Capitolo 11

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Scappare.

Il mio unico pensiero, in quel momento, era scappare.

Con il cuore in gola, il fiato corto, i brividi sulla pelle e l'adrenalina a mille, correvo senza una meta ben precisa, sperando di seminarlo.

Mi tastai il naso con le dita e le portai dinanzi ai miei occhi; c'era sangue.

Guardavo a destra e sinistra, cercando disperatamente una via sicura, ma non avevo il coraggio di voltarmi indietro.

Ma io sentivo i suoi passi.

Sentivo il suono inquietante delle sue scarpe infrangersi sull'asfalto e potevo sentire che era vicino, talmente vicino, da poter sentire il ritmo regolare del suo respiro e ad ogni suo passo, il mio cuore accelerava i battiti, così come aumentavano le scosse che percorrevano il mio corpo.

Ero nel panico più totale.

Vi era un'unica via dritta infinitamente lunga, ma soprattutto dannatamente deserta ed io caddi nello sconforto più totale, perché ero consapevole che non sarei potuta scappare per sempre.

Le forze mi stavano abbandonando, le gambestavano cedendo e la lucidità stava per andare a farsi benedire; stavo per arrendermi.

Ma all'improvviso scorsi una luce.

Una lontanissima, ma calorosissima luce bianca mi si parò davanti; come se mi stesse indicando la strada, come se mi stesse fornendo una via d' uscita, come se mi stesse tenendo la mano.

Era la speranza.

Quella forza che parte dal più profondo delle viscere e ti spinge a non mollare, quella forza che ti induce a fare un ultimo sforzo per raggiungere il paradiso.

Ma io finii dritta all'inferno.

Una mano mi afferrò il braccio e mi sbatté violentemente contro il muro e a nulla servivano le mie grida, i miei lamenti, le mie preghiere.

- Dove credevi di scappare?-

Quella voce.

Quella voce roca ed eccitata dal mio terrore mi avrebbe perseguitata per sempre; il suo timbro era inconfondibile.

Era spaventosamente inquietante.

Ed io scalciavo, mi dimenavo, gridavo, urlavo, chiedevo aiuto, ma niente, ero destinata a sopperire dinanzi alla forza di quel mostro; un uomo vile che afferma la propria supremazia su una donna con la violenza.

- Alessandra...-

- NO TI PREGO! LASCIAMI!- gridai io terrorizzata.

Le sue forti mani mi afferrarono per le spalle ed iniziarono a scuotermi violentemente, ignorando totalmente le lacrime amare che iniziarono a rigarmi il volto.

- ALESSANDRA!-

Sbarrai gli occhi terrorizzata.

Marco Ferraro era a pochi centimetri dal mio volto, con le mani poggiate sulle mie spalle e mi fissava con una preoccupazione tale, da rendere i suoi occhi azzurri ancora più chiari.

- C-che è successo?- balbettai io in un sussurro, con la voce ancora incrinata dal pianto.

Avevo il fiato corto, la fronte sudata, le guance rigate dalle lacrime ed un senso di ansia che mi attanagliava lo stomaco.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora