ed inviai un messaggio alla mamma, con cui l'avvertivo che ero a scuola, dal momento che i miei avevano trascorso la due notti precedenti fuori, a causa di un convegno di ginecologia a cui mia madre doveva partecipare.

Non ero entusiasta all'idea di stare due giorni da sola, specie se questo implicava cucinare, pulire e rassettare casa, ma papà ci teneva ad accompagnarla ed io non potei che accettare la loro decisione.

- Madonna, Ale, speriamo che non ci chiama! – bisbigliò Carolina al mio orecchio, mentre si sistemava sulla sedia in preda all'ansia.

Concordai con la mia amica, annuendo con il capo e mi voltai a guardare con timore la professoressa, la quale era intenta ad ispezionare ogni pagina del registro, alla ricerca delle vittime sacrificali.

Lo sguardo dell'insegnante si posò su una pagina in particolare, ma nel momento nel quale dischiuse le labbra, la porta dell'aula si aprì e la figura austera della preside fece il suo ingresso.

Tutti i presenti guardarono la donna con timore, mentre la preside, dalla cui espressione si poteva evincere preoccupazione ed agitazione, si guardava intorno, scrutando attentamente ogni alunno.

Mi ritrovai a sussultare nel momento nel quale vidi le sue iridi grigie indugiare qualche secondo di troppo sulla mia figura, ma dopo quei pochi attimi di contatto visivo, la donna voltò il capo e si rivolse all'insegnante d'italiano.

- Grazia, potresti uscire un attimo, per cortesia? – le intimò la preside, lanciandole un'occhiata con cui le trasmise tutta la sua urgenza.

La professoressa aggrottò le fronte confusa e dopo qualche attimo di titubanza, si alzò e seguì la donna al di fuori dell'aula.

Un leggero brusio si sollevò nella classe; tutti i miei compagni iniziarono a confabulare tra loro, cercando di intuire la ragione dell'insolita visita della preside.

Ci guardavamo intorno spaesati ed anche un po' preoccupati, ma dopo poco, la porta si riaprì e le due donne fecero nuovamente il loro ingresso in aula.

La professoressa era stravolta; aggrottai le sopracciglia confusa nel momento nel quale i miei occhi si posarono sul viso sconvolto della mia insegnante.

Era pallida ed aveva la classica espressione scioccata di chi avesse appena ricevuto una notizia sconvolgente.

Un brutto presentimento iniziò ad insinuarsi nella mia mente ed a poco a poco questo iniziò a concretizzarsi sempre di più, specie nel momento nel quale gli occhi incerti della donna si posarono sulla mia persona.

Un forte senso di ansia mi attanagliò lo stomaco nel momento nel quale gli occhi cerulei della professoressa s'incastrarono nei miei verdi e ciò che vi lessi mi fece sussultare.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora