Capitolo 41

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Pov Alessandra

Non sapevo dire da quanto tempo ero immobile a fissare l'uomo che dormiva davanti a me.

Di dormire anch'io non se ne parlava; fatta salva qualche oretta in cui mi ero appisolata, il mio sonno poteva dirsi tutt'altro che tranquillo. Era talmente intensa l'emozione che provavo, un misto di euforia e agitazione mi elettrizzava il corpo e affollava la mia mente di pensieri, che fu impossibile assopirmi.

Le mie iridi dilatate s'illuminarono della bellezza del volto rilassato di Ferraro che giaceva a pochi centimetri dal mio viso, mentre la pelle, reduce dell'unione che era esplosa per una passione a lungo repressa, vibrava per la vicinanza di quel corpo statuario ancora nudo.

La ragione tartassava il mio cuore di ammonimenti, ribadendo allo stesso quanto fosse sbagliato quello che stava accadendo, eppure esso lo ignorò come al suo solito, ed infondendo le mie vene di sangue caldo, mi portò a sorridere con sincerità.

Provai a reprimere l'istinto di avvicinarmi, ma come una calamita con il ferro, la mia mano si posò sulla guancia di Ferraro, ancora dormiente, tastando con delicatezza la morbidezza della sua pelle. Ma non mi bastò.

Avvicinai le mie labbra alle sue e con un tocco appena accennato, mi appropriai anche del suo sapore. Quel bacio fu breve, fugace, ma ugualmente in grado di penetrarmi l'anima.

Mi staccai dalla sua bocca e sospirai a malincuore.

- Perché devi essere così? – mormorai tra me e me affranta.

Chiusi gli occhi e addentai il mio labbro inferiore per reprimere i miei tumulti interni.

- Così come? –

Spalancai le palpebre e finalmente lo vidi. Marco Ferraro, con gli occhi assonnati debolmente aperti, mi fissava con un punta di divertimento che gli apriva il volto in un ghigno. Sentii il sangue affluire copioso alle guance e presa dall'imbarazzo e dalla stizza, gli mollai un lieve calcio e mi allontanai dal suo corpo.

- Eri sveglio?! – lo accusai indispettita, coprendo il mio seno con il lenzuolo.

L'assistente sorrise malandrino ed annuì con il capo.

- Sai bene che ho il sonno leggero. – m'incalzò soddisfatto – E non hai risposto alla mia domanda. – puntualizzò, con sguardo penetrante.

Mi portai una mano nei capelli con nervosismo e coprendo il mio corpo alla bell'e meglio, mi sollevai leggermente con il busto.

- Lascia perdere. – lo liquidai stizzita, dopodiché raddrizzai la schiena e con sguardo grave mi appropriai delle sue iridi – Dobbiamo parlare. – sentenziai decisa.

Ferraro si mise su un fianco e sbuffò contrariato.

- Adesso? – protestò, lanciandomi un'occhiata scettica.

- Marco siamo nudi! – sottolineai, guardandolo con eloquenza.

L'avvocato sollevò le sopracciglia e dopo aver dato un'occhiata di sottecchi alla mia figura, puntò lo sguardo su se stesso e sollevò il lenzuolo che lo copriva.

- Sì. – convenne, sorridendo divertito – Sono decisamente nudo. - temporeggiò ancora e si leccò le labbra con fare malizioso – E sveglio. – aggiunse, con tono sensuale.

- Oh dio...- mormorai, potandomi una mano in faccia.

Marco tornò ad osservarmi e quando titubante incrociai le sue iridi azzurre, sussultai alla vista della luce famelica che gli infiammava lo sguardo; un desiderio prepotente inondò le viscere dell'avvocato, facendomi tremare a tal punto da far vacillare i miei propositi razionali.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora